Ma la Grecia ha un solo scrittore di gialli, cioè Petros Markaris? Il fatto che da noi sia l’unico scrittore di questo genere letterario ad essere tradotto lascerebbe credere che non ce ne siano altri. In realtà non è così, e sarebbe bene che gli editori italiani ampliassero il loro pigro sguardo. Ad esempio, prima di lui c’era Yannis Maris, nato nel 1916 e morto nel 1979, considerato dallo stesso Markaris il patriarca del romanzo poliziesco in Grecia, sul quale ha ancora detto: “Se allora le sue storie straordinarie non ebbero la fortuna che meritavano, è a causa della congiuntura storica. Maris scriveva nel momento sbagliato e nel posto sbagliato, in un Paese che considerava il romanzo poliziesco in genere di serie B. Eppure nessun altro scrittore dell’epoca ha saputo descrivere con altrettanto vigore l’alta società ateniese del dopoguerra e il sottobosco dei delatori che si erano arricchiti durante l’occupazione e il conflitto civile. Se avesse scritto, che so, in francese, oggi sarebbe famoso in tutto il mondo.”

Paradossalmente, se oggi possiamo leggere un suo romanzo in lingua italiana, è merito di una casa editrice ateniese, la ETPbooks, che ha una propria vetrina, sempre ad Atene, presso la libreria To Lexikopoleio, in via Stasinou 13, che di Yannis Maris ha pubblicato due romanzi: “Delitto a Mikonos” e “Primavera fatale”, entrambi tradotti da Maurizio De Rosa, che ad Atene vive e lavora e al quale va il merito di aver fatto e continuare a fare tanto per far conoscere gli autori greci contemporanei in Italia, insieme ad un altro filoellenico di stanza ad Atene quale è Enzo Terzi. De Rosa e Terzi sono i promotori di Maris e i due volumi – acquistabili in Italia solo via web – portano la loro firma (Andrea Terzi quella del grafico impaginatore delle opere).

“Delitto a Mikonos” ci porta nell’isola delle Cicladi negli anni Cinquanta, già allora meta del jetset internazionale, diventata per l’occasione teatro di un giallo che vede al centro diversi personaggi come il ricchissimo armatore Taxiarchis, sua nipote Lilian e altri personaggi inquietanti, tra i quali non manca un italiano, il marchese Montebello-Calvini, la femme fatale Magda Antonescu, la giovane Eleni e l’inquieto Dàninos che è alla ricerca della verità su suo padre, una verità che risale al tempo della seconda guerra mondiale (la guerra civile greca si era appena conclusa) e che viene continuamente mistificata, in un gioco delle parti feroce che fa uso di tutti i tasti del mistero, dell’ipocrisia, dell’intrigo con un crescendo di suspense che rende molto avvincente e interessante il romanzo. Si tenga presente a riguardo che Yannis Maris, durante la seconda guerra mondiale, partecipò alla resistenza contro gli occupanti nazifascisti dalla parte dei comunisti, conoscendo per questo, a guerra civile finita, seguita in Grecia al conflitto mondiale, la realtà del carcere. Ne uscì proprio nel 1950, grazie alla pressione esercitata dall’Internazionale socialista e l’interessamento del politico greco Alexandros Svolos. “Delitto a Mikonos” è stato scritto nel 1953, ma per quell’occasione usò il nom de plume di Janis Tsirimokos. In questo senso Maris ha usato il giallo come chiave di lettura della realtà politica e sociale della Grecia del dopoguerra.

Più tarda l’uscita di “Primavera fatale” (va detto che Maris è autore di circa settanta gialli). La storia qui si divide in due parti. La prima riguarda un anziano avvocato ateniese, Andreas Lambrinos, principe del foro, personaggio a contatto con i massimi esponenti del potere ellenico, che vive una sua vita dedita agli studi giuridici. Sposato, per appartenenza di classe più che per amore, ad Eleni, con la quale conduce una sorta di vita coniugale da separati in casa, mentre la loro unica figlia ormai vive negli Stati Uniti. Una sera che la moglie lo lascia solo in casa per andare a una cena di amici, il professore, come veniva chiamato Lambrinos per le sue lezioni di giurisprudenza all’università, decide di recarsi nella sua casa per il week-end a Kifisià, e nei pressi, impaurita, come appena fuggita a un agguato, incontra una ragazza che lui ricovera nella propria casa. Chi è la misteriosa e conturbante ragazza che dice di chiamarsi Rea? Sta di fatto che il professore ne resta stregato, quasi invischiato dall’atteggiamento di lei che non disdegna le armi della seduzione pur dietro un apparente pudore. Finirà che quella notte, Rea dormirà nella casa del professore, mentre lui, piuttosto imbambolato, ritorna dalla moglie, alla quale, per la prima volta mente sul suo tardivo ritorno a casa.

Al mattino, il professore non vede l’ora di tornare dalla ragazza… e qui la storia, grazie anche alla grande capacità di Maris di interpretare i sottili moti dell’anima, come i caratteri e le situazioni, assume un’accelerazione che avrà diversi risvolti. Il principale del quale è che la ragazza non si chiama affatto Rea, bensì Olga Kasazoglu, sparita misteriosamente da due giorni da casa, come recita il titolo di tutti i principali quotidiani ateniesi. E proprio dal titolo a caratteri di scatola di uno di essi che Lambrinos vede il titolo e l’annessa fotografia della “sua” Rea, come continua a chiamarla. Olga, però, non è una ragazza qualunque, bensì l’orfana e unica erede dell’omonimo ricchissimo armatore, sposato in seconde nozze con la bellissima Rena, la quale, rimasta vedova dell’armatore, ha sposato un ambizioso quanto ambiguo tombeur des femmes. La sparizione della ragazza è legata forse agli interessi di chi vuole mettere mano sulla sua fortuna? Il professor Lambrinos si trova così implicato in un gioco più grande di lui, con la responsabilità per altro di aver ospitato a casa sua la ragazza ricercata da tutti. Ma a rendere pubblica la cosa ne andrebbe la sua reputazione, tanto più per aver nascosto la cosa anche alla moglie. Le cose precipitano quando il corpo della ragazza senza vita e con un proiettile in corpo viene trovato nella casa del professore. E qui mi fermo. Non senza però aggiungere che prende avvio qui la seconda parte del romanzo, tutta centrata sulle indagini dell’originale commissario Bekas, una sorta di orso sornione, caustico e di grande esperienza e pietà umana, protagonista di altri romanzi di Maris che speriamo di leggere ancora, quanto prima, in italiano.