Era il 1972 quando Il Giallo Mondadori (n. 1242) presenta Pietà per gli ingiusti, la prima avventura del personaggio più noto ed amato di Bill Pronzini: il detective senza nome.

Questo mese arriva in edicola l’attesa 35ª impresa del personaggio: Traditori (Betrayers, 2010), numero di collana 3103.

Dalla quarta di copertina:

Tempo di superlavoro per i soci di un’agenzia investigativa. Intanto c’è Tamara, che vuole vederci chiaro sui segreti inconfessabili del suo amante occasionale e finisce per scoprire una truffa perpetrata in nome di attività caritatevoli. Poi c’è l’altro socio, Runyon, che per conto di un cliente molto arrabbiato deve ritrovare un tossico sparito dopo essere stato liberato su cauzione. Infine c’è il titolare, chiamato a indagare sulla misteriosa persecuzione di una donna anziana. Opera degli spiriti, a sentire l’interessata. Casi all’apparenza ordinari, se non addirittura bislacchi, che tuttavia portano ad altre scoperte, ad altri segreti. E che hanno qualcosa in comune. La certezza che nella lista dei peccati capitali manchi all’appello il più mortale di tutti. L’ottavo, il tradimento.

Ecco un estratto:

C’è un racconto di John D. MacDonald dal titolo “I Always Get the Cuties” che parla di un poliziotto di nome Keegan la cui specialità è risolvere casi in cui dei dilettanti concepiscono piani elaborati per compiere il delitto perfetto. Lui li chiama il suo “piatto preferito” e li definisce appunto cuties, meraviglie. È più facile lavorare su casi simili, ritiene lui, che non su quelli che coinvolgono criminali di professione.

A quanto pare, anch’io devo sempre avere a che fare con delle meraviglie nella mia professione. Di tipo diverso da quelle di Keegan, ma pur sempre meraviglie. Solo che non sono il mio piatto preferito, nemmeno per idea. Affidatemi casi semplici in cui si tratti di rintracciare persone, di indagare su risarcimenti assicurativi, di controllare le esperienze passate di dipendenti vari e, in breve, tutti quei lavori di routine che formano il grosso delle problematiche di cui deve occuparsi un’agenzia investigativa.

Per qualche ragione, però, ci attiriamo la nostra bella quota di meraviglie, se non di più, e anche adesso che lavoro solo a mezzo servizio, quelle indagini ricadono di norma sul mio groppone. Robe demenziali. Come il caso di un uomo d’affari affermato e apparentemente razionale che cominciò a presentarsi di colpo ai funerali di sconosciuti senza alcun motivo sensato, almeno a prima vista. O quello che avevo accettato di recente relativo al furto in apparenza impossibile di alcuni libri gialli rari e molto costosi, terminato poi con un omicidio a sangue freddo in una camera ermeticamente chiusa. A Keegan sarebbe piaciuto.

Bill Pronzini, nato nel 1943 in California, dopo vari impieghi e lunghi soggiorni all’estero si è affermato come uno dei nomi più significativi della cosiddetta “scuola californiana” del giallo. I suoi numerosi romanzi, più di una settantina, gli hanno fruttato diversi riconoscimentifra cui tre Shamus Awards. Lo scrittore vive in California con la moglie, la giallista Marcia Muller.

Traditori di Bill Pronzini (Il Giallo Mondadori n. 3103), 224 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Mauro Boncompagni