Robot 79

E’ possibile presentare una rivista di fantascienza come questa soltanto da un paio di racconti? Possibile, possibilissimo se ne sei stato rapito. Spunti veloci.

Partiamo dal primo La figlia del fabbricante di slitte di Alastair Reynolds.

Katrin, la figlia del fabbricante di slitte, sedici anni con lentiggini, ha un bel carico da portare, fra cui due teste di maiale, alla vedova Grayling. Una strega, dicono. Vita dura la sua. Soprattutto con un certo disgustoso Garrett che cerca di approfittarsene (in quel senso) ancora una volta. Dalla “strega” riceve una specie di braccialetto con una impugnatura. Dell’Uomo Alato caduto dal cielo con una lunga coda coperto da un’armatura calda. C’è stata una guerra di uomini contro “sferraglianti”, costruiti per fare il lavoro dei primi. Bramavano di prendere essi stessi il potere. Con il braccialetto si invecchia più lentamente e ci si sente più forti. L’inverno. Il Disgelo. Il cielo che imbrunisce. I corvi. Ce n’è uno da solo. Katrin vorrebbe provare l’arma contro di lui. Ci proverà?…

Ed ora l’ultimo, proprio in fondo alla rivista, Pechino pieghevole di Hao Jingfung.

Lao Dao da Ping Li. E’ povero. Vive nel Terzo Spazio. Ha bisogno di soldi per iscrivere la figlia a due mesi di scuola materna e il suo amico può aiutarlo a spiegargli  come andare nel Primo Spazio. Deve recapitare un messaggio. Possibile entrarci mentre il terreno ruota durante il Cambiamento è la risposta, dopo la quale Ping Li va a dormire nel letto a bozzolo che rilascia un gas soporifero. Inizia il Cambiamento, il mondo si rovescia, la città di Pechino si piega. Ecco Lao Dao arrivare da Qin Tian nel Secondo Spazio che vuole mandare un regalo alla donna di cui si è innamorato del Primo Spazio. Incontro con la ragazza che sta già, però, con un altro. Accetterebbe del denaro per dire una bugia all’innamorato?. Dubbio, ma i soldi servono per la figlia trovata nel luogo in cui lavora. E’ però riconosciuto, lì non ci può stare. Aiutato da un pezzo grosso. Economia, crescita e disoccupazione. Meglio farli dormire gli uomini. Finale con delicato tocco di sentimento.

La fantascienza, ho imparato da perfetto neofita, a volte è più incisiva del più crudo realismo. Il mondo, seppure diverso, alla fin fine non cambia: violenza, sopraffazione, la guerra. La ribellione dei robot solo un’invenzione?. E poi i tre Spazi, tre condizioni di vita diverse in una società, le distanze fra classi sociali, il tentativo di affermarsi, di stare meglio, di migliorare la propria esistenza. Il potere, il denaro insieme al  riscatto del sentimento, dell’umanità che ancora vive nella gente più semplice e più povera. Forse c’è ancora una speranza per noi mortali. Un senso di straniamento, di inquietudine e mistero circola brividoso nei due racconti.

E ora, scusatemi (anche per le notazioni ingenue) ma devo continuare la lettura. Mi aspetta ancora un bel po’ di roba. Gli altri racconti di Diego Lama, Samuele Nava, Ilaria Tuti, Manuel Piredda e Luigi Calisi. E poi l’intervista, la polemica, la critica.

Se il buon dì si vede dal mattino…