«Lo “stato fallito” è un concetto chiaro: quando uno stato è frazionato come questo, in cui le istituzioni sono altamente corrotte – e nel caso della polizia abbiamo una struttura di potere che opera come fosse un cartello –, allora stiamo parlando di uno stato che non ha capacità di reazione. Quando vedi che si contano migliaia di omicidi impuniti, che continuano a succedere e che nessuno indaga a riguardo, allora vuol dire che c’è uno stato che non ha la capacità di garantire la vita e la sicurezza».

Sono diversi i motivi per cui bisogna leggere Narcoguerra. Cronache dal Messico dai cartelli della droga, scritto da Fabrizio Lorusso (Ed. Odoya), e la curiosità o l'amore per il Messico è uno degli ultimi. In realtà, attraverso questa vera e propria enciclopedia sul narcotraffico contemporaneo in Messico che è frutto di anni di lavoro, oltre ad approfondire una realtà solo apparentemente lontana, scoprirete come funziona il mercato della droga non soltanto in quest'area del mondo, ma anche dietro casa vostra, tenendo conto che i traffici illegali stanno subendo un processo di globalizzazione proccupante e insidioso. Inoltre questo volume è ricco di numeri, dati, interviste, testimonianze, immagini, inserite sempre nel narrato con maestria, senza ridondanze: un documento di 416 pagine che vi faranno procedere in una lettura spedita e decisa a scoprire le interconnessioni tra droga, illegalità, violenza, fatti di cronaca.

Nell'interessantissima prefazione, Pino Cacucci elogia l'intento di questo lavoro di Fabrizio Lorusso, un pioniere – penso al suo precedente saggio Santa Muerte. Patrona dell'umanità (Stampa Alternativa): un unicum, senza dubbio, in Italia, il primo libro che ha trattato approfonditamente il culto della Santa Morte. Lorusso – giornalista, traduttore, professore all'Università del Messico – anche in questo colossale lavoro prosegue sulla scia di un'attività che si è sempre distinta per l'attenzione verso l'America Latina e i suoi problemi. Ecco cosa dice di lui Pino Cacucci:

«Leggendo i coraggiosi scritti di Fabrizio Lorusso (coraggiosi per il semplice e spietato fatto che lui, lì, ci vive e si espone alle eventuali conseguenze) riconosco me stesso come ero trent’anni fa: lodevole donchisciotte che, penna – o tastiera – in resta, affronta i mulini a vento dei todopoderosos di sempre, di ieri e di oggi… E in fin dei conti, oggi, mi appare come un’illusione il tentativo di informare gli altri sulla realtà, perché la sensazione è che tutti (be’, quasi tutti) se ne freghino, della realtà. Quindi, è un’utopia. Ma cosa saremmo, senza illusioni e utopie?».

Questo libro si fa leggere in diversi modi. O tutto di un fiato o con pazienza e dovizia, sottolineando e rileggendo i passaggi più importanti, o setacciando i capitoli che vi interessano. E allora potrete saltare da temi come la terribile strage degli studenti in Messico a capitoli dedicati alla cocaina, ai desaparecidos, al marciume di governi collusi, perfino ai femminicidi (e qui ricordiamo che il Messico è uno stato tristemente colpito: come leggerete nel testo, già nel 2003 si parlava, infatti, di oltre 300 femminicidi e 500 sparizioni per motivi di genere: le cifre sono più che raddoppiate in questi ultimi anni). Infine potrete divertirvi a curiosare i lessemi di un narcoglossario, in chiusura, molto pittoresco. Dove scoprirete, ad esempio, che cos'è il Perico o Polvo«(lett. pappagallo o polvere) striscia di cocaina o cocaina in generale. Altri termini usati in spagnolo: el alacrán (lo scorpione), la blanca (la bianca), blanca nieve (biancaneve), harina (farina), nieve (neve)».

Bellissime, infine, le pagine dedicate a Ricardo Ravelo, un giornalista messicano specializzato in temi di sicurezza e narcotraffico, intervistato dall'autore nel 2014, la cui voce riportiamo in parte, a sintetizzare una situazione molto complessa che questo libro va a scandagliare nella sua totalità:

«La situazione caotica che vive il Paese è prodotto di un insieme di problemi, un problema multifattoriale che, però, ha le sue cause nell’indebolimento della struttura dello stato, nella corruzione politica, nel vincolo tra gli uomini di potere e certe strutture del crimine organizzato. Parallelamente, nel Paese la situazione economica degli ultimi dieci o venti anni è stata molto instabile e si sono create condizioni di povertà e abbandono sociale che hanno portato molta gente, per disgrazia, a organizzarsi per fini illegali. Di ciò se ne sono approfittate le organizzazioni criminali, che hanno trovato le condizioni perfette per potersi evolvere.

[...]

Tutta la polizia, al posto di essere al servizio della società, è finita al servizio del crimine organizzato. Si sono create “buste paga” parallele: ai poliziotti non bastava più il salario statale, e allora allo stesso tempo ne riscuotevano un altro dalla criminalità organizzata, cosa che succede ancora oggi. Cominciò a interessare maggiormente loro dare protezione al delitto, alla vendita di droga e alle attività omicide dei sicari, in cui sono coinvolti, e sequestrare persone, non più arrestarle, per portarle alle casas de seguridad, ai luoghi di prigionia, per interrogarle, estorcere informazioni e poi ucciderle. Quindi s’è generata un’orgia di violenza nel Paese, s’è perso il controllo».