Premessa doverosa per chi leggerà questa recensione (e per salvarmi la pelle da possibile orde di manga fans inferociti): chi scrive non è un esperto di fumetto giapponese e, prima di mettere le mani sul volumetto della Star Comics, non sapeva neppure chi fosse Mohiro Kitoh.

Narutaru narra la storia della dodicenne Shiina Tamai, figlia di un pilota, che nel corso di una vacanza estiva dai nonni si imbatte in uno strano esserino a forma di stella, cui dà il nome di Hoshimaru (da “hoshi”, stella, e “maru”, rotonda).  Nel corso del volo di ritorno a casa, Shiina assiste a eventi eccezionali, che la porteranno a contatto con creature volanti – chiamate “ossi di drago” (senza avere nulla da spartire con i draghi della mitologia) – e la bellissima principessa Oto, che la salva da morte sicura. Di nuovo a casa, Shiina fa la conoscenza della timida Akira, anche lei in possesso di un “cucciolo di drago” simile a Hoshimaru. Ma Akira, a differenza di Shiina, si collega telepaticamente con En-Soph, il suo “cucciolo”, e ne vive in maniera violenta le emozioni. Frattanto la compagnia di volo per cui lavora il padre di Shiina è oggetto di misteriosi incidenti. Per venire a capo della questione, Shiina, planando su Hoshimaru, sfida coraggiosamente un altro “osso di drago”, in grado di assumere le fattezze di un adolescente. Contravvenendo, in questo modo, agli insegnamenti sulla prudenza dei piloti che gli ha trasmesso il padre, che – si intuisce dai disegni ritrovati nella soffitta dei nonni – deve aver avuto a che fare, nel passato, con gli inquietanti alieni volanti.

Fin dalle prime pagine, Narutaru penetra nei complicati percorsi delle psicologie adolescenziali, indagando nei misteri di quella soglia che separa l’adolescenza dalla maturazione. Così già il primo dei dodici volumi della serie è puntellato da vari momenti in cui Shiina si mette alla prova, affrontando sfide immensamente più grandi della sua età.

Ciò che colpisce il lettore è la capacità di Kitoh di far irrompere il perturbante in situazioni anonime e quotidiane: è il caso dell’improvvisa perdita di sensi di Shiina, resa con due vignette verticali a sfondo completamente nero (pp. 22-23) che isolano la mente della ragazzina dal resto del mondo. Anche la presenza dei due viaggiatori sull’aereo che sta riportando Shiina a casa reca, nell’algida rappresentazione dei loro tratti somatici, un fosco presagio. Che si materializza, puntualmente, poco dopo con l’apparizione del primo osso di drago.

Una costante del fumetto è l’alternarsi di momenti di stasi (le splendide vignette “notturne” in cui Shiina è sola con Hoshimaru, il pranzo cucinato per il padre, i corsi sportivi estivi) alle adrenaliniche sequenze in volo: basta leggere, a tal proposito, le trenta pagine caratterizzate dalla prima apparizione di un “osso di drago” (da p. 70 a p. 102).

Iniziata come una banale storia di formazione, la vicenda di Narutaru si inerpica sui complicati versanti della feroce maturazione della gioventù giapponese. Se nel volume 1 si accenna già al suicidio e agli effetti nefasti dei poteri paranormali, nei successivi l’autore parla di violenza, bullismo e stupri in tono realistico, guadagnandosi la censura negli Stati Uniti e Germania e l’interruzione delle pubblicazioni in Francia.

L’elemento più controverso di Narutaru è la crudeltà con cui i giovani possessori di cuccioli di drago ne sfruttano la potenza per arrecare morte e devastazione. Figli di una società ipercompetitiva e violenta, che emargina i più deboli (si veda il cinismo dei compagni di classe di Akira).

Kitoh si rivela un maestro nel lavorare il tratto dei personaggi, che ne restituisce – ora con sobrietà, ora con la tipica estremizzazione espressiva del fumetto nipponico – i sentimenti: oltre ai frequenti primi piani su Shiina, va ricordato il viso stravolto di Akira che incrocia Hoshimaru (p. 136). Oltre che per il disegno limpidissimo e pulito, Kitoh si fa notare per l’estrema libertà nella ripartizione dello spazio. L’autore usa tutti gli espedienti funzionali alla migliore traduzione visiva della sceneggiatura: troviamo le mini-vignette affiancate orizzontalmente su pagina intera (p. 33), una pagina divisa in 12 vignette perfettamente regolari (p. 184) e soprattutto le numerose, splendide vignette su due pagine (particolarmente efficaci quelle dedicata alla manifestazione della principessa Oto, pp. 91-92, e all’aereo distrutto, pp. 144-145). Kitoh varia frequentemente le stesse inquadrature, utilizzando punti di vista inusuali (la vista dal basso sotto il toru, p. 31), campi lunghissimi (l’isola dei nonni su cui trasvolano Shiina e Hoshimaru, p. 16), primi piani e dettagli.

A tal proposito, un po’ per curiosità e un po’ per ammirazione per un autore così completo, mi sono informato: a detta di un esperto come Andrea Baricordi dei Kappa Boys, Kitoh (che ha pubblicato anche Bokurano: il Nostro Gioco, Le Ali di Vendemiaire e Piccole Storie) è “uno di quegli autori che resterà nella storia per l’impatto delle proprie creazioni”.

Uscito originariamente sulla rivista Afternoon nel 1998, a puntate, Narutaru fu pubblicato in Italia a partire dal maggio 1999 su Kappa Magazine (Plus) n. 83.  Ma Kitoh decide improvvisamente di differenziare l’edizione in volume da quella su rivista, rimontando sequenze o disegnandone nuove. Mentre su Afternoon continuava ad apparire un episodio al mese (in cui erano presenti tutti i personaggi), i volumetti riservavano i singoli capitoli a un unico personaggio. La Kappa decise di abbandonare la versione Afternoon e attendere la versione in volume: per pubblicarla non esitò a modificare il formato della rivista Kappa Magazine (Plus), portandola a 256 pagine mensili e aumentandone il prezzo, e ad utilizzare la dicitura “per un pubblico maturo”, riservata agli episodi più controversi, che gli valse una fetta del pubblico giovanile. Onore dunque al gruppo editoriale italiano che, a partire dall’ottobre 2007, per dodici mesi sta riproponendo mensilmente, sulla nuova incarnazione che il magazine Kappa ha assunto, KM presenta, gli episodi di Narutaru, che ci auguriamo di poter costantemente seguire su queste colonne.

Per la cronaca, nel 2003 da Narutaru è stato tratto un cartone animato (anime, per i puristi) in 13 episodi, trasmesso dalla rete satellitare per adolescenti Kids Station (nonostante i temi scabrosi analoghi al manga) e generalmente disprezzato dai lettori del fumetto di Kitoh.

Mohiro Kitoh

NARUTARU (1 di 12)

“KM presenta”, n.  10, ottobre 2007

Edizioni Star Comics

€ 4,50