Stefania Valenti

Ombre sul lago di Cocco e Magella, Guanda 2013.

Cernobbio, lago di Como. Resti umani sulle montagne, giovane morto ammazzato con due colpi di pistola, gamba destra rotta, una catenina, un mezzo medaglione, la sigla K.D. ritrovata su un portasigarette d’argento. Preposta a risolvere il mistero il commissario Stefania Valenti, 45 anni, separata da Guido, figlia Camilla di 11 anni, Ron il gatto rosso.

Doppia indagine sul passato della seconda guerra mondiale e sul presente seguendo un po’ la scia di Massobrio (“Occhi chiusi), Pandiani (“Pessime scuse per un massacro”) e Pasini (“Venti corpi nella neve), ognuno con le sue peculiarità.

Bisogna muoversi con discrezione perché incombe il senatore Cappelletti, la cui Villa Regina al tempo della guerra era stata trasformata in ospedale dai tedeschi. Tutto ruota intorno a questa villa e alle sue vicende familiari che sembrano siano in stretto rapporto con il morto. E tutto ruota intorno a Stefania, personaggio principale con i suoi momenti di forza (“Non sappiamo nulla di te, ragazzo, ma ci arriviamo, stai tranquillo”), e di crisi che, comunque, continua imperterrita l’indagine anche quando questa viene archiviata (un classico fin troppo ripetitivo). Aggiungo lettura di Camilleri, boccate di Muratti Lights, la solita citazione della Christie e un “Elementare Watson” che se non ci sono il lettore si sente male.

Attorno alla protagonista gli immancabili personaggi della polizia, ognuno con le proprie caratteristiche, tra cui il solito capo criticone “Stai conducendo una indagine, non stai inventando una trama di un romanzo”, la giornalista che l’aiuta nello svelamento del mistero e uno in particolare, l’ambientalista Luca Valli, con il quale sembra nascere qualche fremito stuzzicarello: difficoltà ad essere disinvolta con lui, mani che si sfiorano, mano sulla spalla, profumo di dopobarba, cuore che batte e insomma il brividino che si fa largo nella corazza dei sentimenti senza quegli assatanati salti sul letto che si trovano ormai dappertutto.

Scrittura semplice e pulita, racconto affidato per molta parte (forse troppa) alle rievocazioni di alcuni personaggi, ricerche d’archivio, microfilm, esame particolare di una fotografia che può riservare sorprese, spunti di vita lavorativa, spunti di vita familiare, Camilla e la sua amica, la mamma, le zie, il paesaggio del lago e della montagna ad affascinare la mente e il cuore della protagonista e del lettore. Profumino culinario con il lavarello in salsa verde e una telefonata che promette un seguito.

Buona lettura senza urletti di gioia.