Questo mese la collana I Classici del Giallo Mondadori (n. 1324) presenta una grande iniziativa: il romanzo Il buchara insanguinato (The Bloody Bokhara, 1952) di William Campbell Gault. Era il 1955 quando apparve per la prima volta in Italia, nella Serie Gialla (Garzanti) n. 58: da allora era scomparso nel nulla. Oggi la Mondadori lo riporta nelle nostre edicole.

        

Dalla quarta di copertina:

Non esiste mestiere più tranquillo del venditore di tappeti. O almeno ne sono convinti i Kaprelian, padre e figlio di origine armena che commerciano appunto tappeti pregiati. Vere opere d’arte per una clientela selezionata. Come la bellissima ragazza, così bella da sembrare una visione al giovane Lee, che entra un giorno nel loro negozio. Possiede vari pezzi antichi e vorrebbe una stima. Lee, ammaliato, va a trovarla. C’è un Buchara, tutto macchiato ma di valore, e anche un tappeto persiano che è un capolavoro. Intanto li porterà in negozio, poi verrà il momento degli affari. Il Buchara ha bisogno di essere pulito, e certo può capitare che stinga durante l’operazione. Ma non stingere sangue. Questo non è normale, per un tappeto. E quando Lee si ritroverà davanti a un ricco e chiacchierato mercante inequivocabilmente morto, dovrà cambiare idea in fretta sulla tranquillità del suo mestiere.

           

Ecco l’incipit:

Era stato un inverno lungo. Con la pulizia e con le riparazioni avevamo tirato avanti, ma oggi con queste cose non si fa più il denaro di una volta. Non certamente se avete un po’ di rispetto per i tappeti. No, se li pulite al modo degli armeni.

Era primavera, la porta del negozio era aperta e il negozio brillava di vivaci colori. In vetrina avevamo un Saruk; di sei metri, stupendo esemplare dai riflessi di seta, per disegno un motivo floreale su fondo rosa cupo.

In genere, quando mio padre si sente infelice, trova sollievo soltanto nell’ammirare un tappeto come quello. Quel giorno, però, non ci riusciva.

— Perché diavolo — esclamò — mi sono messo in questo mestieraccio?

Avevo sentito la domanda altre volte. Forse un migliaio di volte. È una domanda che fa anche quando gli affari vanno bene, e non aspetta che gli si risponda.

Gli sorrisi. — L’unico difetto di questo mestiere è la gente che ci lavora, papà. Sono i tuoi concorrenti che ti fanno venire i capelli bianchi.

— Concorrenti? — disse con sdegno. — Macché concorrenti! Io non ho concorrenti. Tutta gente che disprezzo, ecco quello che ho.

— Eppure sono i tuoi concorrenti — feci stuzzicandolo.

Scosse il capo e brontolò: — Me ne infischio.

         

William Campbell Gault (1910-1995), statunitense, prima di dedicarsi alla scrittura come professionista ha fatto mille mestieri, tra cui il direttore d’albergo, il rappresentante e il postino. È stato autore di racconti pulp d’ambientazione principalmente sportiva, di narrativa per ragazzi, di fantascienza e fantasy. Come giallista ha vinto il Premio Edgar nel 1953. Il suo personaggio più noto è Brock Callahan, un ex giocatore di football divenuto investigatore privato.

        

Sempre questo mese I Classici del Giallo Mondadori (n. 1325) presenta uno dei molti e amati episodi della saga dell’87° distretto. Savage Calibro 300 (Killer’s Payoff, 1958) di Ed McBain apparve in Italia la prima volta nel 1960 (Il Giallo Mondadori n. 604); dopo essere passato per i Classici (n. 30), gli Oscar (2095) e gli Oscar Gialli (190), finalmente torna in edicola nella originale traduzione curata da Andreina Negretti.

        

Dalla quarta di copertina:

Per Sidney Kramer gli affari vanno decisamente bene. Ex galeotto, dopo la scarcerazione continua a occuparsi di estorsioni e ricatti. Sarà per questo che cammina disinvolto per le strade, indossando abiti eleganti e sentendosi un dominatore. Finché una sera viene affiancato da un’auto e un micidiale Savage calibro 300 gli spara in faccia, riducendogliela a brandelli. Fine della storia, per il troppo disinvolto Sid. A questo punto è materia per l’87° Distretto. Steve Carella e compagnia indagano tra le vittime dei suoi ricatti: a qualcuno dev’essere passata la voglia di pagare e subire in silenzio, e ha chiuso il conto una volta per tutte. C’è la moglie di un politico, una donna dai trascorsi un po’ movimentati. C’è un ricco industriale con qualche segreto non proprio edificante. Ma il problema è: appartiene davvero a uno di loro il dito che ha premuto il grilletto di quell’arma devastante?

        

Ecco un estratto:

L’uomo che camminava sul marciapiede non sollevò lo sguardo quando gli pneumatici stridettero nel compiere la svolta. Era un cittadino, abituato alla città, e lo stridio degli pneumatici non costituiva per lui un rumore insolito. Camminava in modo disinvolto, e indossava abiti eleganti e costosi. Camminava con la sicurezza di chi sa che tutto va bene, con la certezza di dominare la situazione.

La macchina, dunque, aggirò l’angolo e rasentò il marciapiede proseguendo per circa tre metri oltre l’uomo. I finestrini sul lato destro erano abbassati. Il motore diminuì di giri.

A uno dei finestrini apparve l’imboccatura della canna di un fucile. L’uomo che stava camminando si arrestò soltanto per un attimo. La persona che imbracciava il fucile guardava attraverso il mirino a cannocchiale situato sulla canna. La distanza fra la bocca dell’arma e l’uomo sul marciapiede non era superiore ai due metri e mezzo. Improvvisamente ci fu una vampata gialla seguita da una sorda detonazione. La faccia dell’uomo scomparve, fatta a brandelli, e il fucile fu ritirato dal finestrino. La macchina si allontanò velocemente, le ruote emanarono odore di gomma e gemettero nella notte. Sul marciapiede l’uomo giaceva nel sangue. La pioggia lo coprì come un sudario.

           

Ed McBain (1926-2005), scrittore americano, è stato insignito del Diamond Dagger, il più alto riconoscimento conferito dalla British Crime Writers Association. Ha anche ricevuto l’ambito Grand Master Award dei Mystery Writers of America. I suoi romanzi hanno venduto oltre cento milioni di copie, dal primo, Il seme della violenza (1954), firmato con il suo vero nome, Evan Hunter, fino ai romanzi delle serie più famose, quelle dell’avvocato Matthew Hope e dell’87° Distretto.

         

All’interno, il racconto Delitto a Mompracem di Liudmila Gospodinoff.

         

Il buchara insanguinato di William Campbell Gault (I Classici del Giallo Mondadori n. 1324), 182 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Giuseppe Menassé

         

Savage Calibro 300 di Ed McBain (I Classici del Giallo Mondadori n. 1325), 182 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Andreina Negretti