La Giunti ha pubblicato in questi primi giorni di luglio il thriller Le molliche del commissario.

Con questo romanzo fa il suo esordio, dobbiamo dirlo, più che positivo lo scrittore Carlo F. De Filippis.

Il protagonista di questo romanzo e speriamo dei prossimi è un commissario di polizia, si chiama Salvatore Vivacqua, di anni ne ha quasi cinquantuno, è nato a Palermo e lo possiamo descrivere come un “cubo” di un metro e settantacinque per novanta chili senza un filo di pancia. Ha preso una laurea in giurisprudenza lavorando sulle volanti. E’ commissario capo alla omicidi. Il suo “lavoro” sul campo gli ha fatto guadagnare una serie di encomi ma anche cicatrici varie. E’ sposato con Assunta Bellomo e hanno due figli e un cane: Tommy.

La descrizione più giusta sul suo modo di indagare e di vedere la vita l’ha data il questore dottor Vincenzo Renier (detto il Doge). Parlando con il prefetto lo aveva descritto come un uomo atipico che vede le cose per quelle che sono anzichè come dovrebbero essere.

La teoria del commissario Vivacqua, che pochi si possono permettere di chiamarlo Totò è che in ogni omicidio, perpetrato anche dal più furbo e intelligente assassino, rimangono sempre delle tracce che lui chiama “molliche”. Sono piccole le mollichelle ma basta cercare per bene che vengono fuori e permettono di prendere l’assassino.

Con lui lavora una squadra di collaboratori molto uniti tra loro e con il loro capo.

Tutto inizia in una chiesa quando un anziano prete, Don Riccardo ormai senza incarichi per la sua vetustà, viene ucciso a sprangate. Quando interviene il commissario e la sua squadra, non riescono a trovare nessun testimone e tutti sono concordi nel dire che don Riccardo non aveva nessun nemico e solo pochi giorni prima era intervenuto a calmare due ospiti, due mezzi barboni, che prima della cena avevano litigato: erano un nero e un albanese, che la polizia cerca immediatamente.

Nel contempo in un palazzo signorile viene trovato il corpo di una donna, quest’ultima era una ricca musicista uccisa per strangolamento, l’assassino ha cercato di simulare una rapina ma gli investigatori capiscono che dietro l’omicidio c’è ben altro. Alla donna piaceva il sesso estremo, la sua casa era frequentata da molti uomini e anche da coppie. Viene reperito un bicchiere con l’impronta di un uomo morto da svariati anni, il corpo era stato bruciato e il riconoscimento era stato fatto attraverso la panoramica della dentatura.

Misteri su misteri, con alcuni suoi collaboratori che per indagare sull’albanese entrano in un club e qui devono lottare con i buttafuori che stavano massacrando un confidente della polizia.

Sembrano tanti casi slegati tra loro, ma le indagini del commissario lo porteranno a trovare alcune “molliche” che porteranno ad una unica soluzione con un colpo di scena finale ben congegnato.

un brano:

“«Cosa mi sai dire di questo poveraccio?»

«Come prima impressione direi che l'aggressore non voleva dargli una lezione. Perché, se proprio ti è rimasto qualcosa sullo stomaco, un credito da riscuotere supponiamo, gli dai una botta, una sprangata, e te ne vai, mi segui? Questa sembra più una vendetta. Come dite voi vendetta?»

«Dalle mie parti i vecchi dicono: 'a scurdata.»

«Sarebbe?»

«Che una vendetta si serve fredda, quando il debitore non se ne ricorda più, 'a scurdata, appunto: quando l'altro se n'è dimenticato.»”

l’autore:

Vive e lavora a Chieri, sulle colline torinesi. Le molliche del commissario è il suo romanzo d'esordio, primo volume di una serie che ha come protagonista Salvatore Vivacqua.

la quarta:

«C'è sempre una mollica, anche piccola, basta avere occhi buoni per trovarla»: è questa la frase che il commissario Vivacqua ripete come un mantra ogni volta che si trova alle prese con un nuovo caso. Siciliano trapiantato a Torino, con più cicatrici che capelli e un carattere quadrato come la sua stazza, Salvatore Vivacqua - Totò per gli amici - sa bene che dove c'è un delitto c'è sempre anche una traccia che il colpevole si è lasciato dietro. Ma quando viene chiamato d'urgenza nella chiesa della Santissima Trinità, capisce subito che questa indagine gli darà del filo da torcere. Vicino al confessionale è stato rinvenuto il corpo di don Riccardo in una pozza di sangue, il viso sfigurato, una mano quasi staccata. Ma chi può aver massacrato con tanta ferocia un uomo anziano, che a detta di tutti viveva solo per aiutare gli altri e non aveva nemici? Davvero si è trattato del gesto di un folle, come sostiene monsignor Acutis? Dopo una serie di interrogatori serrati, Vivacqua intuisce che quel delitto è solo il tassello di un mosaico molto più oscuro e complesso. Non a caso, nelle stesse ore, il suo vice Santandrea, detto il Giraffone, è alle prese con un secondo omicidio: una ricca musicista morta per soffocamento durante un gioco erotico finito male, o almeno così sembra... Due delitti a breve distanza negli ambienti più insospettabili della Torino bene. E non è finita qui. Per Totò e la sua squadra sarà una settimana di fuoco.

Un commissario carismatico e tenace, dai metodi poco ortodossi e dalla grande intelligenza. Un'incursione negli abissi dell'animo umano con quella nota di ironia che è l'unico modo per uscirne vivi.

Le molliche del commissario di Carlo F. De Filippis (2015)

Giunti Editore, collana M, pagg. 329, euro 12,90