“Abbiamo incontrato il Nemico” fu costretto ad ammettere un grande saggio “e il Nemico siamo noi.” Nulla potrebbe essere più sinteticamente, dannatamente valido per descrivere le storie concentrate in “Anime Nere”. Dal paradiso della crudeltà al collasso della giustizia, dalla vendetta servita sotto ghiaccio secco alla malasanità-spettacolo, dai disastri del terrorismo al terrorismo dei media, dalla morte in diretta al vampirismo dei telefoni cellulari, alcuni tra i più straordinari autori italiani del thriller, del noir e dell’horror presentano - a ruota libera e all’estremo della crudeltà - altrettante, micidiali esplorazioni del lato oscuro dell’uomo. Guidata da assi quali Valerio Evangelisti, Loriano Macchiavelli, Sandrone Dazieri, Raul Montanari, Stefano Di Marino, Claudia Salvatori, Anime Nere schiera una vera e propria squadra di demolizione specializzata in colpi bassi. Storie della tenebra da divorarsi senza esitazione. Prima che siano loro a divorare noi.

Così, nel risvolto di copertina, viene sintetizzato il fil rouge di Anime Nere, un’antologia d’indubbio impatto. La cui lettura, vi assicuro, lascia il segno.

Questa volta, per stimolare la vostra curiosità di lettori attenti, vi propongo una bella intervista multipla.

Ho chiesto a tutti gli attori di Anime Nere di formulare un pensiero su questo progetto e sulla loro rispettiva partecipazione.

Queste sono le loro risposte.

Alan D. Altieri

TUTTE LE “ANIME NERE” DELLA KRUDELTA’

Dietro le quinte di un’antologia “maledetta”

Il lato oscuro di ognuno di noi. Ovvero: una seduzione nemmeno tanto impalpabile. A tutti gli effetti è questo il motore primario dietro Anime Nere.

L’idea venne fuori quasi per gioco, rimpallando concetti con alcuni degli autori della “Legione Straniera” di Segretissimo, solidissimi professionisti quali Stefano di Marino, Gianfranco Nerozzi, Andrea Carlo Cappi. E se dessimo qualche inatteso giro di vite nel formato di racconto? E se scavalcassimo i generi? E se, invece di agenti segreti e femmes fatales, ce la giocassimo sul duro & puro & crudo?

E se l’unica regola fosse nessuna regola?

Questo quindi il concetto base. Una squadra di narratori/guastatori decisi a picchiare dove fa ancora piu’ male: nelle intrinseche, inevitabili voragini dentro lo spirito umano. Un concetto sul quale gli Oscar Mondadori – e qui voglio ringraziare Luigi Sponzilli, carismatico Direttore Editoriale, e Fabio Di Pietro, straordinario hands-on Editor - decisero di giocare la partita fino dal primo istante.

Per lo scrivente, è stata – e continua a essere – un’esperienza pressoché unica. Peraltro non priva di dubbi e incertezze. In the end, we’re only human, are we not? A dispetto del mio quarto di secolo di esperienza nella narrativa, non avevo mai curato un’antologia. Fino ad “Anime Nere”. E se è tutto sbagliato? E se nessun altro autore vuole starci? E se in fondo sarà solamente un’altra raccolta di racconti come tante?

Il risultato finale? Prodigiosamente inaspettato e meravigliosamente feroce. Gli autori hanno risposto senza la benché minima esitazione, spinti da un’unica motivazione: fare parte, in assoluta libertà creativa, di un progetto sulla infamia dell’uomo. Ogni singolo autore di Anime Nere – e come autori non potrebbero essere più diversi - strappa una solida libbra di carne da un contesto socio-storico in cui la dominante è la più grottesca, patetica ipocrisia.

We ain’t taking no prisoners here, people!

Dal grandioso Valerio Evangelisti con i suoi pirati sadici, corrotti e dissoluti, al raggelante Stefano di Marino che scava nelle viscere più infette dei servizi cosiddetti “deviati.” Dal ribollente Danilo Arona che ci mostra l’inferno in diretta via telefono cellulare (Death is now!), alla implacabile Claudia Salvatori con la sua tragedia di cavernicola ermarginazione. Dal caustico Edoardo Rosati che tramuta la chirurgia sperimentale in una turpitudine da freak-show/reality-show, al micidiale Raul Montanari che getta l’essenza stessa dell’uomo nel fondo più tetro della sala di tortura di dio. Dal fatalistico Sandrone Dazieri per il quale l’annientamento del corpo diventa strumento di controllo della mente, alla rigorsa Ben Pastor che ci presenta una “Via di Damasco” come nessuno l’ha mai vista prima. Dal disperante Gianfranco Nerozzi nella sua quasi entomologica radiografia degli orrori della malattia e della solitudine, alla fatalistica Nicoletta Vallorani che affronta l’incubo dell’assassinio tra consanguinei. Dal maestro Loriano Macchiavelli con i suoi agresti paesaggi dell’Ade, alla crespuscolare Barbara Garlaschelli in pieno dramma di vite cancellate a forza.

Lavorando tutti, nessuno escluso, in controtendenza, al buonismo da farsa della porno-politica e delle guerre umanitarie, gli autori di Anime Nere contrappongono il crudelismo del crepuscolo di qualsiasi illusione. Un grosso ringraziamento a tutti loro. Per il loro coraggio intellettuale. E per la loro la loro integrità etica.

Né aspettatevi che sia finita qui. Altre Anime Nere sono già in agguato.

Danilo AronaTufanaltorab

Trattandosi di un progetto targato Altieri, ne penso il meglio possibile. So chi c'è dietro, so come lavora e so per certo che, prima di un grande artista, c'è un grande uomo con il quale condivido affinità d'intenti e di pensiero. In una parola, un amico. Essendo poi io un buono alla Dustin Hoffman di Cane di paglia, non posso che sposare al mille per cento l'intenzione del curatore: i cani di paglia che prendono fuoco possono diventare le creature più cattive dell'universo, ergo ci va un "buono" sincero per dipingere l'autentica cattiveria.

Ho affrontato il progetto tentando di mettere in mostra la ferocia contemporanea dello scontro fra razze, quello della vergogna delle "vittime collaterali". E, coscientemente, ho prodotto un racconto ambiguo che porrà qualche problema di "lettura" politicamente corretta. Dato l'ambito in cui è collocato e l'impagabile compagnia "eretica" degli altri partecipanti ad Anime nere, penso sia il minimo che potessi fare. Al lettore, come sempre, l'ultima parola.

Roberto Barbolini - Le Vedove di Forest Lawn

Lo giuro: io non c'entro. Sono un'anima candida tra le anime nere. Un vaso di coccio in un mondo di duri. Un povero sandrone in un'accolita di dazieri; un naïf tra i Macchiavelli; un ateo tra gli Evangelisti e i Salvatori. Insomma: in questa antologia ci sono piovuto per caso, un caso che si chiama Alan D. Altieri: «Bro, you're the greatest undertaker this side of Hollywood». E giù una manata che mi ha scassato la spalla destra.

Insomma: io il racconto sulle "Vedove di Forest Lawn" l'avevo già scritto per conto mio, perché mi era rimasta conficcata in testa questa storia, raccontatami da Guido Fink, di due signore italiane che tutti gli anni andavano in pellegrinaggio in California per visitare le tombe di Stan Laurel e Oliver Hardy. Una STORIA VERA, se mai ne esistono, però già con un suo tocco narrativo tra l'Osvaldo Soriano di Triste, solitario y final e Il caro estinto di Evelyn Waugh. Il resto è venuto da sé, sul filone del «black humour» che mi piace tanto. Al mio amico Altieri volevo chiedere, semplicemente, qualche precisazione topografica sulle Cahuenga Hills e roba del genere. Ma quando ha letto il racconto mi ha detto che quelle vedove erano due anime nere come poche se ne trovano in giro e bisognava assolutamente arruolarle in una certa infernale antologia che stava preparando. Non mi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello di provare a resistergli. E così io, povera anima candida, mi trovo in mezzo a questa brutta compagnia.

Luca Crovi - Sosta Vietata

Sono entusiasta di questo progetto, anzi direi adrenalinico, trovo che ognuno dei miei compagni di antologia abbia dato il meglio di sé. Il grande Sergio Altieri ha avuto l'intuizione di dire a tutti noi: "no limits boys!" E ognuno ha scatenato la propria cattiveria al punto giusto. Sergio ha messo su una ciurma speciale di corsari che ha veleggiato verso il baratro degli incubi più neri senza alcuna remora. I ritratti di ognuno degli scrittori coinvolti che ha stilato Altieri nelle paginette che precedono i racconti meriterebbero di essere messi in un dizionario del noir, sono il ritratto oscuro allo specchio di ognuno di noi. Ti aggiungo anche che la copertina è perfetta, una creatura da incubo come quelle che piacciono tanto a noi.

Abbiamo registrato anche un vivace e frizzante happening radiofonico con Montanari, Altieri, Di Marino, Zucca, Nerozzi e Arona, per presentare Anime nere nello spazio radiofonico di Tutti i colori del giallo. Posso assicurare che se ne sentono delle belle.

Come ho affrontato io il progetto? Beh, in realtà era da tempo che sognavo di vendicarmi di una serie di ingiustizie subite da me, ma soprattutto dai miei colleghi d'ufficio. Devi sapere che lavoriamo in zona fiera e da anni siamo praticamente l'obiettivo di una sorta di terribile setta segreta che non ci ha mai fatto sconti ma anzi che spesso ci ha dato parecchio filo da torcere. Quindi quale migliore occasione di dedicare proprio ai temibili ausiliari della sosta un bel racconto ambientato nella Milano di un futuro non tanto lontano. Mi sono permesso di citare nel racconto anche un po' di amici poliziotti e persino di trasformare in un serial killer-giustiziere il mio regista radiofonico Alberto Fognini.

Appena Altieri mi ha chiesto se avevo voglia di partecipare ad Anime nere gli ho detto che mi sarebbe molto piaciuto parlare del mondo delle multe e dei divieti di sosta milanesi. Sergio ha sgranato gli occhi e con la sua voce roboante ha tuonato: "That's fuckin’ man! Prometti che non farai loro alcun sconto, vero! Nessuna pietà!" "No, anzi!" ho risposto io mentre Sergio mi dava una sonora pacca sulla spalla che mi ha quasi fatto capitolare (per fortuna eravamo in macchina diretti al Premio Piero Chiara, se no credo che mi sarei accasciato a terra).

Sandrone Dazieri - Tutto il resto è boia

Al momento non ho letto ancora il libro, quindi non posso giudicare gli interventi dei miei colleghi (e per carità di patria nemmeno il mio). Mi tocca giudicare le intenzioni, che sono condivisibili. Fare un libro che si ponga come obiettivo il rifiuto del buonismo è sicuramente una buona idea.

Ho rinunciato al tono leggero che è un po' la mia caratteristica, rielaborando una storia che mi frullava in testa da un po' su un naufrago il cui unico desiderio è quello di sfuggire alla noia. E per farlo è costretto a un'impresa impossibile. Storia che ho connesso a quella di un rapporto particolare tra un prigioniero e il suo carnefice.

 

Stefano Di Marino - I lupi muoiono in silenzio

Per me è stato un grande piacere lavorare con altri colleghi e sotto la guida del nostro capitan Shaw. Mi è sembrato un po' di tornare ai tempi di Black Mask.

Personalmente ho scelto un racconto 'politico', un'avventura sul degrado attuale, servizi deviati. Ovviamente il protagonista è Il Professionista, che questa volta parla in prima persona come nei vecchi noir. Si trova tra Milano e Genova, impegolato in un caso che riecheggia un famoso fatto di cronaca degli ultimi anni. La ricerca di un ex commilitone, che ha ucciso lo sbirro sbagliato, diventa una corsa contro il tempo per arrivare prima di una giustizia che giustizia non è, ma solo interesse deviato. Ma gli anni passano e nel Lupo Chance vede se stesso.

"Una storia amara."

 

Valerio Evangelisti - I Fratelli della Costa

Gli anni '90 ebbero Gioventù cannibale, gli anni 2000 hanno Anime nere.

Tutto si è fatto più scuro, col tempo, e la letteratura ne prende atto.

Barbara GarlaschelliFotogrammi

Io sono un'amante dei racconti (sia come lettrice che come scrittrice), perciò ogni volta che ho l'occasione di partecipare a un'antologia (che ha uno spunto intelligente e intrigante come questo) lo faccio volentieri. In aggiunta, a capo del progetto, c'è un uomo, uno scrittore che io stimo molto: Sergio “Alan D.” Altieri. Tutti ingredienti che faranno di questa raccolta una bella occasione di lettura.

Aggiungo che, come autrice, non amo tutti i miei racconti allo stesso modo. Questo lo amo particolarmente. E' nero. E' feroce. Affronta un tema doloroso e spinoso come l'aborto clandestino. E racconta del Male.

Carmen IarreraClem

Una storia krudele, proprio così, krudele con la k, questo mi ha chiesto Alan Altieri. Per me, che storie crudeli (se non vogliamo considerare crudeli assassini, ricatti, attentati, e cosine del genere) non ne avevo scritte mai, era una bella sfida, e una splendida occasione.

Mi sono subito messa ad almanaccare.

Dunque, ho pensato, cosa c’è di più crudele di aver paura del mondo che ti circonda? Cosa più crudele del male fatto a un bambino? E cosa più crudele di una favola? Di un racconto, cioè, concepito come una favola, ma tutto al nero.

Allora ho scritto Clem.

Inizia così: “ C’era una volta una ragazzina che si chiamava Clementina...”

Tranquillizzante come incipit, vero? Ma non illudetevi, e continuate a leggere...

Giulio Leoni - Sed efficiente malum

Partecipare a un'antologia è come imbarcarsi su una nave da crociera. Solo in alto mare si scopre chi siano i compagni di viaggio, si fanno scoperte e nuove amicizie. E soprattutto è un'occasione per ascoltare e raccontare storie che a terra, presi dalle incombenze di mille altri lavori, non si avrebbe il tempo o l'occasione di narrare. Quando Altieri mi ha proposto di partecipare a quella che in principio si intitolava Italian extreme, ho reagito dapprima con una certa cautela. - Alan D. - ho detto - io non è che sia proprio un noirista. Ho scritto qualche storia con ammazzamenti, ma insomma... - Al che lui ha pronunciato le parole magiche: - Scrivi quello che ti pare. Purché ci sia violenza, e che sia extreme. - Per esempio - dico - anche lo scontro tra nominalisti e realisti nel secolo XII è pieno di violenza. Va bene pure quella? - Dall'altra parte del filo un gran rumore di ingranaggi, che sembrava Robbie del Pianeta Proibito. Poi - Ok, basta che sia extreme.

E così ho cominciato a pensare a qualcosa di extreme. In my way, direbbe sempre Alan D. Pensa e ripensa è venuta fuori Sed efficiente malum, una storia antichissima accaduta pochi anni fa. Proprio il tipo di storie che piacciono a me. E con quel tanto di sesso, violenza e tenebra di ogni noir che si rispetti. Non so se sia così extreme come la voleva Alan D. ma io la buona volontà ce l'ho messa.

Loriano Macchiavelli - Qualcuno di troppo in famiglia

Un'idea che poteva venire solo a Altieri. Nel senso che si scoprirà un'Italia poco conosciuta perché nascosta, ma che esiste anche se c'è chi fa di tutto per non mostrarla. Abbiamo già abbastanza problemi per scatenare anche l'anima nera del nostro paese.

Come lo ho affrontato? Andando a rimestare nelle radici del passato e della cultura criminale del nostro bel paese.

Raul Montanari – DJ

Il progetto è interessante, in linea con una tendenza attuale a spingere un po' più in là il confine del rappresentabile. Tutte le volte che ci viene la tentazione di fare pollice verso a raffigurazioni artistiche estreme della violenza, dobbiamo ricordarci che ciò che rimane fuori dalla rappresentazione, ciò che si nasconde nel cono d'ombra all'esterno della pagina o dello schermo, è infinitamente più pericoloso e distruttivo di ciò che invece viene alla luce. Eschilo, nel finale dell'Orestea, immagina che gli ateniesi accolgano in città le malefiche Erinni, orribili divinità del sangue: il senso profondo di questo mito è che il male è meglio farlo entrare in casa, guardarlo in faccia, farci i conti; se lo tieni fuori, grida più forte e fa molta più paura. E poi, quasi sempre, il lettore è in grado di distinguere chi scrive con passione e talento da chi si limita ad agitarsi cercando di scandalizzare.

Il mio contributo all'antologia è un brano teatrale in cui la tragedia del rapporto quadrangolare fra uomo, dio, angeli e demoni viene messa in scena in forma quasi insostenibile per la sua crudezza, nonostante l'assunto metafisico della trama. Infatti il pezzo fu scritto nel '99 per un circuito di teatri francesi ma non si trovò nemmeno un regista disposto a realizzarlo! Me lo pagarono e ci salutammo così.

Gianfranco NerozziUn dito nell’acqua

Sostengo da tempo che gli artisti degni di questo nome debbano sempre fare i conti con la parte tenebrosa del proprio essere, l’immagine ribaltata nello specchio, il negativo di quello che sono.

Ed è proprio di negativo che si parla nei racconti di questa sorprendente antologia curata da Alan D. Altieri.

L’immagine primordiale di un’istantanea. Quello che s’imprime sulla lastra al momento che viene scattata una fotografia, subito prima che lo sviluppo la renda chiara, perfettamente a fuoco e pronta per essere assimilata dallo sguardo.

Stiamo parlando di anime che cercano i colori che possono renderle vive partendo dal nero. Estreme raffigurazioni della realtà. Giochi al massacro.

Dita nell’acqua, il racconto con cui sono entrato a far parte di questa banda di combattenti delle tenebra è il semplice reportage di una ribellione. Tragedia onirica, l’ha definita Alan, a buona ragione. Una situazione quotidiana d’ordinaria emarginazione, con un vecchio che a un certo punto decide di scuotere la testa per dire: basta, di gridare: no!, per far sentire che esiste ancora.

Ancora la negazione, che non a caso fa rima con redenzione.

L’estremo sacrificio di un cuore che batte male perché qualcuno ha deciso che così deve essere. La ricerca spasmodica di un paio d’ali per volare via. Poi, quando il negativo si schiarisce sulla lastra fotografica, l’immagine di risulta è un magnifico angelo spennacchiato, che si sostituisce al sangue che cola.

(Piccolo aneddoto: il racconto lo scrissi nella sua prima versione, una decina di anni fa. Apposta per partecipare a un’antologia curata da Daniele Brolli, che doveva uscire per Einaudi. La prima di autori italiani dell’estremo. Un’occasione che io persi clamorosamente. Il protagonista della mia storia aveva (e ha) più di settant’anni e l’antologia in oggetto s’intitolava: Gioventù cannibale. Ma che ridere…)

Lidia Parazzoli - Brown

Mi ritengo entusiasta di un progetto che ha permesso di raccogliersi e nascere intorno a un'unica, semplice direttiva: la crudeltà della storia. Questo ha permesso a noi autori di esprimerci partendo da un qualcosa di libero che si agitava dentro e premeva per uscire allo scoperto, in modo naturale e non vincolato da alcuna forma o richiesta particolare. Ed è anche quello che ha permesso di dare vita al mio racconto, frutto soprattutto di un'intuizione momentanea e incisivo perchè breve e carico.

Infine, Anime Nere non potrebbe essere più diverso nel raccogliere stili e scrittori diversi, compreso il mio, assoluta esordiente, ma compatto nell'esprimere il suo filo conduttore, a mio avviso spontaneo come un flusso di rabbia,e che trova la sua collocazione perfetta nel racconto breve; il merito va soprattutto a Sergio Altieri, attento curatore del progetto che ha portato alla realizzazione della raccolta.

Ben Pastor - Arduino e i pellegrini

(N.D.R. Al momento, l’intervento di Ben Pastor non è disponibile. L’articolo verrà opportunamente integrato appena possibile)

 

Edoardo Rosati - Paziente Zero

Questo è un "parto" corale straordinariamente al vetriolo! Una raccolta di "cattiverie" tutt'altro che gratuite, ma che spingono a riflettere sugli orrori e i paradossi quotidiani in cui siamo calati. Potenzialmente, Anime Nere è una griffe, un magazzino che ha tutte le caratteristiche per essere riempito annualmente con nuovi incubi.

Ho affrontato il progetto attenendomi fedelmente all'ordine di scuderia di Sergio: "Siate cattivi!". E la medicina, devo dire, è un terreno dove il "dark side" prolifera abbondantemente... Il cinema stesso dell'orrore affonda le radici nell'anima nera dei medici (come Caligari e Frankenstein). Nel racconto Paziente Zero, non ho fatto altro che ampliare all'ennesima potenza l'inquietudine che anima ognuno di noi quando siamo costretti a subire un intervento chirurgico: quella di ritrovarsi nelle mani di un perfetto estraneo... E se il "doctor" è un po' "mad"? E pure esibizionista?

 

Claudia Salvatori - Carne e Pietra

Su Anime Nere potrei dirti che sono felice, anzi entusiasta di essermi trovata lì, in prima linea, per poter essere coinvolta. E' una di quelle scintille di luce creativa che ripagano di anni di grigiori e rigori. Mi sembra un'iniziativa importante, di rottura, uno di quei giri di vite che mandano avanti. Soprattutto perché si lavora per il futuro, cioè si cerca di sintetizzare e superare le esperienze artistiche degli ultimi decenni per trascendere i generi (e la separazione fra mainstream e generi) e fare qualcosa di nuovo. Almeno, è così che la vivo io, che sono da sempre in un pellegrinaggio letterario alla ricerca della forma giusta (proprio nel senso della Queste).

Meno giallo e noir, e guardare all'avvenire. In questo senso va intesa la crudeltà annunciata nella raccolta. Una crudeltà per cambiare.

Nicoletta Vallorani - Le morti pulite

Non sono scrittrice di racconti, di regola, dunque ne scrivo solo quando il progetto mi arriva da persona di cui mi fido. Qui, peraltro, tema e momento erano rischiosi: il genere è molto di moda, i racconti italiani sembra che finalmente funzionino, ma l'onda della moda e le incertezze dell'editoria non hanno mai avuto un effetto di grande motivazione per me. Però la proposta arrivava da Altieri, che è, appunto, persona di cui mi fido. E mi sono sentita libera da subito di scrivere nella cifra che io ritenevo giusta: non avere paletti per me è essenziale. Credo che l'idea per il racconto - buona o cattiva che sia - sia arrivata per quello. Scrivere insieme ad altri è rischioso, perché la coesione del testo non dipende da te, ma dal curatore. E' un salto nel buio. Buio pesto, in questo caso, data la tematica dell'antologia.

Non sono mai sicura di quel che scrivo, ma in questo caso c'è almeno una

certezza: l'insieme sarà un volume affascinante, e soprattutto estremamente professionale. Dunque: perché non dovevo entrarci? Ho accettato subito.

 

Giovanni Zucca - Histoire d’A

Dunque, del progetto penso un gran bene, come penso un gran bene del suo curatore, e della sua “visione” della letteratura, di genere e non, una visione cupa che sta anche dietro (e dentro) a questa antologia; non ho ancora potuto leggere gli altri racconti (tranne uno, molto “professionista”… che mostra la grande duttilità di un autore e del suo personaggio seriale) ma i nomi degli altri “condomini” e le indicazioni ricevute da Sergio mi inducono a credere che sarà un libro da leggere, e non solo da impilare lì… tra l’altro, il rifiorire delle antologie, piccole e grandi, a lungo rifiutate dagli editori, secondo me propone ai lettori il tipo di lettura ideale (per flash, per  frammenti) rispetto ai ritmi di vita sempre un po’ veloci, un po’ convulsi e un po’ insensati che ci tocca inseguire… o no?

Per quanto mi riguarda, in un primo tempo volevo realizzare una “classica” storia di mala come piacciono a me, mentre poi ho scritto un racconto che tenta di essere “emblematico” – ohibò! – dei nostri tempi, dei nostri “anni frolli”, per dirla con Altan, volutamente esagerato e che si sposa secondo me benissimo alla frase che apre il risvolto di copertina: il nemico siamo noi…

A chiusura, ricordo che l’antologia ANIME NERE è pubblicata da Mondadori, nella Piccola Biblioteca Oscar. Per il 2008 è prevista la seconda parte del progetto antologico in questione, che vedrà in azione un secondo dream team (o meglio: “nightmare” team!; ) ) di autori italiani.

Grazie a tutti gli autori per la loro disponibilità.

E grazie ai lettori, per il loro interesse.

 

(NDR: questo articolo viene pubblicato in collaborazione tra www.thrillermagazine.it e www.borderfiction.it; ringrazio Andrea G. Colombo, direttore di HorrorMania, per aver condiviso la testimonianza di Alan D. Altieri)