27 settembre 1969, lago Barryessa, nei pressi di Vallejo, California.

I ventenni Bryan Hartnell e Cecelia Shepherd stanno facendo un pic-nic sulla sponda del lago. Sono soli, il luogo è appartato, allora si sdraiano e si abbracciano. Improvvisamente, come una visione, dagli alberi esce una figura con il volto celato da un cappuccio nero su cui è ricamato un simbolo strano: un cerchio con una croce. L’uomo, con un coltello appeso alla cintura, stringendo in mano una pistola, racconta di essere un evaso e di voler la loro auto per fuggire in Messico. Poi, tenendo sempre sotto tiro i due giovani, li lega e, con il coltello, comincia a percuoterli. Hartnell fu colpito cinque volte alla schiena, mentre Cecelia, cercando di schivare i colpi, fu raggiunta da ventiquattro coltellate. L’uomo guarda il suo massacro, è soddisfatto. Prima di allontanarsi estrae un pennarello e disegna sulla portiera dell’auto dei due malcapitati il suo simbolo con le seguenti scritte:

Vallejo 20-12-1968

4-7-1969

27 settembre 1969-6,30

con il coltello

Poi, da una cabina telefonica, chiama la polizia per avvisare del duplice omicidio. Fortunatamente, Bryan era ancora vivo e riuscì a salvarsi. Per Cecelia non ci fu nessuna speranza.

Morì a causa delle ferite in ospedale. Le forze dell’ordine passarono al setaccio la zona, ma oltre a un’impronta della scarpa dell’assassino, non trovarono nulla.

11 ottobre 1969, San Francisco, California.

Il trentenne Paul Lee Stine sta conducendo il suo taxi verso la Nona Avenue. Il traffico è intenso, Stine è quasi fermo, quando un uomo tarchiato lo ferma e sale. Stine aziona il tassametro e parte per la direzione indicatagli dal cliente. Arriva in una zona residenziale, ben illuminata nonostante la nebbia serale, e rallenta perché giunto alla destinazione richiesta dal cliente. All’improvviso Stine sente il freddo di una canna metallica sulla sua guancia. Non fa in tempo a far nulla che un colpo di pistola gli perfora il cranio. L’assassino è calmo, scende dalla macchina, si siede a fianco della vittima, gli taglia un pezzo di camicia, poi comincia a pulire le eventuali tracce sul cruscotto e sulla portiera. Crede di essere protetto dalla notte, ma proprio al primo piano dell’abitazione di fronte, una quattordicenne lo sta osservando. La ragazza chiama subito gli amici, radunati in casa per una festa. Questi chiamano subito la polizia, mentre l’uomo tarchiato, lentamente, si allontanava dal luogo del delitto. Subito arriva una pattuglia che si trovava nelle vicinanze e comincia a perlustrare la zona.

Gli agenti incontrano un uomo bianco tarchiato camminare nella nebbia, ma non lo fermano perché dalla centrale erroneamente hanno avvisato di cercare un uomo di colore. Lo stesso uomo indirizza gli agenti verso est dicendo loro di aver visto fuggire un uomo con in mano una pistola. I due poliziotti partono immediatamente, ma naturalmente le loro ricerche risulteranno vane.

Tre giorni dopo, il 14 ottobre, nella sede del Chronicle, arriva la quinta lettera dello Zodiaco, assieme ad un brandello insanguinato della camicia di Paul Stine. La lettera termina con un’agghiacciante minaccia: “Gli scolari sono degli ottimi bersagli, credo che annienterò un intero scuolabus. Mi basterà sparare alle ruote anteriori e ammazzare uno a uno tutti i bambini che salteranno fuori”. Subito si diffonde il panico, i poliziotti cominciano a scortare gli scuolabus, intanto grazie alla ragazza che aveva visto Zodiac uccidere il tassista e ai due agenti che lo avevano incontrato dopo l’omicidio, viene redatto un identikit del killer.

Nei mesi seguenti continuano ad arrivare lettere da parte dello Zodiaco, alla fine saranno 21, nelle quali l’assassino annuncia di voler cambiare modus operandi, facendo sembrare gli omicidi dei semplici incidenti, di voler preparare una bomba o semplicemente chiede di essere aiutato a controllare i suoi istinti omicidi.

Sono sempre più arrabbiato con la polizia perché mente sul mio conto.

Dunque cambierò modo di collezionare i miei schiavi. Non annuncerò più a nessuno i miei omicidi. Quando ucciderò qualcuno lo farò sembrare il solito furto, un assassinio per rabbia o un incidente ecc. i poliziotti non mi prenderanno mai perché sono troppo intelligente per loro.

Lettera di Zodiac del 9 novembre 1969

Domenica, 22 marzo 1970

La signora Kathleen Jones sta percorrendo la Highway 132 in direzione Bakersfield. Sul seggiolino è legata la figlioletta di dieci mesi. Verso mezzanotte, un’auto comincia a seguirla insistentemente. La signora Jones rallenta per farla passare, ma l’autista alle sue spalle rallenta e comincia a suonare il clacson e a lampeggiare ripetutamente. La donna l’ignora e comincia ad accelerare, quando la macchina alle sue spalle le si affianca e, un uomo, dal finestrino le urla che ha la ruota posteriore sinistra che oscilla.

La donna non sa che fare. Fermarsi con uno sconosciuto in quella strada poco trafficata o proseguire. La donna decide di proseguire fino all’Interstatale n. 5. Una volta lì, si accosta al ciglio della strada, seguita sempre dalla solita macchina, una station wagon marrone del 1957, dalla quale scende un uomo ben vestito, sui trent’anni, con una chiave a stella in mano.

“Ha la ruota che balla, se vuole le stringo i bulloni”, dice premuroso l’uomo dirigendosi verso il retro della macchina e cominciando a lavorare sulla ruota. “Ok, ora dovrebbe andare”, dice salutando e risalendo in macchina. Kathleen rimasta sola, riparte ma riesce a fare solo alcuni metri poi sente una botta tremenda. La ruota sinistra si era completamente staccata. La macchina si ferma sul lato sinistro della carreggiata. Improvvisamente arriva anche l’uomo che l’aveva aiutata prima. “Oh no, era peggio di quello che pensassi”, esordisce. “Le do un passaggio fino alla prossima stazione di servizio”. Kathleen non sa che fare,. Certo non può restare sola con una bambina di dieci mesi su una strada poco frequentata a mezzanotte. Decide allora di accettare il passaggio dell’uomo.

Alla prima stazione di servizio l’uomo tira dritto. Kathleen non dice nulla, aspetta. Si accorge però che l’uomo continua prendendo strade sempre più isolate, continuando a stare in silenzio. A un certo punto l’uomo si volta verso Kathleen e le sussurra: “Lo sai, vero, che stai per morire? Che ti sto per uccidere?”. Kathleen non sa che fare. Resta a guardare l’uomo imboccare strade sempre più isolate e tortuose, fino a quando inavvertitamente, l’uomo imbocca una rampa d’accesso per l’autostrada e rimane bloccato.

Era il momento opportuno: Kathleen tenne stretta la figlioletta e si gettò fuori dalla macchina, iniziando a correre, gettandosi dentro un fosso per l’irrigazione non molto distante. Attorno un silenzio totale. Poi, Kathleen, sentì  la voce dell’uomo che la chiamava e il fascio luminoso di una torcia oscillare attorno al suo nascondiglio. Poi, il silenzio fu rotto dal rumore di un camioncino che si stava avvicinando. A quel punto l’uomo salì in macchina e sparì.

Una volta alla stazione di polizia, Kathleen riconobbe il suo rapitore da un identikit appeso al muro: Zodiac!

Dopo questa apparizione di Zodiac restano solo supposizioni e lettere. L’ultima è del 24 aprile 1978, e profeticamente annuncia:

“Sto aspettando un buon film su di me. Chi avrà il mio ruolo?”.

Da quell’ultima lettera di Zodiac dell’assassino si persero le tracce.

Robert Graysmith
Robert Graysmith
Molte ipotesi restarono aperte, quasi duemilacinquecento nomi furono indicati come sospetti nel caso Zodiac.

E’ solo una sensazione, ma di certo se fosse morto in un incidente, se si fosse suicidato o qualcuno l’avesse ucciso, sarebbero entrati nella sua stanza e avrebbero trovato un messaggio per noi.

Ha sempre provato gusto a raccontarci i suoi crimini e a scrivere le sue lettere, certo che i media ne avrebbero parlato e avrebbero pubblicato i suoi messaggi. Credo che stia vivendo un periodo di remissione, che qualcuno dei suoi sintomi si sia attenuato.

Arthur Leigh Allen
Arthur Leigh Allen
Forse non prova più il desiderio di uccidere.

(Dave Toschi, ispettore della squadra omicidi, in un’intervista al San Francisco Examiner)

Una delle ipotesi più accreditate è quella del giornalista Robert Graysmith, che a seguito di molte ricerche pubblicò il libro Zodiac Killer (dal quale quest’anno è stato tratto il film Zodiac di  David Fincher) nel quale individuò in Arthur Leigh Allen l’indiziato numero uno, l’unico che poteva essere collegato a tutti i luoghi dei crimini. Alla morte di Allen avvenuta nel 1992, nella sua abitazione furono trovati interessanti reperti, tra cui una videocassetta con incisa una Z.

Michael Newton, Dizionario dei serial killer, Roma, Newton & Compton, 2004.

Colin Wilson, Donald Seaman, Il libro nero dei serial killer, Roma, Newton & Compton, 2005.

Harold Schechter, Furia omicida, Milano, Sonzogno, 2005.

Robert Graysmith, Zodiac Killer, Milano, Mondadori, 2006.