La prosa lieve e densa al tempo stesso di Margaret Atwood si fa apprezzare anche in questa piccola raccolta che l'editore Ponte alle Grazie ha intitolato, nell'edizione italiana, Microfiction. Di questo, effettivamente, si tratta: racconti brevi, talvolta brevissimi, di una o due pagine al massimo, inframmezzati da poesie e ballate. C'è davvero di tutto: soggetti di romanzi fantastici mai scritti, parabole famigliari, fiabe moderne, deliri personali, minimalia con morale conclusiva. Potrebbe sembrare semplicemente un libro ottenuto mettendo assieme i pezzi sparsi dell'hard disk della Atwood - immaginatevi l'editore che telefona alla pluripremiata autrice canadese e le chiede di sfornare in fretta qualcosa - e invece tutti questi pezzettini, una volta letti di filato uno dietro l'altro (e in effetti occorre davvero poco), si dimostrano dotati di una grande compattezza, tematica ancor prima che stilistica. Se si va a leggere il titolo originale della raccolta (The Tent), si intuisce come la chiave di volta dell'antologia sia appunto il surreale racconto intitolato "La tenda". L'anonimo protagonista di questo pezzo brevissimo sta infatti in un luogo dominato da urla violente, al riparo di un'umile tenda.

Il guaio è che la tua tenda è fatta di carta. E la carta non potrà tenere fuori nulla. Sai che devi scrivere sulle pareti, sulle pareti di carta, sul lato interno della tua tenda. Devi scrivere a rovescio e all'incontrario, devi coprire di scrittura ogni spazio disponibile sulla carta. In parte lo scritto deve descrivere le urla che risuonano fuori, notte e giorno, tra le dune di sabbia e i grossi blocchi di ghiaccio e le rovine e le ossa e così via; dovrà dire la verità sulle urla, ma è una cosa difficile a farsi, perché tu non puoi vedere attraverso le pareti di carta e perciò non puoi essere preciso sulla verità, e non vuoi neppure uscire là fuori, là nella landa risonante di urla, per vedere chiaramente con i tuoi occhi. In parte lo scritto dovrà riguardare coloro che ami e il bisogno che senti di proteggerli, e anche questo è difficile, perché non tutti loro sentono le urla come le senti tu. (...) Questo non ti impedisce di scrivere. Scrivi come se da questo dipendesse la tua vita, la tua vita e la loro.

Una grande metafora del lavoro della scrittrice, che dal suo piccolo avamposto cartaceo procede con coraggio a tracciare le coordinate di un mondo sempre più caotico. Una raccolta di racconti, in definitiva, la cui brevità non dovrebbe essere scambiata per semplicità, anzi!