Da bambino ero moderatamente pauroso e da adulto non so, direi di non esserlo. Ho paura di cose logiche, come di invecchiare e del degrado fisico, ma non di morire. Se mai ho dei rimpianti per quel che non ho fatto e pochissimi rimorsi per quel che ho fatto. Non sono granché inquieto, anzi.

Sono moderatamente ansioso, ma va a momenti. C’è da dire che il mio miglior ansiolitico, un piatto di penne all’arrabbiata e mezzo litro di vino rosso, non funziona più come funzionava prima che superassi i 110 chili. Sono un ottimo cuoco (ho perfino lavorato come cuoco di bordo su una barca a vela di 38 metri in Turchia, giuro) che con il passare degli anni ha imparato (o se preferite, si è convinto) che le cotture e le ricette migliori sono le più veloci e le più semplici, prima si fa a cucinare e meglio è: quando ho fame, ho fame e voglio mangiare, ora, subito, tanto, salato tanto e dolce poco. Come tutta la specie umana e come mostra chiaramente la nostra dentatura sono onnivoro per evoluzione e carnivoro sanguinolento per scelta, carne al sangue e via andare. Mi dispiace per le vacche ma in cima alla catena alimentare ci sono io, non loro, potevano evolversi meglio. Fiorentina, Grignolino, pane di Terni cotto a legna, puntarelle in salsa di acciughe e aglio, grappa.

Le tisane lasciamole a quella checca stremata ed estenuata di Proust.

Se il mio corpaccione entrasse ancora nel mio ricchissimo guardaroba taglia 54, in cui non entra più, andrei in giro come un paìno, ma dato che mi sono rotto di cambiare guardaroba ogni dieci chili e tre taglie, jeans, scarpe da ginnastica con il velcro da grassone cardiopatico, camicioni e, unica concessione all’eleganza, bei maglioni; però tutti blu.

Faccio la doccia anche perché non ho la vasca (errore di valutazione dei lavori da fare quando ho comprato casa 25 anni fa) però tante volte, spesso, più per il piacere del relax che non per lavarmi anche perché come diceva Totò si lava chi è sporco, zozzoni!

Giro in metro, autobus, di notte su una vecchissima Polo, con orari del tutto casuali e a disposizione del viaggio ho tutta Roma, e scusate se è poco. Ci sono nato per caso e cresciuto molto volentieri.

Una canzone di Ringo Starr, nel suo unico LP, nei primi anni ’70, diceva: “ci sono posti che ricordo, da tutta una vita, e li amo tutti, tutti questi posti hanno i loro momenti, alcuni per gli amanti altri per gli amici, me lo ricordo ancora, alcuni per il meglio alcuni per il peggio, ed io li amo tutti”. Più o meno vale anche per me: la lista è troppo lunga. Ho viaggiato dappertutto e credo in tutti i modi, a piedi e in aereo, in nave e in macchina, in moto e in autostop quando si poteva, era facile e obbligatorio, ed è molto tempo che non faccio un vero viaggio. Mi sa che è ora. Dimagrirò almeno 20 chili e partirò e non sto scherzando. Dieci anni fa avrei detto che ci sarebbe stata con me la mia seconda ex-moglie, adesso non so se ci sarà Simona o se andrò solo o cosa.

Non faccio più molti progetti a riguardo delle compagnie che avrò.

Mare & Montagna.

Dato che ogni momento è buono per scrivere, normalmente io passo a scrivere circa 20 giorni al mese, per circa 9 mesi l’anno, cinque giorni a settimana dalle 9 di mattina in poi. Scrivo a tempo pieno perché mi sono tagliato tutti i ponti alle spalle e non posso letteralmente fare altro.

Scrivo solo ed esclusivamente con il PC da 23 anni anche se ho una ricchissima e preziosa collezione di articoli di cancelleria antichi e rari, dalle aste per pennini agli astucci di legno, dai temperamatite a ghigliottina ai calamai.

Volete sapere dove sono stato alle 9 di mattina del 2 gennaio degli ultimi sette anni e dove sarò il 2 gennaio dei prossimi 10 anni o finchè mi assistono il cervello e le ginocchia? Davanti all’ingresso della Biblioteca Nazionale a Roma dove inizio l’anno sempre scrivendo, pioggia o sole, solo o con qualcuno che mi aspetta a casa, ricco o povero.

Per scrivere mi faccio prendere e trascinare dalle idee più insane e impreviste e poi le incanalo dentro il microprocessore del mio iBook e guai a loro se non si fanno incanalare! Amerei di più la scrittura se tornasse a farmi guadagnare bene come in passato quando facevo il copywriter (cioè la puttana drogata ma perbene, elegante e ipocrita del capitalismo) anziché lo scrittore di genere (cioè la puttana per vocazione). Gli scrittori mainstream secondo me sono le mogli, e traetene le conclusioni che vi va.

Non posso definire il terrore della pagina bianca perché non so cosa sia.

Quanto ai contratti e alle scadenze, bah, cosa volete che vi dica? Dipende solo se ci sono in ballo dei soldi, per questo preferisco farmi pagare alla consegna ed evitare di essere pagato in anticipo. Tempi e modi della creazione e dell’ispirazione sono casuali, felici e imprevedibili, vengono quando vogliono loro ed è fantastico e colorato ed entusiasmante; il lavoro vero da professionista invece per me è catena, orario, riti paranoici, rigidità, 15.000 caratteri al giorno e poche seghe; e se ci riesco verso le sette di sera, poco prima di cenare mi sento ripagato da una sensazione di rilassatezza e soddisfazione impagabile: sarebbe il momento migliore per farsi una canna e un po’ di sesso arruffato, peccato che a quel punto sono distrutto. Mettici anche una certa età... Per fortuna in questo periodo sto con una multiorgasmica a 360 gradi che sia benedetta, anche perché visto che pur avendo 20 anni meno di me  comincia ad avere una certa età anche lei, lavora fino a tardi ed è meno esigente delle ventenni. Mi dicono. Se mi dovesse capitare una ventenne, le chiederò se è tipica e poi vi dico.

Nessun tic, mille trucchetti. Vivere è vivere e non scrivere; e nella migliore delle ipotesi scrivere è raccontare la vita, il resto è masturbazione. Divertente, per carità, ma sempre masturbazione è. Pensate a Proust...

Sono generoso, aperto, disponibile, ingenuo, compagnone, e se becco chi dice il contrario peggio per lui; ma mi stupirei se ci fosse anche solo uno che di me dice il contrario; sono anche un po’ inconcludente, infantile, rancoroso con chi mi tradisce ma ormai quelli che lo faranno li sgamo a 30 chilometri.

Non credo alla jella ma solo alla buona fortuna; in compenso credo in quelli che credono alla jella e li evito come la peste: non scherzo, se vengo a sapere che qualcuno che sto conoscendo o frequentando ex novo è superstizioso, tronco il rapporto e taglio i ponti. Sono pazzi e portano jella, loro sì, perché se la creano con le mani loro.

I miei nonni paterni sono morti prima che nascessi, i nonni materni sono stati nonni ideali, ma anche loro se ne sono andati presto.

Possiedo diari che ho cominciato quando avevo 11 anni!

E con il passato ho avuto per tutta la vita un rapporto così costante e stretto che per controbilanciarlo sono diventato lettore prima e scrittore poi di fantascienza oltre che di gialli. Oggi come oggi mi sono un po’ rotto le palle di passato e futuro e cerco di vivere nel presente.

Che la morte ci trovi vivi è la battuta preferita di uno dei miei migliori amici, medico anestesista che da 35 anni la morte ce l’ha sotto gli occhi tutti i giorni. Non temo la morte, temo la malattia e il degrado fisico.

Se non ho bevuto troppo dormo bene. Se non bevo proprio, dormo benissimo, da sempre, non credo di aver mai avuto un incubo, solo qualche brutto sogno, ma poca roba. Di solito mi sveglio bene e quando finalmente riesco a bere il caffè e comincio a connettere, seduto al tavolo e con la tazza fumante in mano per almeno un paio di minuti sono perfino felice. E’ poco, ma mi succede tutte le mattine.

Non riesco ancora a vivere di scrittura e sottolineo: ancora (o forse dovrei dire: non più). Per ora è circa il 30% del mio reddito, il resto essendo corsi di scrittura, conferenze, sceneggiature, marchette varie, l’affitto periodico di una stanza di casa mia (grande per altro) a stranieri di passaggio. Mi sento una via di mezzo fra Chandler e Joey di Friends e peso quanto loro due assieme, credo. Risultato: vivo con poco e mi va bene perché faccio quello che voglio. Sono stato ricco quando facevo il copy ma per lo stress bevevo tanto che è allora che sono ingrassato davvero.

Dal 1980 mi pago il pane e le rose, le bollette e le ciliege con quello che scrivo, pubblicità allora romanzi oggi. Favori, ostacoli, incomprensioni, sfortune, grandi botte di culo, mi è capitato di tutto un po’.

Anche qualche stronzo, ma i conti si sistemano a parte e quando capita l’occasione.

Molti ricordi belli, qualche rimpianto di troppo, soprattutto con le donne; pochi i rimorsi.

Eccome se mi piacerebbe di essere invisibile e per motivi erotici, di curiosità. per trarne vantaggio per la mia scrittura, ma anche fare un po’ di soldi in più e tanto altro! Non ho passatempi, vado molto a cinema con la mia prima ex-moglie visto che la mia attuale fidanzata non ama il cinema, ma da sempre ci vado anche da solo e non credo esistano film d’autore o commerciali ma solo bei film o brutti film; e di tanto in tanto una bella cazzattona per mettersi in pari con la troppa cultura e la troppa sensibilità umana e artistica ci sta bene; anzi, ci sta benissimo.

Mio padre mi ha visto laureato e tante altre cose che desiderava facessi. Non mi ha visto scrittore e mi dispiace, so che avrebbe apprezzato e finalmente si sarebbe convinto che avevo ragione io a fare come cazzo mi pareva a me e non come voleva lui.

No, non eliminerei nessuno, non sono mica il dio in cui non credo!

Ma un’oretta da soli senza testimoni in una stanza chiusa, beh, ho una lista lunga.

La formula ideale per un incontro erotico secondo me è: un rapido e felice riconoscersi, un invito da parte di non importa chi, una cena in un ristorante carino e senza pretese, meglio anzi una trattoria, poi a casa mia o a casa tua? il primo bacio, delicato e leggero e possibilmente una sigaretta due ore dopo, sudati, sfatti e con le membrane e le mucose arrossate dopo un bel po’ di sesso da animali, ciao ciao, ciò sonno e vado a casa e ti richiamo domani e farlo davvero, il giorno dopo di richiamarla.

Amo le donne, sono pazzo per le donne che mi hanno fatto di tutto, di bello e di brutto, ma ho imparato una cosa fondamentale: un tempo volevo sempre una donna dietro di me a supportarmi ed a sopportarmi; adesso la voglio davanti a me perché ho scoperto che la strada della vita è lunga da percorrere ed è minata. E poi così evito coltellate alla schiena e gli guardo il culo.