– Questo chip deve passare la frontiera senza essere intercettato. Te lo infileremo in un posto dove non lo troveranno mai.

– Basta che non sia…

– Non ti preoccupare, non è quello che pensi.

 

Invece, quando entriamo a notte fonda in uno studio dentistico, inizio davvero a preoccuparmi.

– Io odio i dentisti – dico.

– Tranquillo, paghiamo tutto noi.

– Non è quello il punto…

– Magari ti fa anche una bella pulizia dei denti; cosa vuoi di più.

 

Attraverso il metal detector dell’aeroporto con un molare gigantesco che mi dà fitte allucinanti e mi impedisce quasi di chiudere la bocca. Sto ancora maledicendo quel macellaio quando lungo il corridoio deserto mi si affianca una specie di armadio con un vestito nero e gli occhiali da sole.

– Seguimi – dice.

Annuisco e gli do una gomitata nel bulbo oculare.

Scappo prendendo dei corridoi a caso fino a ritrovarmi in uno sgabuzzino. Il gigante mi raggiunge; ha un occhio che sembra una prugna. Mi colpisce con precisione chirurgica in volto.

– Sai come dicono da noi: occhio per occhio – ride, e poi doppia con un diretto alla mandibola – e dente per dente.

Per qualche istante non capisco più nulla. Poi realizzo che sono a terra. La bocca è un lago di sangue dolciastro e il molare col micro-chip è partito. Lo cerco annaspando sul pavimento.

Lui ride ancora. – O forse dovrei dire “dente perdente” – e mi mostra il molare sanguinolento. – Secondo te, quanto mi porterà il topino per questo dentino?

Chiudo gli occhi e mi sento morire. Sono stato tradito. Per un istante ho la tentazione di mollare e di lasciarmi andare. Poi serro la mascella dolorante e mi getto sulle gambe del gigante. Lui perde l’equilibrio e gli sbatto la testa contro la parete. Mentre si accascia, recupero il dente e sussurro:

– sai cosa mi dicevano al corso di addestramento: NON MOLARE MAI!