Woody Allen non è più quello di una volta (si sapeva…). Il treno marcia al solito ritmo, un film l’anno, ma il conducente ha messo il pilota automatico così che anche Sogni e delitti non fa eccezione. Due fratelli, un sogno, un delitto (e un castigo…). Il sogno è sempre quello: sbarcare il lunario: Terry (Colin Farrell) ci prova col poker e le scommesse (corse dei cani), mentre suo fratello Ian (Ewan McGregor) preferisce puntare più in alto (gestione di ristoranti, magari losangelini…). La fortuna, si sa, è cieca, e allora con una montagna di debiti che non fa dormire la notte, Terry, e una carriera che non decolla, Ian, non resta altro da fare che chiedere aiuto ad Howard (Tom Wilkinson), lo zio d’America (letteralmente…). Do ut des: Ian e Terry faranno qualcosa per lo zio (eliminare un socio divenutogli scomodo…) e lo zio farà qualcosa per loro. Detto e fatto, dopo parecchi ripensamenti soprattutto da parte di Terry, l’anello debole della catena che dopo il delitto finirà vittima dei sensi di colpa.

Su come finiranno i giochi sorvoliamo, un po’ come fa Allen che sottopone ad ellissi alcuni momenti “topici” del racconto così come si tira fuori dal set limitandosi a dirigere.

Il risultato è modesto. Siamo pur sempre dalle parti di Crimini e misfatti, ultimo capolavoro come già detto tante volte di Allen, solo che stavolta il racconto, pur impeccabile nel disegno dei caratteri, non riesce mai a prendere il volo così da esplorare fino in fondo le contraddizioni morali che una storia del genere si porta inevitabilmente dietro preferendo chiudere i giochi con un taglio dal vago sapore moralista, insomma l’opposto di Match Point dove a prevalere era uno sguardo carico di cinismo.

Ultimo, per il momento, film londinese di Allen, migrato per il prossimo (già completato…) in Spagna (Barcellona).