Al giro di volta tra diciannovesimo e ventesimo secolo la storia violenta della Legione Straniera sta per entrare in una delle sue fasi più drammatiche. Ormai non si tratta più di un corpo di carcerati sfuggiti alla forca, di mercenari che la Francia usa per non sporcarsi le mani. La Legione Straniera è entrata nella leggenda, ha combattuto in tutti principali campi di fuoco del mondo, distinguendosi per capacità belliche, disciplina e onore. Spesso i suoi uomini hanno pagato con il sangue la loro fedeltà al motto Legio Patria Nostra. L’alone romantico che circonda la Legione non intacca, rinsalda il mito di un corpo specializzato pronto al sacrificio, ben lungi dalla massa di coscritti con un passato da dimenticare con cui lo dipingono i suoi detrattori.

Alla fine dell’800 i territori a sud del Maghreb sono ancora una regione poco conosciuta, abitata da feroci e bellicose tribù guerriere che spesso si spingono sino alla provincia a sud di Orano. Nel tentativo di arginare tali minacce, negli anni a cavallo del nuovo secolo, la Francia prende possesso delle oasi sahariane di In-Salah e d’Igli. Essendo l’acqua l’elemento determinante per il controllo del territorio, la Legione, coadiuvata dai Sipahy (denominazione in uso anche nel Raj britannico per indicare le milizie locali comandate da ufficiali bianchi) si assicura il controllo delle carovaniere, escludendo i predoni dai rifornimenti. Mossa questa non certo gradita dalle tribù del deserto. Ovviamente tenere queste posizioni, in mezzo a distese di sabbia infuocata, soprattutto nei mesi estivi, comportava missioni di rifornimento da svolgersi in un ambiente ostile. A questo compito furono preposti la prima linea della legione e alcuni battaglioni di Sipahy. Il 30 luglio del 1900 avviene la prima vera battaglia della campagna presso l’oasi minore di El Moungar. 300 cavalieri e 600 guerrieri appiedati della tribù dei Duni assalgono la colonna di rifornimento che è costretta a ripiegare con gravi perdite. El Moungar, per quanto piccola, si dimostra una tappa importante e un obiettivo delicato durante il corso delle operazioni.

Il 22 settembre del 1903, a non molta distanza, sulla carovaniera diretta a Taghit, la colonna dei rifornimenti viene assalita dai predoni dello sceicco Bou Aman. Un migliaio di combattenti abituati alle rudezze del deserto sorprendono i legionari. Nei primi, durissimi, minuti di combattimento il tenente Selchauhansen di origini olandesi, cade ferito a morte. Pochi attimi dopo il comandante stesso del distaccamento, il capitano Vauchez segue la sua stessa sorte assieme al maresciallo della logistica Damien, capo dei Sipahy, viene abbattuto. Tocca, come già altre volte in passato, a un ufficiale di basso rango, addirittura un sergente furiere, Tisserand guidare i compagni verso la salvezza. Trascinandosi dietro i cadaveri degli ufficiali uccisi per sottrarli alle mutilazioni delle donne berbere che, d’abitudine, seguivano la prima carica per fare a pezzi i nemici in segno di spregio, i Legionari arretrano rispondendo colpo su colpo. La marcia tra le dune è penosa, si affonda sino alle caviglie, le pesanti uniformi da campagna grondano sudore e sangue, ma i superstiti, più per disperazione e disciplina che altro, raggiungono le alture di El Moungar. Qui riescono a fare quadrato, tenendo tra loro i corpi degli ufficiali. Si prospetta un’altra camerone, solo che questa volta non ci sono muri dietro cui difendersi. I Legionari creano barriere con i pesanti zaini, con i sacchi e gli affardellamenti, persino con ciò che rimane dei rifornimenti. Tutt’intorno vortica un carosello di uomini a piedi, a cavallo, a dorso di cammello. Lo sceicco Bou Amana non ha pietà. Gli invasori devono essere distrutti. Diciassette ore dura il combattimento prima che arrivino i rinforzi da Taghit. I Legionari hanno perso tre ufficiali e trentatré soldati. Una “piccola” battaglia nel grande deserto, degna delle azioni più celebri della Legione.

Ancora oggi si celebra l’anniversario di quel combattimento nei pressi di El Moungar che fu l’origine della definitiva conquista del Maghreb da parte della Francia.