Alberto Odone è nato e vive a Vercelli. Studia Economia Aziendale alla Bocconi e nel frattempo comincia scrivere. Nel 1996 è vincitore del Mystfest – Gran Giallo di Cattolica con il racconto “La lama e l'inchiostro”, pubblicato da Stampa Alternativa. Nel 1999 con la raccolta di racconti “L'uomo col Basco del Che”, è finalista al Premio Calvino. Nello stesso anno vince anche il premio Orme Gialle con il giallo storico “Opere e morte di Archiloco di Cirene”. Negli anni ’90 collabora con Rizzoli RCS Libri alla enciclopedia di scrittura creativa in fascicoli “Scrivere”. Nel 2002 pubblica il racconto “Inferno” in una antologia dell’editore Longanesi. Negli anni a venire pubblica altri racconti gialli con gli editori Guaraldi e Baroni. Nel 2009 è di nuovo finalista al Gran Giallo Cattolica e nel 2013 pubblica il racconto “Una vita sospesa” nella raccolta Giallo 24 del Giallo Mondadori. Nel 2015 è finalista al premio Grado Giallo con il racconto “Una maschera da Zombi”. Nel 2016 pubblica i racconti lunghi “L’uomo col basco del Che”, tratto dalla raccolta omonima, e “Prestige” con Delos Books – Delos Digital. Nel 2018 vince il Premio Tedeschi con il romanzo, ambientato sullo sfondo della Germania degli anni '20 del '900, “La Meccanica del Delitto” che ha per protagonista il Kriminalinspektor Kurt Meingast, un funzionario di polizia reduce di guerra afflitto da terribili mal di testa e amnesie che è chiamato ad indagare sull'omicidio di un criminale con una ragguardevole lista di precedenti.

L'autore ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto.

Senza indugiare oltre lascio quindi a lui la parola!

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Sono uno che ama leggere e che prova a raccontare qualche storia.

Come molti che, al giorno d’oggi, si occupano di narrativa la scrittura non rappresenta la tua occupazione principale.

Riferendoti alla tua esperienza personale puoi raccontare come riesci a conciliare quest’hobby con il tuo lavoro?

Sono un economista di formazione e mi occupo di rapporti con le imprese per un ente pubblico. Sono attività poco conciliabili. Finisce una, comincia l’altra. Per fortuna lavoro nella mia città e ho tempo libero a sufficienza.

Quali scelte ti hanno portato a scrivere un giallo storico?

L'hai fatto perché consideri l’ambientazione storica una cornice insolita o c’è dell'altro?

Mi piace molto fare ricerca e ci sono periodi storici, come quello che ho scelto per questo romanzo, che hanno potenzialità narrative maggiori di altri. Oltretutto lo Ieri è uno specchio in cui scorgere, a tratti anche più chiaramente, elementi dell’Oggi.

Hai ambientato il tuo romanzo dal titolo “La meccanica del delitto” sullo sfondo della Germania degli anni '20 del '900.

Che significato ha per te questo periodo storico?

La potenzialità degli inizi, di scorgere la tragedia nei suoi annunci, mentre è ancora in bilico. Nella repubblica di Weimar era già contenuta Auschwitz. E per un narratore cogliere le cose prima che si manifestino del tutto ha un fascino particolare.

Quanto di te è presente nel personaggio di Kurt Meingast?

Quanto di storico?

E quanto di inventato?

Quanto di me ci sia in Meingast non lo so dire. Indubbiamente lui ha un coraggio e una determinazione che io non possiedo. Quando l’ho concepito non lo conoscevo ancora bene, poi l’ho messo nella storia ed ha cominciato ad agire di testa propria. Credo che il seguito de “La Meccanica” lo voglia scrivere direttamente lui, mi ha minacciato col suo bastone animato.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col protagonista del tuo libro?

Lui tira di scherma, io giocavo a basket. Visti i brutti ceffi che deve affrontare gli è molto più utile la sua abilità che la mia.

A quale dei personaggi del tuo romanzo sei più legato e perché?

Con Meingast c’è un legame profondo, ma se devo escludere lui, sono affezionato alla ruvida purezza del sergente Benko.

Quali fonti hai usato per documentarti?

Diversi testi che parlano del periodo, fra cui “Hitler” di Joachim Fest e “La Repubblica di Weimar” di Walter Laqueur e poi il saggio di storia del cinema “Da Caligari a Hitler”.

Oltre ai libri che sicuramente avrai letto per documentarti quali altre letture fai?

Leggo di tutto, soprattutto narrativa ma anche saggi di storia, di scienza, di filosofia che mi fanno venire molte idee. La lettura di saggi è una cosa che consiglierei a chiunque si occupi di narrativa.

La meccanica del delitto” ha vinto il premio Alberto Tedeschi, massimo riconoscimento per la letteratura gialla italiana, del 2018.

Come ci sei arrivato e che opinione hai dei premi letterari?

Ero alla mia prima partecipazione e, per quanto la concorrenza sia sempre molto agguerrita, il Tedeschi è la sfida più ambita se vuoi praticare il giallo, il thriller, il noir e, la tentazione di misurarsi con un ostacolo così alto è stata forte. E poi c’è l’uscita sul Giallo Mondadori che è il massimo che un autore può chiedere. Sui premi in genere penso che occorra saper scegliere, sono un eccellente veicolo per farsi notare, ma l’Italia pullula di premi minori che non portano a nulla. Tedeschi, Gran Giallo di Cattolica, Premio Calvino e in generale quei premi che sono organizzati o patrocinati dalle grandi case editrici, il Giallo Mondadori è molto attivo in questo campo: gli esordienti dovrebbero orientarsi in quella direzione.

Pensi che in caso contrario il tuo libro avrebbe avuto una diffusione così capillare?

No. Il Giallo Mondadori ha un prestigio e una forza di penetrazione del mercato uniche.

Perché pensi, sempre che per te sia così, che la storia sia una materia che di per sé non riscuote molto interesse da parte del grande pubblico?

Gli italiani leggono poco, questo dicono le statistiche, ma fra quelli che leggono credo che la Storia sia una delle materie che riceve più attenzione. Di questi tempi in particolare poi, direi che la conoscenza della Storia ha un’utilità sociale.

Da romanziere ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo della scrittura?

Non sono all’altezza di dare consigli di scrittura. Solo suggerimenti dati dall’esperienza, come quello relativo ai premi.

Perché secondo te le trame gialle e misteriose sono tornate così in auge da colonizzare non solo romanzi ma anche altri media come fumetti cinema e televisione?

Nella vicende criminali ci sono due cose che suscitano interesse, la prima è il mistero, la seconda il fatto che nel delitto e nella sua genesi, le passioni umane sono spinte a un tale parossismo da traboccare anche su chi vi assiste, da contagiarlo, da spingerlo a guardare in se stesso in cerca di quella stessa folle scintilla. È il fascino dell’abisso.

C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

No. E poi sono più bravo a dare risposte che a fare domande.