«Mrs. Stegman sembrava preoccupata non tanto perché il tizio fuori dalla porta di casa sua imbracciava un potente fucile ma perché era completamente nudo.» Così, in modo sferzante, inizia la prima prova letteraria di un nome che è già una leggenda del fumetto noir: Warren Ellis.

John Tallow non è come gli altri sbirri di New York. La sua «camera da letto era piena di libri, riviste e giornali. Mancava la porta, come in un argine franato, e l’inondazione di carta tracimava fino in salotto.» Nel sedile posteriore della sua auto di servizio abbondano «libri, giornali, riviste, un paio di reader e un iPad piratato». Eh sì, a differenza del classico sbirro di romanzi e cinema, «Tallow amava leggere.» Il suo partner lo accusava di essere «troppo cerebrale per essere un vero poliziotto», ma è meglio dimenticarci subito del partner James Rosato: alla quarta pagina del romanzo «una manciata del suo cervello atterrò sulla parete con un tonfo umido». Warren Ellis non scrive storielle da telefilm: è un autore bastardo che colpisce duro e sporco.

Durante lo scontro a fuoco che ha portato alla morte del suo partner, Tallow scopre una stanza in un palazzo fatiscente che ha davvero tante sorprese da regalare: è strapiena di pistole, e già questo sarebbe strano, ma ciò che stupisce è che sono tutte pistole legate ad omicidi archiviati come irrisolti. La tenente di Tallow è disperata: «In base alle prove in nostro possesso, hai riaperto centinaia di casi di omicidi irrisolti e me li hai consegnati a domicilio.»

Al povero Tallow viene ordinato quindi di gestire un numero impressionante di vecchi casi, e conoscere la battagliera Scarlatta “Scarly” della scientifica non lo aiuterà di certo. «Non hai fatto altro che trovare l’indirizzo del diavolo a New York» gli dice lei. «E adesso lui si è trasferito altrove.»

Inizia una caccia nella storia di New York, alla ricerca di un’idea antica che sembra pervadere la mente del possessore delle pistole: un motivo che unisce duecento omicidi irrisolti.

    

Con la mano sicura del narratore consumato, il prolificissimo fumettista britannico Walter Ellis si lancia in questo suo secondo romanzo come se non avesse fatto altro finora, sguinzaglia i suoi personaggi per le vie di New York come se fosse la sua città natale ma soprattutto gioca con un genere narrativo che finora ha affrontato solo attraverso lo stile dei comics.

In fondo uno sceneggiatore è uno sceneggiatore, che sia di romanzi o di fumetti, ed Ellis lo conferma: passa dall’una all’altra forma di comunicazione senza un tremore nella mano, ma anzi con la spavalderia di chi sa quanto vale. I suoi personaggi sono dissacranti e quindi entrano subito nelle grazie del lettore; il suo stile è frizzante e scorrevole e non conosce increspature. Insomma, ad avercene di più di fumettisti passati alla narrativa!