Leonardo Gori nasce a Firenze il 1 Gennaio 1957. Laureato in Farmacia, da quando ha imparato a leggere su Topolino non ha mai cessato di occuparsi di Narrativa Grafica. Il suo romanzo d'esordio, Nero di Maggio per la casa editrice Hobby & Work, è dell'anno 2000. A gennaio 2002 è uscito, sempre per la Hobby & Work, il suo secondo romanzo, I Delitti del Mondo Nuovo, un thriller ambientato nella Toscana del 1776, all'alba dell'era delle rivoluzioni. Il suo terzo romanzo, Il passaggio invece, è uscito sempre per la stessa Casa Editrice il 18 gennaio 2002, mentre la terza inchiesta del Capitano Arcieri, La finale, è uscita in libreria il 15 ottobre 2003. Grande persona, dotato di una disponibilità comune a pochi autori, ha voluto farmi il piacere di rispondere ad alcune domande che gli ho posto. Quindi senza rubagli altro tempo lascio a lui la parola.

Si può presentare? Chi è Leonardo Gori?

Nato a Firenze 47 anni fa, Leonardo Gori cerca, con onestà, di fare lo scrittore. Ha pubblicato cinque romanzi: Nero di maggio, I delitti del Mondo Nuovo, Il passaggio, La finale e Lo specchio nero, quest'ultimo in tandem con Franco Cardini. Ha partecipato anche a varie antologie, fra cui Faccetta Nera, in uscita per Sonzogno a fine 2004. A parte il secondo libro, un thriller storico ambientato in Toscana alla fine del Settecento, nei suoi "romanzi di tensione" il protagonista è un capitano dei Carabinieri, Bruno Arcieri, che agisce fra gli anni Trenta e la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Dalla critica fumettistica alle pagine culturali de "La Nazione" fino a romanzi storici. Cosa l'ha spinta a cimentarsi con campi dello scrivere così diversi?

La grande passione per gli argomenti trattati e il bisogno insopprimibile di scrivere.

Tutto qui. Sono un accanito collezionista di fumetti e forme espressive correlate (illustrazione, cinema d'animazione), e ho fatto del mio meglio, quand'ero giornalista, per contribuire a "traghettare" questi miei amori nel campo della cultura "alta".

Ne I delitti del mondo nuovo tratta la realtà toscana del 1700 mentre nei tre romanzi dedicati al capitano dei carabinieri Bruno Arcieri quella fascista e post fascista. Con quale periodo si è trovato più a suo agio?

Certamente con l'Italia del tempo del Fascio. Mi sono divertito moltissimo a scrivere I delitti del Mondo Nuovo: ma documentarmi, ed entrare nello spirito del 1776, è stata una gran fatica, mentre gli anni Trenta e Quaranta li conosco molto bene, anche se sono nato nel 1957... Odio i romanzi in cui l'ambientazione è solo un fondale dipinto: cerco, al contrario, di immedesimarmi nei personaggi, di farli parlare e pensare come uomini e donne del loro tempo.

A quale personaggio secondario dei suoi libri è più affezionato e perchè?

Forse a Ireneo Barbano, anarchico tenero e generosissimo, che ha un ruolo fondamentale ne La finale, ambientata a Parigi nel 1938, nel mondo dei fuoriusciti antifascisti. Rappresenta la "summa" dei valori di onestà, rigore morale, affidabilità, che cerco nel prossimo e in me stesso, e che raramente trovo.

Quanto di Leonardo Gori è presente nella figura del gerarca fascista a cui Arcieri deve fare da scorta in Nero di Maggio? Quanto di storico? E quanto di inventato?

Leonardo Gori è presente in tutti i personaggi di tutti i suoi romanzi. Ma non è distribuito equamente, com'è ovvio, e il gerarca fascista senza nome (ma dall'identità assai trasparente, temo) ha davvero poco di me. Forse qualche lato davvero oscuro, un accenno di delirio di purezza, o qualcosa di simile. Di storico, il gerarca senza nome ha invece molto: è per metà un personaggio assai potente, a Firenze e non solo, ma soprattutto rappresenta una certa élite fascista coltissima e raffinata, a suo modo illuminata e tollerante, ma ugualmente incarnazione del Male.

Mi affascina, di questa gente, il mistero della loro trasformazione, durante le fasi finali della guerra mondiale. In certi casi - penso soprattutto a Bottai, fra i pochi che sopravvissero - "rinsavirono" e tornarono ad essere, nel dopoguerra, ottime persone. In altri, preciptarono nell'abisso più nero. Il gerarca senza nome appartiene a questa seconda categoria, è un collage di alcuni personaggi realmente vissuti e morti tragicamente.

Quali sono le fonti a cui si documenta per scrivere i suoi libri?

Per documentarmi raccolgo tutto il possibile sul periodo, l'ambiente e gli eventuali personaggi storici: materiali di prima mano, quand'è possibile; testimonianze orali; memoriali scritti; filmati; saggi... Ma soprattutto faccio un'immersione totale nella cultura "bassa" del periodo. Per gli anni Trenta e Quaranta, mi nutro di riviste illustrate, letteratura popolare, cinema di serie B, eccetera eccetera.