Nella Milano degli anni Cinquanta…

Milano 1956. Al centro della storia Il dottor Zivago di Boris Pasternak, tradotto da Cesare Paladini Sforza per la Feltrinelli. Che viene ucciso con un taglio alla carotide (si tenta di far credere ad un suicidio). Dietro l’assassinio il regime comunista a cui lo scrittore era inviso?. O che altro?.

Materia scottante per il vicecommissario comunista Ofelio Guerini, intrappolato nelle sue credenze politiche in un momento cruciale della Storia (la Guerra Fredda, la rivolta ungherese, la crisi di Suez). Nato nel 1922, 34 anni, sposato da otto con Maria, trasferito a Milano da Ferrara nel maggio 1948, corpaccione freddoloso, timidissimo, lento a carburare, malinconico (Maria tenta sempre di svegliarlo), tifoso del Milan, gli piacciono certe definizioni come “Democrazia popolare”, “Dittatura del proletariato”, “Lotta di classe”, fedeltà assoluta all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, scarsa simpatia e notevole sospetto verso la rivolta ungherese. Cinque ingredienti fondamentali per il suo lavoro: fantasia, intuito, pregiudizio, memoria e analisi. Cinque ingredienti che gli saranno necessari per risolvere il delitto.

Indagine a tappeto, soprattutto tra i collaboratori della casa editrice, vedi una certa Anna Tricella che lo affascina (“Risveglia nella sua indole uno sfarfallio nel cuore…”) e altri che hanno avuto un rapporto stretto (anche in quel senso) con il suddetto Paladini Sforza. Indagine, dicevo, mentre il suo ménage con Maria sta cambiando, gli tiene testa, ribatte, contesta, non è più remissiva, attratta dal bel giovane barista Moreno.

La figura di Ofelio viene costruita lentamente aggiungendo tassello su tassello alla sua complessa personalità attraverso l’incontro con certi personaggi. Per esempio l’erudizione pomposa dell’amico professore Aurelio Valmassi lo rafforza nella sua convinzione che “l’intelligenza è una virtù scarna, essenziale, da impiegare senza fronzoli e lustrini.”, mentre con Oreste Palmieri intavola discussioni sull’URSS che lo rendono meno granitico.

Comunque il problema principale è quello di risolvere il caso. Difficile. Dubbi, rovelli, la politica che vuole sempre intervenire anche dai piani alti, personaggi equivoci che cercano di depistarlo. Dietro l’omicidio il potere russo (il libro di Pasternak scredita il regime) o, addirittura, gli americani per far cadere la responsabilità sui sovietici? O, ancora, una guerra economica fra case editrici?. E chi era la persona che si recava con una certa frequenza a casa di Paladini Sforza con un impermeabile e un cappello in testa?.

C’è, però, in tutto questo qualcosa che non quadra per l’istinto, “il proverbiale istinto di Guerini”, fino a quando una fugace intuizione è seguita dalla classica luce che si accende: un leggio, un anello, e certe forchette che…Ci siamo.

Scrittura ariosa che avvolge e scava soprattutto il personaggio principale dentro un momento storico difficile, dentro un’atmosfera di sospetti e di inquieta umanità, fatta di slanci e di incertezze, illusioni e disillusioni. La politica, la cultura, le problematiche della vita quotidiana. Con un pizzico di ottimismo finale.