Michael Mann, l’uomo che ha ideato e prodotto la notissima serie Miami Vice, padre dei detective Sonny & Rico (Don Johnson e Philip Michael Thomas qui ripresi da Colin Farrell e Jamie Foxx) trasferisce toni e caratteristiche del serial, riproponendone sul grande schermo una versione tecno-attualizzata (vedrete aggeggi iperhightech ovunque, quasi una schiavitù necessaria). Gli ingredienti ci sono tutti: sfondi da poster notturni/diurni meravigliosi e ineccepibili (la fotografia incredibile di Dion Beebe contribuisce a renderli perfetti e assai panoramici) sui quali far muovere/deflagrare traffici illeciti, sparatorie ultrarealistiche, tradimenti e confronti all’ultima battuta.

I due agenti si infiltrano nel giro pericolosissimo di alcuni trafficanti potenti, il cui mediatore (Gong Li, sfinge altera e vibrante) fa capo a un’altra organizzazione ancor più radicata e capillare. Nel vortice di trasporti illegali a mille allora in costante zona rossa, di corpo a corpo criminali e biblici, ci si avvita sino alla resa dei conti col dovuto spargimento di sangue, dolore e colpi di scena. Quel che non funziona è l’aver reso volutamente marchio quella certa freddezza ferrea nell’esposizione dei faccia a faccia (tanto amabilmente riusciti come in Heat, Insider e Ali) che non coinvolge come si supporrebbe né scalfisce l’empatia, a tal punto che la scena di sesso tra la bella e il poliziotto, appare come un esercizio ginnico.

Quel che si vorrebbe tocco autorale sulla tela, è calcolato al millesimo e non riverbera della stessa luce sfavillante che emana la cornice. Quel che dovrebbe rimanere sporca fotografia in altorilievo di un mondo abitato da criminali sofisticati nei desideri e spietati nelle azioni, di poliziotti che vivono d’ombra e zone grigie, appare come una cartolina. Come se Tony Montana e i suoi fratelli si fossero messi in vetrina a farsi rimirare. Manca la ruvida, ruspante ma efficace Mann-maestria nel dipingere personaggi borderline e affrescare inquietudini.