Ultime news apparse sui media ci danno la possibilità di costruire una “tipica” famigliola del Nordest versione terzo millennio. Per ragioni di opportunità, nonché per rendere spettacolare la docu-fiction, sarà bene chiamare tutti con nome d’arte. A capotavola siede Nonno Busta, 73 anni, trevigiano di Montebelluna, in permesso dopo essere stato arrestato al porto di Genova per i 13 chili di cocaina sotto i sedili della sua Renault Scenic, valore di mercato attorno ai due milioni e mezzo di euro con cui, nei piani, arrotondare la pensione (Il Giornale di Vicenza del 15 febbraio).

Alla destra di Nonno Busta troviamo una barcollante Ruttina, nipote undicenne segnalata come possibile testimonial dal Cnr al termine dell’indagine che colloca a cavallo fra quinta elementare e prima media il battesimo dell’alcol per le ultimissime generazioni di veneti, con branchi di avvinazzati cronici – in grande aumento le femminucce, ecco la novità - pronti a sciamare per scuole e strade del Nordest attorno ai 15 anni (Il Gazzettino del 15 febbraio).

Mamma Gina non c’è, ha sbattuto la porta di casa, dopo avere scoperto come è stata ingannata dal marito Giancapro, 60 anni, artigiano in pensione, disposto a darsi per malato grave – con tanto di certificato firmato dal medico di base – pur di far assumere Draculeia, la propria amante romena, conosciuta in un locale notturno. Presentatasi con look dimesso alla padrona di casa, la bella Draculeia è riuscita solo a rinviare i sospetti della signora Gina, a cui è bastato rientrare una mattina prima del previsto, per cogliere sul fatto il buon Giancapro (Il Giornale di Vicenza del 22 febbraio).

Siede invece regolarmente a tavola il cugino Lapo, 35 anni, operaio della provincia di Padova, così chiamato dagli amici vista la sua smodata passione per i locali di lap dance. In uno di questi ha conosciuto la spogliarellista Eva, 25 anni, da Verona, di cui si è innamorato al punto da inviarle valanghe di lettere minatorie, e tempestarla di continue chiamate (mute) sul telefonino. Grande l’accortezza usata per spedire le missive, scritte usando normografo e guanti, a adottando lo stratagemma di spacciarsi per una moglie gelosa, decisa a far saltare in aria l’auto della ballerina. Meno cura viene invece messa nelle telefonate, silenziose finché si vuole, ma effettuate dal proprio cellulare. Segue confessione davanti agli investigatori della Squadra Mobile di Vicenza, e denuncia a piede libero per minacce (Il Giornale di Vicenza del 9 febbraio).

Assenti infine i tre zii di Milano – Calibro, Colpoincanna e Ogiva – ma giustificati. Sono infatti ospiti del carcere Due Palazzi di Padova dopo essere stati beccati da due carabinieri in borghese mentre festeggiavano rumorosamente, al ristorante Vecchia Rialto di Chioggia, la rapina appena compiuta in un supermarket del Padovano. Manette Recuperato tutto il bottino, meno i 500 euro pagati per la sontuosa abbuffata (Il Mattino di Padova del 18 febbraio).

Tra un fragoroso segnale di vita e l’altro da parte di Ruttina, la conversazione non sempre langue. A volte si parla dei parenti che hanno tentato di fare fortuna. Come per esempio lo zio Arsenio, intrufolatosi a un fastoso ricevimento dato a Venezia, con vista su piazza San Marco. Pur non essendo invitato, il nostro sfoggia la naturale eleganza e la squisita conversazione che a tutti lo fanno sembrare uno della compagnia. E’ quanto gli basta per salutare, “portandosi seco” un orologio Patek Philippe del valore di 12mila euro, più svariate carte di credito, gioielli e contanti. Il tutto, o quasi, sotto i vigili occhi delle telecamere che hanno portato all’arresto di zio Arsenio (Il Gazzettino del 9 febbraio).

Altro argomento di conversazione è costituito da nonno Fido, 75 anni, da Breganze, bancario in pensione. Lo stesso che ha aperto una banca a Panama, dove trasferire i risparmi di amici e conoscenti, per un totale di 33 milioni di euro, convertiti nei titoli atipici su cui la Guardia di Finanza ha indagato arrivando al rinvio a giudizio dell’intraprendente vecchietto, con patteggiamento di un anno e quattro mesi di reclusione (Il Giornale di Vicenza del 10 febbraio).

Infine, molta ammirazione per l’amico di famiglia Ultrabianco, imprenditore così spregiudicato nel condurre la propria attività di smaltimento (illegale) di rifiuti, vessando i propri dipendenti extracomunitari, da indurre il pubblico ministero di Vicenza, Vartan Giacomelli, a rinviarlo a giudizio per riduzione in schiavitù (Il Gazzettino del 21 gennaio).