Michele Giuttari, “trentadue anni, più otto mesi e quindici giorni, vissuti intensamente solo ed esclusivamente nel settore investigativo, caso più unico che raro: Squadra Mobile, Direzione investigativa antimafia, G.I.De.S. e da ultimo Gruppo investigativo dr. Michele Giuttari” torna nelle librerie con il suo ultimo lavoro  “Confesso che ho indagato. Storia di un poliziotto scomodo” edito da Rizzoli, in cui racconta il suo vissuto lavorativo a partire dal 1978 in Sardegna, per passare poi in Calabria e spostarsi successivamente a Cosenza, dove sostituisce il collega e amico Nicola Calipari. Il 1993 è l’anno che vede Giuttari in prima linea indagare sugli attentati di via dei Georgofili a Firenze e, due mesi più tardi, su analoghe esplosioni a Milano e Roma.

Ma senza dubbio la parte più interessante è quella riguardante la storia del Mostro di Firenze; la data fatidica è il giorno 15 ottobre 1995, quando Giuttari si insedia nel suo nuovo ufficio di Firenze per cominciare ad indagare sul “Mostro”, partendo dalle motivazioni della sentenza di primo grado che  “lasciano ragionevolmente ipotizzare la presenza di possibili complici, perlomeno nell’esecuzione degli ultimi omicidi del 1984 e del 1985”.

Tale vicenda è il motore trainante del libro e la peculiarità sta nel fatto che Giuttari, oltre ad ripercorrere tutta la vicenda giudiziaria partendo dagli otto duplici omicidi con dato oggettivi, quali gli esami autoptici, fornisce al lettore alcuni spunti investigativi che poi risulteranno fondamentali per l’incriminazione del trio: Lotti, Pacciani e Vanni.

L’unico rammarico, da parte dello scrittore, riguarda l’impossibilità di portare avanti l’ultimo segmento investigativo relativo alla ricerca dei possibili mandanti perché “il vero Mostro, il grande regista a cui Pacciani si era appellato per essere scagionato, continua a ridersela. Sempre che sia in vita. Perché è chiaro che, nella vicenda del Mostro di Firenze, non potevano esserci stati solo Pacciani, Lotti e Vanni; in pratica la manovalanza, che ha corso la maggior parte dei rischi e che alla fine, come spesso accade, ha pagato di più….. E di questi personaggi intoccabili non si saprà mai nulla”.

Detection, la sua, bloccata dalla Procura di Firenze che mette sotto indagine Giuttari e il suo collega Mignini, Pm a Perugia, per abuso d’ufficio; il tutto per una conversazione (registrata da Giuttari nel maggio 2002 in un bar di Firenze con il PM Vanessa), in cui si parla del parere negativo del Procuratore Capo Ubaldo Nannucci alla richiesta di delega delle indagini sulla misteriosa morte e scambio di cadavere del medico perugino Narducci Francesco e sul suo presunto coinvolgimento nei delitti del Mostro.

Giuttari dimostrerà, grazie anche alla sentenza del 15 gennaio 2014, che “il fatto non sussiste” e che in realtà lui e Mignini non avevano fatto nulla di irregolare.

Un libro ricco e dettagliato in cui si parla di banditi, stragi, 'ndranghetisti, sequestri di persona, uomini con gli attributi e non, di personaggi intoccabili; un libro che racconta “una storia cosi vera da sembrare un romanzo”.