Nel 2011 abbiamo conosciuto l’investigatore privato Matteo Montesi nel romanzo Doppia indagine, Il Giallo Mondadori n. 3045. L’autrice era la vincitrice del Premio Tedeschi, Marzia Musneci.

A febbraio, con il numero 3076, Il Giallo Mondadori porta in edicola la seconda indagine del personaggio, con il romanzo Lune di sangue.

Dalla quarta di copertina:

Questo è un paese tranquillo, gli omicidi non sono tra le specialità locali. Perciò fa scalpore il ritrovamento del cadavere di un uomo, trafitto da una ventina di coltellate e con le mani mozzate, in una grotta sul lago ai Castelli Romani, dopo una notte di luna piena. La grotta è da tempo teatro per notturni riti di magia, così la pista della setta satanica viene quasi naturale. Ma sarà quella giusta? Poi ci sarebbe anche la misteriosa sparizione di un disegno che ritrae una donna bellissima, ma naturalmente non c’entra nulla con quel truce assassinio. O c’entra? L’investigatore privato Matteo Montesi e l’agente di polizia Cristiana Perla, sua compagna, sono gli unici a non accontentarsi di facili risposte, esercitando il metodo del dubbio. Perché cose del genere non capitano mai per caso. Soprattutto in un paese tranquillo come questo.

    

Un estratto dall’incipit:

Questo è un paese tranquillo. Negli ultimi anni ha ospitato solo pochi cadaveri, spiaggiati qui chissà come e perché, sospinti dalle maree ancora imprevedibili della globalizzazione.

Ma adesso pare che abbiamo un morto a denominazione di origine controllata e garantita.

Così dicono i giornali.

È stato scoperto da un pensionato che faceva correre il cane. Dentro una delle grotte che costeggiano il sentiero a mezza costa sul lago, una settimana dopo una notte di luna piena. Nonostante la temperatura ancora pungente di inizio marzo, la puzza era forte, e il suo bracco era andato in frenesia.

La grotta era impiastrata di glifi e pentacoli tanto incomprensibili quanto brutti a vedersi, perciò i cronisti avevano imboccato a passo di carica la pista dell’omicidio satanico. Il fatto che l’antro fosse in quelle condizioni da sempre non li aveva scoraggiati affatto.

Inoltre, il morto era nudo. Non indossava niente, a parte una ventina di coltellate inferte, pare, da persone diverse. E soprattutto non indossava più le mani.

    

Per un’intervista di ThrillerMagazine all’autrice, risalente al 2011, ecco il link: rubriche/11904/

    

All’interno, il racconto Come animali in trappola di Giulio Roffi, vincitore del Premio NebbiaGialla 2012.