Scilla: Ciao. Che piacere trovarci su queste pagine, Ory! E che strano parlarci in questo modo, dopo quanto tempo che ci conosciamo? Quindici? Sedici anni?

Oriana: Ho perso il conto, dada. Non costringermi a usare la calcolatrice, anche perché dovrei fare i conti col tempo che è passato e accettare il fatto di stare invecchiando! Però ti posso ricordare come ci siamo conosciute, e lo farò usando le parole di un piccolo racconto che conosci… 

"Alla scalinata ci arrivai grazie alla pioggia, ma anche grazie a un annuncio. Se mi seguite, vi mostrerò il luogo dove si svolge questa storia. I tetti rossi, le piazze medievali. Le vecchie osterie, i portici, i grandi parchi. E le torri. Non solo quelle sbilenche in fondo a via Rizzoli, ma anche quelle nascoste nelle vie strette e vecchie della città. C’è Piazza Maggiore, da un lato, con un mimo, un uomo con la chitarra e la sua moto, un ragazzo che fa volteggiare le clave in aria. Sono le sette di sera, fra un po’ calerà il buio e sulla piazza si accenderanno le luci calde che l'avvolgeranno in un'atmosfera senza tempo, in cui sembrerà di galleggiare. Più avanti, invece, c’è via Rizzoli; in fondo le due torri, e sotto le due torri la Feltrinelli. Una donna seduta alla panchina aspetta qualcuno, una vecchietta vende sacchetti profumati di lavanda. Quella che vedete all’angolo con via Zamboni, la ragazza con i capelli neri, la maglietta verde e la collana colorata, intenta a leggere gli annunci appesi al muro e che cerca riparo dalla pioggia, quella sono io. Ho appena staccato un annuncio di un corso di teatro. L'indirizzo sull'annuncio porta a un cortile nascosto, in un strada del centro di Bologna. In fondo al cortile c’è lei: una scalinata piccola, un po’ sporca. Niente di che, solo una comune scalinata."

Scilla: Quella scalinata! Quella che portava alla scuola di teatro dove ci siamo conosciute. È stato l'inizio di un'amicizia che per me è preziosissima. Ma anche di una bella sinergia artistica, vero? Se il teatro lo ha dimostrato, per dieci anni, anche nella scrittura funzioniamo bene. Ti ricordi come abbiamo iniziato a scrivere insieme? Ci sono sempre piaciute le stesse storie, alla fine, e gli universi che ci affascinavano si sono sempre somigliati. Mi ricordo una sera – nell'intervallo durante le prove di uno spettacolo sull'Orlando Furioso, mi pare – ci siamo guardate in faccia come se fossimo state due stupide a non pensarci prima: "tu scrivi delle storie, io scrivo delle storie, mettiamole insieme così facciamo ancora più storie". Più o meno è andata così. Abbiamo iniziato con un blog su Splinder, una vecchia piattaforma ormai defunta e scomparsa con tutto quello che ci avevamo caricato sopra. O quasi tutto. Non è così che è nato Lupercalia?

Oriana: Lupercalia. Tuttora il progetto su cui credo di più. Non voglio, per scaramanzia, parlare di questa saga, ma non posso non ricordare con nostalgia e affetto il primo abbozzo su Splinder e, poi, il gioco di ruolo ispirato all’universo che abbiamo creato. Una parentesi felice, non trovi? Un gioco di narrazione in cui, oltre ai rapporti umani instaurati con gli utenti, abbiamo avuto modo di imparare tantissimo sulla scrittura, sulla ricerca storica e sulla sua rielaborazione in chiave fantasy e di fanta-politica. Tornando alla nostra amicizia, mi rendo conto di pensare a te come punto di riferimento anche quando scrivo singolarmente. So che per i consigli e le critiche ci sei sempre.

Scilla: Quando scrivo da sola, anche io so che ho in te un'attenta lettrice. Io me ne sono stata in silenzio per un po', ultimamente, sistemando un paio di cose, ma non ho smesso di scrivere. Adesso sono in ripresa e ho in mano qualche progetto di giallo e due thriller. Uno è un racconto breve, l'altro è decisamente più corposo: insomma, tra poco avrai da leggere. Senza contare che sono sempre stata una grande amante dei mostri, delle storie di mostri e di quello che è mostruoso. Voglio vedere cosa succede a impastare un po' le cose. Ma anche tu sei al lavoro, no?

Oriana: Sì. Adesso ho un grosso progetto per le mani. È un giallo, e ha una tematica molto forte. Un altro progetto, a cui tengo molto, è quello in cui mi sono impegnata con dei ragazzi originari del mio paese, di cui ho apprezzato la genuinità, l’amore per l’arte e l’entusiasmo. È la storia di Young Corbett III, un pugile originario di Rionero in Vulture, campione del mondo. Ho scoperto, solo dopo aver accettato l’incarico di sceneggiatrice, che è un mio parente. Mio zio mi ha mostrato le sue foto, sbiadite dal tempo, e mi ha raccontato la sua storia: un tuffo al cuore. Quindi non solo farò la sceneggiatura, ma mi impegnerò in un romanzo che racconterà l’emigrazione della mia famiglia in America e dell’ascesa di questo famoso pugile. E poi c’è un altro progetto con te, dedicato ai bambini… ma sto divagando.

Scilla: Progetti e scrittume vario, però, alla fine ci siamo trovate tutte e due al lavoro qui. Cominciamo dall'inizio con la domanda più semplice, allora. Ory, cosa ti ha spinto a dare il tuo contributo alla collana Delos Passport?

Oriana: I viaggi sono la mia passione. Io e mio marito staremmo sempre con la valigia in mano, se fosse possibile, e i nostri figli hanno collezionato più timbri di noi sul passaporto. Abbiamo vissuto per un po’ di mesi in Sudafrica e ora stiamo programmando il trasferimento in Belgio. Insomma, ci piace uscire dai confini. Lo spirito di Delos Passport è proprio questo: mettere un timbro su un passaporto virtuale, semplicemente leggendo della buona narrativa. E non si ferma qui. Un’altra cosa che conosci di me è il mio interesse per l’attualità, per le questioni sociali forti, non a caso il segno più indelebile della permanenza in Sudafrica è stato la questione del post apartheid.  Delos Passport offre un viaggio in un determinato luogo, sbattendoci nella realtà sociale e culturale di quel luogo, a volte crudele, senza la patina della guida turistica. Io ho scelto l’estremo nord, il circolo polare artico. La Russia. Tu la Grecia. Non ti nascondo che non mi ha per niente sorpreso l’ambientazione greca del tuo Delos Passport. So cosa rappresenta per te.

Scilla: La Grecia per me è una seconda casa. Pensando a un luogo che raccontasse una storia, anche se il ventaglio di possibilità era enorme e variegatissimo, non ho potuto scegliere davvero. La terra di Grecia ha la pessima abitudine, con me, di lanciare un po' il richiamo delle sirene. È piena di dei, di mostri e di eroi, anche adesso. In questi ultimi anni e giorni, intendo. E sono gli stessi che hanno plasmato l'Italia, senza scampo. Eppure non è una terra ferma lì, in un tempo antico. Si muove, vive e soffre come tutto il resto del mondo, ovviamente.  Lo fa, però, in un modo che a me sembra più vivido e mostruoso. Anche ad andarci adesso, te lo giuro, gronda di storie antiche, profumi e colori che assomigliano a quelli di un'infanzia lontana. Una volta ho incontrato Zeus ed Hera: in quest'epoca lavorano insieme in un autonoleggio ad Atene. Il meglio è stato quando ho tamponato il tizio davanti a me con una delle loro auto. Non te lo racconto adesso, però.

Delos Passport n.4 e n.5
Delos Passport n.4 e n.5

Oriana: Credo che dovrai darmi il recapito di questo noleggiatore.  Anche io voglio una macchina in prestito da Zeus, la prossima volta che metterò piede in Grecia. A ogni modo, mi fanno sorridere le scelte dei nostri Delos Passport. Nemmeno ci fossimo messe d’accordo, tu hai scelto un posto dietro l’angolo, una delle culle della nostra civiltà; io i confini del mondo. Baba Jaga è ambientato a Murmansk, una città incastrata tra i ghiacci del circolo polare artico. A me il ghiaccio affascina, tanto quanto il fuoco, e non sto facendo pubblicità occulta a Martin. L’idea di un luogo freddo, bianco, ovattato dalla neve che scende rada mi mette calma. E poi questi sei mesi di buio, dove tutto si sospende. Un po’ come l’ora pomeridiana greca, o meridionale in generale, no? Un momento in cui tutto galleggia, surreale.

Scilla: Se penso alla Russia, anche se non è esattamente la cosa che più corrisponde alla realtà, non posso fare a meno di immaginare la Grandemadrepatriarussia: il KGB e i servizi segreti, la guerra fredda e il Soldato d'Inverno. Lo so, problema mio. Però dici "Russia" e io penso alla spy story. Sfogliando Baba Jaga, però, ho visto che forse non mi sono allontanata troppo neanche dal tuo immaginario. Baba Jaga è un thriller e un po' spy story di sicuro. Tu perché hai scelto questo genere?

Oriana: Per due motivi. Il primo è che ormai ho fatto il callo al giallo e al thriller. Il secondo è che un giorno mi sono ritrovata tra le mani un articolo che parlava di Murmansk e dello smantellamento della Lepse, la motonave protagonista di Baba Jaga: tutto aveva i contorni di un perfetto thriller, quindi il genere è venuto da sé. E poi lo ammetto, anche nel mio immaginario la Russia ha la faccia del Soldato d’Inverno. Sotto gli occhi di Pericle, invece, ha delle connotazioni fantastiche. Ho apprezzato molto in modo in cui hai unito la questione spinosa dei migranti col mito.

Scilla: Siamo in un periodo storico di tumulti. Anche se terribili, i tumulti portano sempre con sé il germe di qualcosa di nuovo. Quando succede questo genere di cose nel mito, è il momento in cui cominciano a muoversi gli dei. In particolare c'è un dio che si mette in cammino quando le persone devono piegare il ginocchio a terra, quando hanno i polsi stretti dalle catene o sono costretti a stringere i denti per non contravvenire alle leggi di un dittatore sanguinario: Dioniso è il "dio straniero" che viene a scandalizzare con la sua diversità e a rialzare i caduti. Qualunque sia la terra, Dioniso è l'immigrato; qualunque siano le leggi vigenti, le rompe con la sua sola presenza; chiunque siano i potenti, Dioniso li ha in antipatia. Come si fa a non amare un dio così? Euripide racconta ne Le Baccanti di come Dioniso sia venuto con le tigri e le pantere ad affrancare le donne di Atene dalla schiavitù di uomini che avevano perso il contatto con la libertà. Ho cercato di portare Le Baccanti ai giorni nostri, in una Atene di qualche anno fa, in cui gli stranieri giungono stremati, sono soggiogati dal potere politico, ma sostenuti dagli ateniesi. Dioniso arriva proprio Sotto gli occhi di Pericle e fa quello che fa un dio rivoluzionario.  

Ti ho già detto che devi leggere American Gods? Devi guardare anche la serie, di sicuro, ma leggi anche il libro, Ory. Devi assolutamente: Gaiman ha questo modo di parlare delle divinità antiche nel mondo di oggi che riempie di terrore e dolcezza. Lo adorerai. Anche tu hai usato il mito, per fare parlare la terra di cui racconti: Baba Jaga è un personaggio delle fiabe russe molto particolare, no?

Oriana: Ti prometto che leggerò il libro e guarderò la serie. Anche perché se me lo chiedi così, devo farlo per forza (che il lettore sappia che me lo sta ripetendo da qualche settimana, ormai, a ritmo cadenzato). Comunque sì, nel mio racconto viene citata la Baba Jaga, una vecchia strega delle fiabe russe che vola su un mortaio e cancella i sentieri nei boschi con una scopa di betulla d’argento. Ha una casa che si muove su zampe di gallina e con una porta che non rivela la sua posizione finché non dici la frase magica. Ti ricorda Il Castello errante di Howl, vero? Nel mio racconto, dicevo, un libro di fiabe della Baba Jaga è al centro di un fitto mistero e rappresenta l’infanzia perduta della protagonista. A parte il mito e le fiabe, però, entrambi i nostri racconti si muovo in una realtà cruda e controversa. È, dopotutto, lo spirito di Delos Passport. In realtà credo che sia lo spirito della scrittura in generale: io leggo molte riviste di attualità e c’è sempre un articolo che mi fa pensare “dovrei scrivere di questa roba”. Immagino sia così anche per te.

Scilla: La favola, la leggenda e il mito raccontano sempre cose vere, ma lo fanno con linguaggi diversi. La realtà di cui ho voluto raccontare, dietro l'arrivo di Dioniso, è quella dei profughi di guerra. In Grecia arrivano in gran parte profughi siriani che attraversano i confini della Turchia. Se da parte della popolazione greca, "dal basso", la solidarietà è grande, "dall'alto" delle organizzazioni governative si è assistito negli ultimi anni a una vera e propria caccia di immigrati senza documenti. Una delle operazioni più criticate è quella conosciuta  come la "Xenios Zeus". La polizia greca aveva il compito di spedire i profughi nei centri di identificazione ed esplulsione. Questo era il nome ufficiale, ma si trattava di carceri vere e proprie in cui uomini, donne e bambini ricevevano trattamenti disumani. L'operazione "Xenios Zeus" è stata definita un insulto alla storia e alla cultura stessa della Grecia:  Xenios era infatti la divinità dell'accoglienza, il protettore degli stranieri. La filoxenia, l'ospitalità, era considerata sacra. È un argomento spinoso in cui muoversi con delicatezza. Ho cercato solo di raccontarlo in una storia. Tu ti sei ispirata a qualcosa di diverso, ma non meno difficile, no?

Oriana: Sì. Come ti dicevo prima, un giorno ho letto un articolo sulla Lepse, un nave sul cui smantellamento Europa e Russia stavano litigando da un sacco di tempo. Per fartela breve, sulla Lepse erano stoccati i combustibili spenti dei sottomarini nucleari dell’ex Flotta del Nord, quindi barre di plutonio e uranio e altre scorie radioattive. Il motoscafo versava in condizioni terribili e alcune scorie stavano fuoriuscendo dallo scafo rotto. Il punto, però, non è solo la Lepse. L’intera Murmansk è piena di materiale radioattivo: in pratica è la pattumiera delle scorie nucleari della Russia, un vero cimitero atomico. Facendo delle ricerche ho scoperto che tutto questo materiale è soggetto a furti per il mercato nero, soprattutto per la realizzazione di bombe sporche. La facilità con cui i ladri hanno accesso a questo materiale è quasi imbarazzante. Ed è proprio in furto di questo genere che si trova invischiata Anja, la protagonista di Baba Jaga. A proposito, abbiamo entrambe delle protagoniste femminili.

Scilla: Ho tre voci femminili, nella mia storia. Ti dicevo prima che Dioniso viene ad Atene, nella storia di Euripide, per rendere libere le donne. È sempre stato un dio che le ama alla follia le donne, quello lì, in una società in cui erano poco più che madri mute. Il popolo femminile è la bocca senza bavaglio e il braccio armato di Dioniso stesso.

La prima voce che apre la mia storia è quella di Ariadne, una ragazza della Atene dei giorni nostri. Ha in comune il nome con la principessa cretese, Arianna in italiano, che viene sedotta da Teseo, l'uccisore del Minotauro. Viene caricata sulla nave dell'eroe e poi abbandonata sulla prima isola lungo la rotta. Mentre dormiva, no? Così. Senza neanche un ciao. La principessa cretese viene trovata proprio da Dioniso, nel mito. Non è un caso. Anche la Ariadne dei giorni nostri, sottomessa e spaventata, ha un faccia a faccia con il dio.

La seconda voce è quella di Zoe, la migliore amica di Ariadne, che lavora per proteggere i profughi in un centro autogestito in Piazza Syntagma. La terza è quella di Nur, una bambina siriana per la quale un bambino umano e un bambino divino non hanno alcuna differenza, se sono compagni di gioco. Sono tutte e tre prigioniere di catene personali. Dioniso non viene a liberarle, così come non libera le Baccanti di Euripide: lui le sfiora e le donne si liberano da loro stesse.

Anche la tua Anja camminerebbe al fianco di Dioniso, poco ma sicuro.

Oriana: Direi di sì. Le starebbe particolarmente simpatico. Io ho una sola protagonista femminile, che si muove in un mondo maschile. Anja, appunto, che vive con un tormento: quello di aver visto morire suo padre di leucemia fulminante, e di avere di lui un ricordo sbiadito, freddo, fatto di assenze e litigi. L’unico ricordo davvero caldo è quello di lui che, da piccola, le legge le favole della Baba Jaga. Anja, a un certo punto, si ritrova coinvolta in un furto di materiale radioattivo dalla Lepse che, alla fine, la riconcilierà con la figura paterna. La storia di Anja rispecchia l’estremo nord: sei mesi di buio e poi, finalmente, il giorno, la liberazione. Non posso dire altro, ovviamente, ma anche Anja in un certo senso viene toccata da Dioniso e liberata dal suo passato e dai segreti paterni che la tormentano. Ai lettori adesso non resta che leggere, la mia e la tua storia. Buon viaggio!

Scilla Bonfiglioli

SOTTO GLI OCCHI DI PERICLE

Pagine (stimate): 48

Data di uscita: 02/05/2017

Editore: Delos Digital

Collana: Delos Passport n. 4

Formati: Epub, Kindle

Prezzo: Euro 1.99

Tutte le informazioni: http://delos.digital/9788825402001/sotto-gli-occhi-di-pericle

Oriana Ramunno

BABA JAGA

Pagine (stimate): 54

Data di uscita: 23/05/2017 

Editore: Delos Digital 

Collana: Delos Passport n. 5

Formati: Epub, Kindle 

Prezzo: Euro 1.99 

Tutte le informazioni: http://delos.digital/9788825402261/baba-jaga

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