Intellettuale trasversale la cui produzione attraversa tutto l' 800, Francesco Mastriani nasce a Napoli nel 1819 da agiata famiglia borghese.

Attivo giornalista, drammaturgo, precursore della della narrativa sociale e di denuncia e anticipatore dei temi che hanno condotto alle grandi correnti del verismo e del meridionalismo, questo artista è interessante per questa rubrica dedicata al giallo perché è l'autore de “Il mio cadavere”, considerato da molti studiosi il primo libro di questo genere ad esser stato scritto in Italia.

Pubblicata nel 1852 a puntate sulle pagine del quotidiano partenopeo Roma e in volume nel 1853 dall'editore Rossi di Genova, quest'opera, sullo sfondo della Napoli del 1826, narra le vicissitudini di quattro persone: Daniele, un giovane maestro di musica che nel corso della narrazione si scoprirà essere ben altro, Lucia, che si ritrova a far da madre ai propri fratelli dopo la dipartita dei propri genitori, Edmondo, un ricchissimo baronetto vittima del proprio tenore di vita decisamente dissoluto ed Emma, ereditiera di una nobile famiglia spagnola.

Francesco Mastriani
Francesco Mastriani

Questi personaggi, a cui fanno da contorno numerose altre figure minori fondamentali però per la felice risoluzione delle trame del testo in cui confluiscono elementi vari e diversi in un intreccio ricchissimo e appassionante, hanno in comune il legame con un cadavere e sono protagonisti di vicende amorose e nere che, pur se concepite più di cent'anni fa, non sfigurerebbero in un romanzo giallo odierno.

Un tratto che differenzia quest'opera dalla produzione letteraria noir moderna sta nel fatto che in questo volume non c'è il classico investigatore o funzionario di polizia che esegue indagini sulle morti di cui è disseminato il romanzo.

La narrazione in terza persona è affidata ad una figura esterna che, oltre a rendere partecipe il lettore delle azioni, delle considerazioni e dei pensieri dei protagonisti, presenta le numerose persone che si incontrano nel dipanarsi della vicenda.

Una curiosità da mettere in evidenza è che nel 2010, esattamente 158 anni dalla pubblicazione originaria, questo testo, scritto originariamente in un italiano ottocentesco, è stato riscoperto dal giovane scrittore viareggino Divier Nelli che, dopo averlo rivisitato alleggerendone la lingua senza nulla togliere o aggiungere però alla trama originaria avvincente e ricca di colpi di scena, lo ha reso il primo titolo dei Gialli Rusconi, collana, che affianca opere inedite e contemporanee a testi del passato, dedicata dal gruppo editoriale emiliano Rusconi Libri alla narrativa di tensione italiana e straniera.

Quest'operazione, che ha fatto storcere il naso ai puristi, si inquadra nella volontà dell'autore versiliese di restituire alla moltitudine degli appassionati il piacere della riscoperta dei classici della letteratura del passato e di permette ai lettori moderni di affrontare questo romanzo con più agio e di apprezzarlo.

Alla luce di quanto scritto non si può quindi che lodare Nelli per la coraggiosa operazione attuata e consigliare la lettura di questo testo, che per trama e colpi di scena non ha niente da invidiare alla produzione contemporanea, ad ogni appassionato di letteratura di genere e non.