Nessun dubbio Limonov è uno dei migliori romanzi pubblicati negli ultimi due anni, pubblico e critica sono concordi.

Limonov, lo sanno tutti, è una biografia romanzata. Il protagonista conquista tutti, spadroneggia per oltre trecentocinquanta pagine, al punto che in certi passaggi sorge il dubbio e ci si domanda: ma sto leggendo una biografia o un’autobiografia?

Lo scrittore, Emmanuel Carrère, è un autore molto importante, soprattutto in Francia, eppure durante la lettura, mentre il protagonista esplode di vita, sorge il dilemma: sono Limonov e la sua “esistenza a prescindere” a trascinare e travolgere tutto, oppure è Carrère che è stato bravissimo a documentarsi e altrettanto bravo a raccontarcela?  

Per buona parte della lettura l’impressione è che il protagonista abbia il sopravvento su tutto, nonostante la terza persona della narrazione. Il romanzo appartiene a Limonov, oppure a chiunque, e chissenefrega di Carrère. L’autore stesso, dopo l’incipit, sembra soffrirne e a metà rimette fuori la testa per ricordarci che è lui lo scrittore. Sono le pagine peggiori, le più noiose.

Certo, a complicare tutto il fatto che anche Limonov è uno scrittore e buona parte di ciò che Carrère narra, pare sia stato narrato in precedenza dallo stesso protagonista.

Manca tuttavia la cartina tornasole, perché credo non siano tanti, almeno in Italia, quelli che hanno letto i libri scritti da Limonov.

Forse basterebbe questo per fare tornare a galla Carrère. Invece no, perché superata la zona critica del romanzo – la parte di Limonv filo-serbo che chiaramente Carrère meno ama e più ha trascurato, ma in cui paradossalmente cerca di guadagnare punti – la storia riprende tutta la sua veemenza e il francese soccombe.

Questo fino all’ultima pagina, quando lo scrittore, la penna, il mestiere, riescono con un inatteso colpo di reni a riemergere. Basta un mendicante, senza denti e occhi, senza passato, in una città dell’Asia centrale, schiantata dal sole, lenta e polverosa.

Strano destino quello dei due. Limonov dalla vita, nel bene e nel male, ha avuto tutto, eppure il miglior libro su quell’esistenza lo ha scritto un altro; Carrère ha scritto su Limonov il suo miglior romanzo, ma tanti non si accorgono o dimenticano che l’autore è lui.