Dopo quasi due anni dalla prima serie siamo ora molto meno pazienti con Gente di mare 2 in onda il martedì in prima serata su RaiUno dopo qualche periodo di turbolenza del palinsesto.

Quelli infatti che un tempo sembravano errori dovuti all’ansia di sperimentazione, qui si rivelano difetti strutturali che inficiano la compattezza della storia: e c’entra relativamente la rottura contrattuale che, adeguatamente pubblicizzata a suo tempo, ha portato all’allontanamento dalla serie del bel tenebroso Lorenzo Crespi più o meno a metà della storia.

Non ci è piaciuto l’interminabile spot turistico sulla Calabria in generale e su Tropea in particolare: va bene che la serie ha il patrocinio delle istituzioni regionali attraverso una loro commissione cinematografica, ma è possibile che ogni stacco sul paesaggio abbia quell’idilliaco formato cartolina che sembra dimenticare che la Calabria, esattamente come molte altre regioni del Sud e del Nord, ha le sue coste devastate, le sue cattedrali industriali nel deserto, i suoi angoli di splendido inquinamento?

Non ci è piaciuto l’altrettanto stucchevole spot sulla Guardia Costiera: non c’è azione alla quale partecipano i nostri intrepidi marinai-detective in cui non volano sulle acque azzurrissime (va da sé)  immacolate motovedette e rossi gommoni; in cui non si librano nel cielo azzurrissimo (idem) minacciosi elicotteri; in cui non  sgommano sulle strade sterrate dell’interno candide autovetture.

Non ci è piaciuto che il già precario equilibrio narrativo tra Guardia Costiera e Carabinieri (perché sono solo questi ultimi che possono condurre certe indagini) sia stato irrimediabilmente minato dal protagonismo dei comandanti e dei loro collaboratori del mitico Circo Mare di Tropea: uomini che si trovano sempre là dove nella realtà non sarebbero mai ammessi.

Non ci è piaciuto che in ogni episodio la tacita alternanza tra la vicenda minore autoconclusa e il filo rosso della minaccia mafiosa che si dipana per l’intera serie sia stata a poco a poco messa da parte: le storie in cui la Guardia Costiera dovrebbe dare il suo più autentico e realistico contributo nelle ultime puntate non durano più di 20’ e tutto il resto è sacrificato al gran drammone mafioso che strizza l’occhio alla vecchia Piovra senza sfiorarne la carica dirompente neppure di sfuggita.

Non ci è piaciuto che il cancro delle nostre serie poliziesche in tv, la commedia o meglio il melodramma con insopportabili storie d’amore, qui abbia manifestato le sue più perniciose metastasi: non bastava il matrimonio del comandante Sammarco e della dottoressa Scanò che apre la serie e che viene funestato dall’assassinio di lei; il comandante n. 2, Salvatore Terrasini (Mirko Petrini), giunto in soccorso dell’inconsolabile e vendicativo Sammarco, s’innamora, ricambiato, di Sofia Amitrano, figlia del boss; il comandante n. 3, Davide Ruggeri (Fabio Fulco), che narrativamente sostituisce il defenestrato Sammarco dopo l’abbandono di Crespi, s’incapriccia di Verna (sic!) Leonetti protetta del suddetto Amitrano; la fanciulla però è contemporaneamente concupita da Toni, figlio del boss (ex fotografo mammoletta trasformatosi in spietato mafioso), ancora segnato dall’amore non corrisposto per la defunta Scanò; e al Circo Mare ogni componente della squadra ha la sua liaison: con italiane ed extracomunitarie (ah, la lacrimevole istoria del maresciallo motorista Lo Foco con la fanciulla di colore da lui salvata da una brutta fine nella prima serie!) e perfino con l’unica donna in divisa del nostro Circo.

Non ci è piaciuta la psicologia da fotoromanzo con caratteri schizzati giù alla brava in un fiorire di luoghi comuni (la Famiglia, l’Onore, gli Affari!), di conversioni assai poco verosimili (Sofia Amitrano da “vero uomo” di casa Amitrano si trasforma in svenevole amante del bel Terrasini e in pentita), di ingenuità indigeribili (è mai possibile che gli anticoncezionali siano sconosciuti alla bella Sofia che rimane doverosamente incinta per poi inscenare il dramma della maternità minacciata?).

E non ci è piaciuta la recitazione approssimativa (quale delicato eufemismo…) dei belloni e delle bellone protagonisti, a fronte dei quali Eros Pagni (il boss Carmine Amitrano) giganteggia grazie alla sua solida formazione teatrale.

Ma si è capito che Gente di mare 2 non ci è piaciuta?

Voto: 2