C’è una macchia nel passato del commissario De Luca, un momento in cui ha venduto l’anima al diavolo e che lo ha reso ricattabile, costringendolo, di lì in poi, a rincorrere sé stesso. Ma cos’è questa macchia? A quando risale?

Dopo Intrigo italiano, Carlo Lucarelli torna indietro nel passato di De Luca per indagare… 

Il periodo tra il 25 luglio e l’8 settembre del 1943 è un periodo strano, allucinato. L’Italia si sveglia una mattina senza più il fascismo e praticamente la mattina dopo con i tedeschi in casa. Proprio in mezzo al caos di quei giorni De Luca, in forza alla squadra Mobile di Parma, deve indagare su un corpo senza testa. Semplice, perché in fondo si tratta di un omicidio – anzi due, visto che quando la testa viene ritrovata non corrisponde al corpo – di quelli da squadra Mobile, da cane da caccia. Complicato, perché la vicenda assume presto risvolti politici che, date le circostanze, diventano molto pericolosi. Comunque sia, il caso – è nella natura di De Luca – va risolto. Sempre. Anche a costo di un piccolo compromesso.

“C’è la guerra, ci sono le bombe, i morti al fronte, i morti in casa, morti dappertutto, due in o due in meno, che differenza fa?”. Per De Luca il problema di “dare la caccia agli assassini in un mondo di assassini” non si pone, lui difende la legge come l’ha sempre difesa.

«Lorenza gli soffiò un bacio sulla punta delle dita e raggiunse gli altri, aggiustandosi il costume sulle cosce. Era bella, Lorenza, di una bellezza tranquilla e poco appariscente, ma così naturalmente elegante da trasformare in un abito da sera anche un vecchio costume come quello, con la sottanina e le spalle coperte. De Luca la guardò entrare in acqua tra gli schizzi, gridando come una bambina, ed era già arrivato in fondo alla fila dei bottoni quando di nuovo si perse. In un attimo era ancora laggiù, al casolare dell'uomo senza testa»