Con Fin Macleod…

Isola di Lewis delle Ebridi esterne. “Era un piccolo velivolo, a motore singolo, che giaceva in mezzo a un cumulo di sassi piegato con una leggera angolazione”. Scomparso diciassette anni prima con Roddy Mackenzie. Ora irriconoscibile. Trovato da Fin e l’amico Whistler. Non è un incidente perché si tratta di omicidio.

Da qui la storia di Fin Macleod, ex poliziotto a Edimburgo ritornato nella sua isola, capelli ricci biondi, occhi verdi, ora pagato da un facoltoso locale per tenere lontano i cacciatori di frodo. Sposato con Mona ed un figlio perduto per un incidente d’auto, al momento legato a Marsaili.

Ricordi e ricordi della sua vita, della sua famiglia, dei suoi amici, della band musicale il cui capo era proprio Roddy, degli scontri tra maschi, soprattutto per la bella Mairead Morrison suscitatrice di famelici ormoni. Ricordi e ricordi intrecciati al presente, con un fondo di asciutta malinconia per quello che si vuole essere e che non siamo. Per quello che si vuole dire e non diciamo. Rapporto difficile padre-figlia, il giudizio sul prete che ha ucciso per salvare altre persone, la natura con i suoi spazi immensi, i suoi lochs, i lampi, la pioggia, le amicizie che si rompono e ricompongono, gli amori che si accendono e appassiscono. Il lato bello e quello oscuro dell’uomo.

E gli scacchi. Gli scacchi giganti di Whistler che rappresentano fieri vichinghi e che diventeranno, addirittura, un mezzo per scoprire l’assassino (anche se questa non è una novità).

Tutto scorre ineluttabile. Spinge una maledetta voglia di lasciarsi andare ma c’è sempre qualcuno, là fuori, che ha bisogno di noi.