Si apre con la descrizione dell'Uomo Scimmia, Lo Zoo di Marilù Oliva, scrittrice Elliot al suo sesto romanzo, di cui ricordo Le Sultane, che ha inaugurato la "Quadrilogia del tempo" ora proseguita con quest'ultima fatica in libreria da domani. Si tratta di un libro di quasi duecento pagine, dallo stile curatissimo e dall'ambientazione particolare: un Salento surreale e bloccato nell'afa di luglio, ristretto in un Castello con una torre, una piscina e altri attributi del lusso, ma soprattutto con i suoi malefici tutti reali. Qui, concentrato in pochi giorni, viene messo in scena il delirio di onnipotenza della tenutaria, la settantenne Contessa, e della sua corte, tra cui spicca il partner Tommaseo, chirurgo plastico fallito più giovane di lei di vent’anni, che le ritocca il corpo con l'ossessione di chi pensa sia possibile correre contro il tempo. Illusi. Tra i potenti spiccano anche un accademico impasticcato e un Sindaco che usa la carica politica come copertura al suo ruolo di boss mafioso e una soubrette mozzafiato con la voce da ochetta, corteggiata dal figlio del Sindaco.

Ma questo è niente.

I potenti si riuniscono per delle visite allo zoo e allora la narrazione punta i loro intenti un po' alla volta e li costringe, pagina dopo pagina, a buttare la propria maschera. Molto suggestiva la messa a fuoco dei carcerati, persone speciali o diverse, che sono sette e rappresentano i livelli della prigionia, da quella più accettata, fino a a quella rabbiosa. Tra di loro anche due creature mitologiche, il Ciclope e la Sirena. E l’Uomo Scimmia, la Donna Anfora, l’Angelo, un incantevole ermafrodita, la Strega, El Pequeño, ovvero l’uomo più piccolo del mondo.

Poi succede che l’Angelo sparisce e questo mette tutto in subbuglio.

Come è potuto accadere, dal momento che dalle gabbie non si può scappare?

Perché il Guardiano, essere riprovevole e senza scrupoli che posta in continuazione donnine nude sul suo profilo facebook, filma di nascosto i padroni e i prigionieri?

Qual è il vero motivo per cui ciascuno di loro sceglie la complicità col male?

Alcuni colpi di scena, l'adrenalina sale e la tensione costringe il lettore a porsi diverse domande. Con un registro tra lirico e grottesco,  l'Oliva porta avanti, come cita la scheda, «un romanzo corale che svela lo spaccato di un’umanità che si inabissa nei gradini più infimi, ma risale anche ai più nobili: il rispetto e l’abuso dell’altro, l’insignificanza e la ricerca di un senso, l’obbedienza e la ribellione, la rabbia e l’amore. E che è una feroce metafora di una società divisa tra chi detiene il potere e chi lo subisce, ma anche della mancata solidarietà, del complesso dispiegarsi delle diversità, riassunte in quella rara disgenesia gonadica chiamata ermafroditismo che, come nelle piante più belle e come in alcuni invertebrati, si completa nella sua biunivocità di maschile e femminile».

Serena Todaro

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Lo Zoo non  vi farà dormire, preparatevi. O se dormite, credetemi: qualche incubo sarà garantito. Chi, come me, conosce Marilù Oliva si domanderà come faccia una persona così dolce e a modo come lei a ideare storie tanto terribili: storie attorno al male scritte da dio. I personaggi vi entreranno sotto pelle, parteggerete per la povera Donna Anfora, vi starà antipatico l'opportunismo del Pequeño, spererete che fiorisca l'amore tra due creature impensate, vi spaventerete di fronte alla pochezza umana, ma riderete a volte di situazioni surreali, odierete il Guardiano dello Zoo, un pezzo di *** che nella vita ha sempre toppato e ha trovato come unica via di fuga la sopraffazione sull’altro. Uno di quegli uomini zerbini coi ricchi e prepotenti coi più deboli: immaginatevelo giorno e notte a sorvegliare dei freaks indifesi, a sfogare il proprio malessere contro chi è vittima o a flirtare con delle groupies su facebook (di cui mostra di apprezzare solo il fondoschiena). 

C'è del nero in questo libro corale portato avanti con un registro a tratti grottesco,  già rodato con  le Sultane, c'è tensione, c'è il giallo dell'ermafrodita sparito, c'è la magia di alcuni passaggi – vi verrà voglia di farvi un tuffo nel mare del Salento – c'è la sospensione del tempo e un gioco di specchi per cui, a un certo punto, non capirete più il confine tra prigionia vera e invisibile. Credo che Marilù ci volesse spingere proprio fino a questo punto: senza imboccarci niente, ci pone però diversi interrogativi sul male.

Una raffinatezza stilistica: ognuno dei sette capitoli è scritto in terza persona con delle incursioni esterne in soggettiva delle vittime, senza mai perdere di vista lo sguardo a volo d'uccello, quindi la storia non dovrebbe avere segreti per il lettore, se non fosse che sono le coscienze stesse degli attori a nascondere scheletri negli armadi.

Non sono riuscita a decriptare l'oracolo della Strega, ma io sono un po' imbranata con anagrammi e giochi di parole. Quello che ho capito è che questo noir spacca, ci costringe a pensare e a fare i conti con la nostra umanità: volenti o nolenti riconosceremo dentro ai personaggi molti individui che incontriamo tutti i giorni, che abbiamo visto in televisione, che abbiamo bannato su facebook. Magari anche un po' di noi stessi. E poi c'è un discorso importante sulla diversità: chi è davvero il diverso? Lo scoprirete nell'ultima pagina. Forse.

Marcella B. Calì