Dicembre 2009, la morsa del freddo a Torino sembra fare più vittime del solito tra i senzatetto. Troppe secondo Werner Hartenstein, il tedesco ex STASI e ex KGB, ormai trapiantato in Italia da quando l’ideale in cui fermamente credeva e per cui combatteva è crollato assieme al muro che ne era uno dei simboli. Scappato da Berlino fu accolto (sarebbe il caso di dire “raccolto” visto lo stato in cui versava) nel capoluogo piemontese proprio da uno dei clochard. Lo stesso che ora, assieme ai suoi amici, è minacciato non dalle temperature rigide, ma da qualcuno altrettanto agghiacciante. Chi può avere interesse a far fuori quelli che versano già in condizioni di assoluta derelizione, facendo apparire le morti del tutto accidentali? È questo l'interrogativo attorno al quale è architetta la trama di un noir dove i tic dei protagonisti hanno luogo in una città altrettanto distonica. Torino è al centro di una narrazione ampiamente descrittiva, è raccontata come pulita, ordinata, ricca di perle architettoniche, ma anche di distorsioni sociali, solo accennate, bastevoli però a identificarla come territorio dove la deriva economica a cui assistiamo è stata sentita con largo anticipo. Attraverso una prosa scarna fatta di frasi brevi, essenziali come le belle tavole di Marco Martz che la corredano, l'autore invoca il riscatto delle persone più indifese, e di quei pochi disposti a fare qualcosa per loro, i lavoratori delle cooperative sociali, le poche rimaste, vista la carenza di fondi destinati a tali iniziative. Dopo il fallimento a cui ha assistito due decenni prima, Werner è testimone di una seconda caduta, quella dell'occidente, molto più rocambolesca, come la storia di cui è protagonista. Quella di Luca Rinarelli è fiction nera, ma raccontata con un punto di vista interno e autentico, su un'umanità che, salvo rare eccezioni, ha esaurito energie e obiettivi. Un libro che nel complesso è davvero un bell'oggetto, non solo narrativo.