Andrea Franco nasce a Ostia Lido il 13 gennaio 1977.

Per Mondadori ha pubblicato numerosi articoli e racconti.

Diversi sono i suoi scritti anche in formato digitale.

Su tutti: “Lo sguardo del diavolo”, la vera storia del Serial Killer Jeffrey Dahmer, la serie “Scrivere Fantasy” (Delos Digital), “1849 – Guerra, delitti, passione” (Delos Digital, 2014) e “Fata Morgana” (Delos Digital, 2015), scritto a quattro mani con Enrico Luceri.

Il romanzo cartaceo della serie con Monsignor Verzi, dal titolo “L’odore dell’Inganno” uscirà invece, nel corso del 2015, presso la collana Il Giallo Mondadori.

Con lo pseudonimo Rey Molina pubblica dal 2013 per Segretissimo le vicende del personaggio El Asesino di cui sono usciti due storie lunghe “Confine di Sangue” nel 2013 e “Protocollo Pekić” nel 2015 e alcuni racconti.

Per Delos Digital ha da poco iniziato a proporre una serie di saggi dedicati all’opera lirica: “Andiamo all’Opera”.

Ha vinto nel 2013 il Premio Tedeschi Mondadori con il giallo storico “L’odore del peccato”.

Proprio riguardo a questo lavoro ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto.

Quindi senza indugiare oltre lascio a lui la parola!

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Nasco a Ostia, classe 1977.

Ho tante passioni: i libri, lettura e scrittura, la musica, Elton John e Opera Lirica su tutto, il pianoforte, la Ferrari e la Formula 1, il whisky.

Mi piace essere sempre in movimento, con mille impegni e giornate pienissime.

Ho un sogno immenso nel cassetto.

Il cassetto per ora è socchiuso, spero di poterlo spalancare, prima o poi, e abbracciare quel sogno.

Hai ambientato il tuo romanzo giallo dal titolo “L'odore del peccato” sullo sfondo della Roma papale di metà '800.

Questo perché consideri l’ambientazione storica una cornice insolita o c’è dell'altro?

Cosa ti ha spinto a servirti di questo genere?

Mi piace molto ambientare storie in epoche del passato.

Crea un’atmosfera particolare, mi permette di unire la Storia, quella vera, alla storia, quella che creo, inserire la fantasia in un tessuto reale che vai piano piano a ricostruire, tra personaggi fittizi, Verzi e seguito e personaggi realmente esistiti, Pio IX, il Ciceruacchio, ecc.

Quanto di te è presente nei personaggi di questo libro?

Quanto di storico?

E quanto di inventato?

Di me, nei miei romanzi, c’è sempre tanto.

Nei pensieri dei personaggi, nel modo in cui vivo le emozioni e cerco di tramutarle in parole che le restituiscano così come le sento.

Monsignor Verzi, benché appartenga a un mondo molto diverso dal mio – sia per credo che per periodo – porta avanti molti miei pensieri, ha la mia determinazione, i miei dubbi, la mia curiosità.

Lo storico è la colla che tiene tutto assieme.

Nel mio libro non c’è solo qualche descrizione per dare l’idea che si sia nel XIX secolo.

C’è anche la Storia, quella vera, nella quale faccio scivolare la mia.

C’è quindi l’elezione di Pio IX e l’intrigo legato a chi non lo voleva papa, c’è più di qualche accenno a quanto di bello e spesso poco conosciuto c’è da scoprire, come la pietra scellerata o la passatella – nel romanzo che verrà.

Il resto è inventato, ovviamente.

Diciamo che c’è un 20% di Storia e il resto è finzione che si cala senza storpiare nulla nel tessuto reale.

Idealista, poco amante dei soprusi, difensore di deboli e oppressi.

Queste caratteristiche di monsignor Attilio Verzi, protagonista del volume “L'odore del peccato”, sono proprie anche dell'uomo Andrea Franco?

C’è molto, naturalmente.

Anche se a volte lui è più buono e diplomatico di me.

C’è la mia voglia a fare sì che le cose vadano come penso che debbano andare.

Non dico che il mio pensiero sia giusto, semplicemente che nella vita ritengo giuste determinate cose e le perseguo con determinazione.

Lo stesso vale per Verzi, che vuole un mondo migliore, secondo i suoi parametri, e cerca di ottenerlo, benché la vita di tutti i giorni lo costringa, suo malgrado, a dei compromessi.

Per quanto riguarda me, non c’è una vera e propria volontà a difendere i deboli, ma quella di attaccare i prepotenti, senza i quali i deboli non dovrebbero preoccuparsi.

Cambia solo l’approccio, magari non il risultato.

Tutti i lavori della serie con Monsignor Verzi sono ambientati prevalentemente a Roma.

Questo perché vivendoci è una città che conosci o c'è dell'altro?

Scrivi di quello che conosci.

È una regola fondamentale.

Dovendo scegliere una città per i miei romanzi storici, perché andare altrove quando già abito in un luogo che da solo si presta a mille scenari diversi e meravigliosi?

E poi mi serviva un posto con certe caratteristiche, sia politiche che storiche.

Roma non solo è il luogo in cui vivo, grande sforzo dire questo per me, visto che il mio paese è OSTIA… ma è un discorso lungo!

È anche lo scenario perfetto per queste storie che volevo raccontare.

Quali fonti hai usato per documentarti?

Tutto nasce dai libri.

Anni fa comprai un bellissimo volume sulla seconda repubblica romana e mi innamorai di luoghi ed eroi di queste vicende.

Quando ho dovuto scegliere un periodo per questo nuovo personaggio, monsignor Verzi, ormai il periodo aveva scelto me.

Le fonti principali sono i tomi sul momento storico e anche sui protagonisti dell’epoca, Mazzini, Garibaldi, Pio IX, Ciceruacchio…

Poi integro con informazioni rapide che trovo in rete.

La pietra scellerata l’ho scoperta cercando chiese su wikipedia, per esempio.

Mi ha affascinato e l’ho voluta/dovuta inserire.

Oltre ai libri che sicuramente leggerai per documentarti quali altre letture fai?

Amo molti generi letterari.

Fantasy, fantascienza, gialli e thriller storici e mainstream.

Citando alcuni autori… Asimov, Tolkien, Baricco, Follett, W. Smith, McBain, Simmons, Eddings, Eco, Salgari e via dicendo.

Un po’ di tutto, insomma.

Non è il genere ad attirarmi, ma il bel libro.

Perché pensi, sempre che per te sia così, che la storia sia una materia che di per sé non riscuote molto interesse da parte del grande pubblico?

Perché è insegnata male nelle scuole.

La storia viene proposta come una serie di nomi e date, in modo asettico.

Se venissero presentati i personaggi, i pensieri, i contrasti, le dinamiche, allora sarebbe tutto molto più affascinante.

Studiando per questi romanzi ho conosciuto personalità meravigliose, che mi hanno fatto emozionare per il semplice fatto di essere esistite, ma che a scuola non compaiono mai.

Prendete Angelo Brunetti, detto il Ciceruacchio, per esempio.

Mitico, superbo, incredibile.

Andate a curiosare, vedete che spessore dà alla Storia.

O ancora Colomba Antonietti, il modo in cui ha vissuto e in cui è morta, gridando “viva l’Italia!”.

Ecco, all’insegnamento della Storia mancano i personaggi.

Siamo NOI, la storia, noi che siamo vivi, non possiamo ridurla a date ed eventi.

Da romanziere ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo della scrittura?

Di leggere tantissimo, ovviamente, di non dare mai per scontato di essere dotato e bravo, perché è il primo passo verso l’insuccesso.

Di avere pazienza e tenacia, perché è un mondo difficile e gli spazi sono quasi nulli.

Ma solo chi ha talento, tecnica, determinazione, pazienza, fortuna e tanto altro ancora, arriva in alto.

Lasciate da parte anche una sola di queste cose e non funzionerà.

Sappiate, che scrivere è faticoso, non è un passatempo.

E che quando vi dicono che il vostro romanzo non va bene, non è un complotto contro di voi.

Non va bene davvero.

Cercate di capire come e perché e miglioratevi.

Tutti noi dobbiamo farlo ogni giorno.

Perché secondo te le trame gialle e misteriose sono tornate così in auge da colonizzare non solo romanzi ma anche altri media come fumetti cinema e televisione?

Perché appassionano, sono una sfida, un modo di evadere rilassandosi e allo stesso tempo rimanendo incollati ai dettagli.

Il lettore vuole essere catturato.

E di solito sono due le cose principali che ti tengono lì: la passione o il mistero

Se non è l’una, deve essere l’altro!

C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Le domande sono state belle e complete.

Mi piacerebbe solo che tutti gli italiani riprendessero a leggere il minimo indispensabile, dando anche fiducia all’ottima narrativa italiana, che sforna sempre ottime storie e scrittori di altissimo livello.

Non chiedo tanto, solo un piccolo cambiamento, per iniziare.

E ancora, se posso, che i miei lettori, ma non solo i miei, facessero sentire di più la propria voce, con commenti e recensioni, non importa se positive o meno, così che da questa parte della tastiera non si abbia l’impressione di essere soli.

Le vendite sono un buon riscontro, è vero, ma sarebbe bello sentire anche la voce di chi ci legge… buone letture a tutti e grazie per questa bella intervista!