Atto primo: lo scorso inverno, preceduto dal successo letterario dell’antologia – peraltro scritta proprio in vista della serie tv – va in onda su RaiDue Crimini. È un tentativo di coinvolgere i migliori scrittori di noir su piazza in storie che hanno già dalla loro concezione un futuro televisivo. Non tutti i racconti però diventeranno fiction: alcuni vengono cambiati, altri non vengono sceneggiati dagli stessi autori, ma comunque la produzione va avanti. Le prime puntate ottengono un buon riscontro di pubblico, ma poi la rete decide di cambiare giorno, gli ascolti precipitano, i due ultimi episodi vengono rimandati a data da destinarsi. A fine agosto/inizi settembre ecco programmati i due desaparecidos: ma ormai la maledizione incombe. Un episodio al venerdì sera, debacle e nuovo rinvio. L’ultimo l’hanno piazzato venerdì 21 dicembre quando non avrebbe fatto male a nessuno.

Domanda: si può mandare allo sbaraglio una serie innovativa, concepita multimedialmente (letteratura e fiction tv), piena di bei nomi del noir italiano, e che per di più aveva iniziato anche bene con gli ascolti, solo per dar retta alle paranoie del palinsesto?

Atto secondo: il 9 novembre viene mandata in onda la prima di sei avventure di Nebbie e delitti 2,  protagonista il commissario Soneri creato da Valerio Varesi che però, a differenza della serie precedente, non firma i soggetti. Nata per contrastare, da Nord, lo strapotere del “sudista” Montalbano e quindi prodiga di nebbie, umidità, introversione – nata insomma male, per scopi parapolitici e non artistici o industriali – la serie si dimostra ottima, grazie al personaggio di Varesi e all’interpretazione di Luca Barbareschi, insolitamente asciutto, ingrassato e barbato per entrare nella parte, parco di parole e di gesti. Un bel regalo per il noir televisivo italiano: eppure la collocazione al venerdì sera lo penalizza, gli ascolti non lo premiano a dovere e noi, telespettatori affascinati dalle storie padane, abbiamo più volte temuto di assistere al bis di Crimini col commissario Soneri a gestire le sue nebbie la prima quindicina di agosto quando la tv non la vedono neppure gli anziani perché sviluppa troppo calore.

Domanda: sarebbe così illogico sostenere a dovere una serie in cui, al di là del passo falso di partenza, si è creduto, che ha dato dei risultati (se siamo già alla seconda) e scegliere quindi per lei la collocazione più giusta nel palinsesto? Che peraltro, per onestà di cronaca, è stata anche quella, a inizio stagione, del ben più popolare Il capitano 2 e ora, fuori dal noir, della pluridecorata E.R. Medici in prima linea.

Atto terzo: in tre sole settimane, a partire dal 26 novembre, viene proposta su RaiUno, quasi sempre la domenica e il lunedì, la serie in sei episodi Donna detective, interpretata dal Lucrezia Lante della Rovere, non solo ex compagna di vita del citato Barbareschi, ma anche sua collega in polizieschi del passato (qualcuno si ricorda Trenta righe per un delitto ambientata a Parma?).

Qui c’è uno spreco di luoghi comuni da far impallidire anche il più cieco seguace di fiction tv. L’ispettrice Lisa Milani ha sacrificato la carriera per i figli (tre!) e l’illustre marito pediatra ospedaliero. Quando decide di tornare in trincea, l’amante di qualche notte nonché collega del marito si fa accoppare e così fornisce l’indispensabile filo conduttore a tutta la serie: riuscirà la nostra intrepida poliziotta a perdonare il marito, vincere le resistenze di un perfido pm (Luca Ward in libera, cattivissima uscita dal primo Elisa di Rivombrosa), far scarcerare il marito, ricominciare una vita assieme?

Certo e, nel frattempo, siccome questi minuti bisognerà pur riempirli (e sono episodi da 100’ circa non i soliti mordi e fuggi da 45’/50’), eccola investigare a Roma nei più disparati frangenti con casi stiracchiatissimi, che non reggono la lunghezza della puntata, e con una “squadra” da urlo: un’ex beniamina di Tinto Brass, un attor comico, un ex del Grande Fratello. Eppure questa serie, messa lì un po’ alla brava con tutte le sue pecche, ha fatto buoni ascolti e temiamo davvero di vederne il seguito il prossimo anno: anche se non sappiamo immaginare cosa s’inventeranno gli sceneggiatori per cucire i vari episodi dopo il lieto fine tra la poliziotta e il dottore.

Domanda: come fa a piacere questo prodotto ultralight che inanella una inverosimiglianza dietro l’altra, per giunta con dosi industriali di melassa televisiva?

Atto quarto (e ultimo: manca il quinto, ma non è una tragedia!): a cavallo tra 2007 e 2008, in piena orgia calorica natalizia, viene mandato allo sbaraglio su Canale 5 un prodotto che avrebbe meritato ben altra sorte, L’avvocato Guerrieri, due film tv tratti dai primi due romanzi di Gianrico Carofiglio. Anche qui c’è un peccato all’origine: stesso regista e stesso produttore del Montalbano di RaiUno nella segreta speranza di rinverdire i fasti degli orfani di Luca Zingaretti. Alla Sicilia subentra la Puglia, al commissario un avvocato in crisi coniugale ma senza macchia né paura sul lavoro, a una star del noir italiano come Camilleri un altro campione di vendite come Carofiglio, per giunta pubblicato dalla stessa casa editrice, la Sellerio. Il risultato non è eccezionale, ma dignitoso; l’infelice collocazione però lo penalizza e l’avvocato Guerrieri, interpretato dal bravo Emilio Solfrizzi, deve subire l’onta di essere superato da un programma di oroscopi su una rete Rai.

Domanda: vedi Nebbie e delitti 2.

Morale della nostra chiacchierata natalizia: la qualità, in tv, non paga.

Basta una programmazione sbagliata o autolesionistica per seppellire ambiziosi progetti od ottime fiction, mentre basta mescolare un po’ di vecchio melodramma (amore, cuore, corna, etc. etc.) e di nuovo (nuovo?) noir ed ecco il programma che farà sorridere i dirigenti Rai (e magari anche Mediaset).

Ma niente paura: all’orizzonte si profilano due corazzate del nostro intrattenimento col brivido.

Don Matteo e Carabinieri sono pronti a mietere tra poco milioni di telespettatori. Queste sì che sono serie meditate, programmate con astuzia, aiutate da una pubblicità mirata!

E che avvocati solari, commissari nebbiosi e crimini vari vadano al diavolo!

 

Voto: mah!