«È lei, sono sicuro, ti dico che è lei!»

«Non esiste, no, la Masetti no, non è possibile!»

Enrico e Luigi sono nella camera di Marco, davanti al computer. Sullo schermo sta passando un video: il corpo di un’adolescente, i lunghi capelli castani sciolti, si muove sensualmente, togliendosi jeans, T-shirt, reggiseno. Alla fine, solo il filo sottile del tanga azzurro spicca sulla pelle bianca.

«Dai, si vede solo di spalle, è pure tutto sgranato, come fai a dire...»

«Ragazzi, se vi dico che sono sicuro! Vedete quella macchia marrone sulla spalla sinistra? È una voglia. L’estate scorsa io ero in vacanza al Forte, stesso bagno della Masetti, l’ho vista in due pezzi e ho visto la voglia!»

La mattina dopo, la quarta C del Liceo classico Manzoni è in fibrillazione. Tutti sanno: Lucia Masetti, la tranquilla, timida, studiosa Lucia è su You-Tube, fa lo strip-tease! Quando la protagonista del giorno entra in classe, ignara, sente gli sguardi addosso senza capirne il motivo finché, nell’intervallo tra la prima e la seconda ora, Mara, la sua unica, vera amica, arriva, agitatissima, a spiegare:

«E, pensa, dicono che sono stata io a riprenderti, con il mio cellulare!»

«Mara, sei fuori di testa, non avrei mai fatto una cosa del genere, oddio, che vergogna, devo dire a tutti che non sono io! Ma tu, l’hai visto?»

«No, l’ho saputo ora, appena arrivo a casa vado a controllare. Non ti preoccupare, sarà una somiglianza, chi ti conosce lo sa che non sei proprio il tipo, basta chiarire l’equivoco e finisce in una risata!»

Un’altra ora passa tra bisbigli, risatine ammiccamenti. Nell’intervallo, Lucia si dirige, decisa, verso il gruppo più numeroso; una mano le afferra il braccio e la blocca: è Francesco, il più fico della classe, quello dietro al quale Lucia sospira dall’inizio dell’anno e che non l’ha mai degnata di uno sguardo.

«Ecco la star di You-Tube! Niente male il tuo video, ti avevo sottovalutata, mi sa che vale la pena conoscerti meglio! Senti, alle cinque, ci troviamo con il gruppo in Piazza Ghiberti, al solito bar, poi andiamo a fare un giro, vieni?»

Lucia è stordita, accenna un sì con la testa. Mara la raggiunge:

«Che voleva, quello? Domanda idiota, me lo posso immaginare. Gliel’hai detto? Se lo sa lui, la voce si sparge e il discorso è chiuso.»

«Senti, Mara, ci ho ripensato. Per ora, non dire niente, se te lo chiedono, fai la misteriosa, né sì, né no. Francesco mi ha invitato ad uscire, non da soli, con il suo gruppo, ma è un inizio, non ci speravo più. Lo sai che mi è piaciuto subito, forse è la mia occasione. Poi gli spiegherò tutto ma intanto ci conosciamo meglio e chissà...»

«Per me, sei cretina, lo vedo un brutto inizio, comunque contenta tu... io, muta come una tomba.»

Il pomeriggio passa in un sogno: qualcuno azzarda un commento volgare ma Francesco lo zittisce, è tutto sorrisi e gentilezze. Alla fine, è lui a riaccompagnarla a casa, a prenderle la mano e, prima di lasciarla, il bacio, come in un film, il primo bacio vero di Lucia.

La mattina successiva, Lucia vola a scuola. Francesco arriva all’ultimo minuto, la saluta da lontano con un cenno, tipo “ci vediamo dopo”.

Alle dieci, Lucia sta lavandosi le mani, in bagno. È sola, sente la porta che si apre: è Francesco, con due amici. Ha gli occhi diversi, cattivi, non sembra lo stesso ragazzo che l’ha baciata con tanta dolcezza.

«Allora, puttanella, ieri abbiamo giocato ai fidanzatini, oggi vediamo di procedere, senza perdere tempo. Intanto, perché non ci fai vedere anche il lato A?»

La mano di Francesco le chiude la bocca mentre l’altra fruga sotto la camicetta. Altre due mani tentano di tirare giù la zip dei jeans, il terzo del branco fa da palo. La salvezza arriva da un gruppo di studentesse che entrano rumorosamente tutte insieme, costringendo i tre a una veloce ritirata.

Lucia manda indietro le lacrime, si sciacqua il viso, rientra il classe e si siede, senza guardarsi intorno. Sul banco, nascosto a metà dal libro aperto, un disegno osceno con una frase ancora più oscena.

«Professoressa, per favore, mi gira la testa, sto male, devo andare a casa...»

Finalmente, in camera sua, al sicuro, può sfogarsi a piangere.

«Tesoro, mi ha telefonato la professoressa Martinelli, era preoccupata. Come stai? Vengo subito da te...»

«No, mamma, davvero, non era niente, è già passato. Mi sono fatta un tè, sono sul letto, va tutto bene. Ti aspetto a pranzo.»