È uscito da pochi mesi per Stampa Alternativa l’imperdibile Santa Muerte patrona dell’umanità, scritto da Fabrizio Lorusso

La Santa messicana, protettrice dell’umanità intera, patrona dei dimenticati, è stata descritta più da miti, leggende e articoli sensazionalisti che da documenti e testimonianze: è la grande incompresa nella storia recente dei culti popolari. Ecco perché l’autore ha intrapreso questo viaggio magico e suggestivo poi confluito nel libro: per restituire autenticità e verità a una devozione  che rappresenta ancora oggi un mistero. Che la Santa Muerte vi protegga, allora, e intanto leggetevi questa intervista su di lei, rilasciatami dall’autore. Due paroline su di lui: milanese classe ’77, Lorusso vive a Città del Messico da dieci anni e si dedica all’insegnamento, alla traduzione e alla ricerca. È giornalista free lance per “L’Unità”, “Linkiesta”, “Radio Popolare” e per altre testate. Gestisce il blog LamericaLatina.Net e lo spazioLatinoAmericanoExpress sul portale de l’Unità on-line. Ha inoltre aperto il blogSantaMuertePatrona.Word Press.Comlegato a questo libro.

Il tuo libro “Santa Muerte patrona dell’umanità” procede con rigore saggistico, ma è anche diario e reportage, nonché indagine sulla “religione” messicana più diffusa tra gli strati poveri, quella della Santa Muerte. Come definiresti questo lavoro?

Mi piace vederlo come un racconto di vita in trasformazione, un diario che diventa scoperta, indagine, storia, devozione e messicanità man mano che la lettura ti conduce nei meandri del Messico profondo, quello dei barrios, delle comunità indigene e delle leggende, e quindi del suo culto per la Santissima Muerte. E' un testo ibrido con i pregi e i difetti che questo comporta. E' stato difficile proporlo alle case editrici, ma, una volta superate le barriere iniziali, mi pare che sia stata apprezzato e valorizzato proprio per il eccletticismo tematico e stilistico. Ho visto che alcune librerie l'hanno inserito tra i saggi antropologici o nello scaffale dedicato agli studi sulle religioni. In realtà non si tratta di un testo strettamente accademico, anche se ci sono note e riferimenti in abbondanza, ma di un mix tra un diario di viaggio, quindi un racconto, e un reportage giornalistico con incursioni nella storia e nell'antropologia. Insomma un oggetto non bene identificato come la Santa.  

Le origini della Santa sono antichissime…

Secondo ricerche attendibili l'origine del culto è antica e clandestina. Risale all'epoca coloniale, probabilmente al XVII secolo, quando i conquistadores spagnoli e le congregazioni cattoliche al loro seguito continuarono nella spietata opera di assoggettamento ed evangelizzazione degli indigeni in America che avevano iniziato nel secolo precedente. In quell'epoca l'Inquisizione cominciò a perseguitare gli indios che rendevano grazie all'immagine della morte. Si trattava delle raffigurazioni che la stessa Chiesa aveva importato nella Nuova Spagna e che utilizzava durante le processioni della Settimana Santa: gli scheletri di legno caricati sui carretti della morte e i quadri con l'immagine della Parca. Gli indigeni, che avevano una concezione differente della morte rispetto agli occidentali, diedero altri significati a tutte queste rappresentazioni e cominciarono a creare rituali e culti paralleli, proibiti dalle gerarchie ecclesiastiche, a una nuova figura che presero a chiamare "Santa Muerte o Muerte Santa".

In Italia si conosce da pochi anni grazie a internet e alla stampa sensazionalista che parla di narcos ed esoterismo senza saperne molto in realtà. In Messico la Santa Muerte è diventata "famosa" alla fine degli anni 90 sull'onda di alcuni arresti importanti di rapitori e boss del narcotraffico del Cartello del Golfo. Il sequestratore "mozzaorecchie" e gli scagnozzi del capo Osiel Cárdenas avevano altari alla Santa nei loro nascondigli.

Poi nel 2001 a Tepito, il quartiere selvaggio e antagonista situato nel cuore della capitale, Doña Enriqueta Romero collocò per la strada, proprio fuori da casa sua, un'enorme statua della Niña Blanca – un soprannome della Santa Muerte –, vestita di tutto punto e con la sua falce in mano. Da quel giorno la storia della Santa e della famiglia Romero cambiò irrimediabilmente e l'altare di Tepito divenne oggetto di pellegrinaggi di migliaia di devoti, curiosi, simpatizzanti e degli immancabili giornalisti che, ciascuno alla propria maniera, propagarono il culto. L'emulazione dei primi rosari pubblici da strada praticati a Tepito e l'abitudine di costruire altarini per le strade è stata inarrestabile da Los Angeles a Tijuana, dal Guatemala a Ciudad Juárez e tante altre. 

 

Quando e come è nato l’interesse per la Santa Muerte? Cos’ha di speciale?

Sono almeno 12 anni che frequento il quartiere di Tepito, ma solo da 5 o 6 anni conosco il culto alla Santa Muerte che non è esclusivo di quella zona, anzi, ormai è nazionale se non addirittura globale. L'ho scoperto camminando per le strade del quartiere popolare La Merced e nel centro storico di Mexico City. Infatti, in alcune vie e in certi androni giganteggiavano statue della morte decorate e piene di offerte. Mi incuriosirono molto e cominciai a fare delle ricerche. Poi, quasi per caso o per magie, un tesista italiano che studiava proprio la Santa Muerte, Paolo Mossetti, mi chiese una mano per terminare il lavoro. Lo aiutai, ma poi non smisi più di studiare, capire, visitare, intervistare e vivere questo culto che si alimentava di speranze e falsi miti, di delusioni e tanta fede nutrita da una massa di devoti inarrestabile.

Ne parlo nei primi capitoli in cui spiego passo dopo passo come sono stati i miei approcci con questa Santa popolare che, tra l'altro, non ha nulla a che vedere col Giorno dei morti e le immaginette della morte messicane, le famose Catrinas del disegnatore Posadas.

Comunque l'idea del libro è stata una conseguenza naturale di tutte le esperienze che s'erano accumulate e di alcuni contatti fondamentali come quelli con Doña Queta Romero e con il massimo esperto di Tepito e del culto alla Santissima, Alfonso Hernández.

Secondo te qual è il motivo del suo successo, soprattutto tra gli strati bassi della popolazione?

La Santa è la patrona dell'umanità perché prima o poi la morte arriva per tutto e per tutti ed è vista come la somma protettrice dei dimenticati e dei marginali. Non è come una Madonna tradizionale, come la Vergine messicana per eccellenza, la Guadalupe. Secondo i devoti la Niña Blanca è la più efficace perché nulla resiste alla morte ed è anche meglio di San giuda Taddeo, il santo delle cause disperate simile a San Gennaro che la Chiesa promuove da anni tra le classi più povere.

La Santa sostituisce lo Stato, la Chiesa, i santi tradizionali e le imposizioni che per secoli hanno tenuto la popolazione dei barrios slum e delle comunità indigene e rurali nell'isolamento e nella povertà. Quindi non le si chiedono solo favori o benedizioni, ma anche protezioni speciali e petizioni più "border line": sicurezza per il ladro e per il poliziotto, lavoro, amore, denaro, una pronta guarigione, l'uscita di prigione di un parente o di un amico, la salvezza dai pericoli della strada o dalla tossicodipendenza, la riconquista del partner perduto e tante altre.

La convinzione generale è che la Santissima sia la più qualificata anche per esaudire richieste "proibite" che influiscono sulla vita, sulla morte, sui sentimenti, sulle azioni e sul futuro delle altre persone. Si dice sia vendicativa se non rispetti il patto che stabilisci con lei, se non curi il suo altare o non fai quanto promesso al momento di chiedere un favore. Però qui sconfiniamo nel campo delle credenze personali e dei miti...

Ti chiedo di parlare di due cose che la riguardano: l’onomastica…

Proprio a dimostrazione del fatto che la maggior parte dei devoti non la identifica con un'entità malvagia o vendicativa, le vengono attribuiti aggettivi  affettuosi e vezzeggiativi affettuosi come Bella (hermosa), Carina (bonita), Maternale, Luminosa e, appunto, Santa!

E' anche nota come Patrona, Bambina Bianca (per il colore delle ossa dello scheletro), Parca, Signora, Comare, Sorella, Matrona, Piccola, "Capa" e infine uno dei nomi più noti è Flaquita, cioè magrolina. La lista si rinnova ogni giorno vista l'enorme fantasia ed espressività del popolo messicano e dei latinos negli USA, un altro grande centro di diffusione della devozione grazie a milioni di migranti regolari e non.

…e la ricchissima simbologia che la connota.

La Muerte santificata è spesso accompagnata da un gufo, messaggero tra il nostro mondo e gli inferi, e da una bilancia, simbolo della giustizia che muove la sua azione sterminatrice. Ha sempre con sé una falce che rescinde le erbacce del mondo e ci porterà via tutti, ma anche una tunica che rappresenta la pelle dell'uomo, cioè una copertura della nostra vera natura, di ciò che siamo e saremo: ossa e polvere. A volte la Santita tiene in mano una torcia, la luce che può guidarci nella scelta tra la vita e la morte, oppure un arco con delle frecce, simboli di potere e forza, guerra e morte inattesa, dato che questa può colpirci in qualsiasi momento. Infine è immancabile il mondo che la Niña stringe in una mano erigendosi a sua dominatrice incontrastata.

Il rapporto tra la Santa e il Vaticano

Poco amore e tanto odio. Reciprocamente. La Santa e i suoi devoti non vengono riconosciuti dal Vaticano, mentre i simpatizzanti del culto alla Niña, pur dichiarandosi cattolici, non amano le gerarchie e le cerimonie prestabiliti. Sono vicini allo spontaneismo e alla libertà nella pratica del culto e nelle credenze collegate, però in genere non rinnegano la loro fede nel Dio cristiano e prendono spunto dai rituali e dalla Bibbia per reinventare giorno dopo giorno la loro devozione alla Santissima. La Chiesa in Messico s'è dimostrata intransigente e ha sempre cercato di demonizzare i devoti identificandoli con i narcos, le gang, i delinquenti in generale. Qualche tempo fa la diocesi di Città del Messico offriva esorcismi gratis a chi avesse voluto abbandonare la Flaquita per tornare all'ovile di Santa Romana Chiesa. Parroci e sacerdoti la vedono come un culto satanico e basta.

Quanto è stata strumentalizzata dai media?

Tantissimo! Sia in Italia che in Messico. Per questo esistono centinaia di storie, miti e invenzioni sul culto, ma sempre per questo la sua diffusione ha suscitato tanta curiosità e ora si calcolano tra i 2 e i 10 milioni di devoti nel mondo, soprattutto negli USA, in Messico, in Spagna, in Italia, in Giappone, in Danimarca e anche in Argentina con il "cugino" gaucho della Santa, il celebre San La Muerte. La Santissima fa notizia, è mediatica ed è 2.0. In parte c'è stato un processo di snaturamento dell'origine umile, privata, semiclandestina e familiare del culto tradizionale, ma d'altra parte è un fenomeno incontrollabile. La sua massificazione e la sua mercificazione, così come la creazione strumentale di falsi miti ed emerite imbecillità, non limita troppo i veri devoti che possono continuare a vivere la loro fede serenamente. Sempre che i media e le "religioni concorrenti" non s'accaniscano contro questa tradizione...

Se ti apparisse di fronte, ora, cosa le diresti?

Cara Santa, arriverò ai tempi supplementari nella vita o ci vediamo ai 90 minuti (anni)?

E lei cosa risponderebbe?

Sicuramente con un detto popolare messicano: "Quando non ti tocca, nemmeno se ti ci metti; quando ti tocca, nemmeno se ti togli".

Salutaci con una preghiera a lei dedicata

Una contro i furti, inedita in italiano!

Furti

Chiedo la tua protezione, Santa Morte

allontana da queste porte i ladri

copri col tuo mantello bianco gli intrusi

affinché non commettano furti

sorveglia questi beni per poter andare avanti

salvaguarda i tetti e le pareti dalle cattive volontà.

Non permettere che gli spiriti persi

conducano i loro seguaci fino a qui

salva la mia dimora e il mio negozio

da tutti i mali, lancio queste monete per mostrare che

prima dei beni terreni, ci sei tu.

(si tirano 9 monete per terra e si lasciano lì)