La fantomatica “profezia” Maya non si è avverata e il mondo è ancora là dov’è stato negli ultimi svariati miliardi di anni. Invece le profezie che parlano di disastri ambientali creati dall’uomo, previsioni che al contrario dei Maya si basano sulla lettura di dati, non hanno lo stesso fascino mediatico: un Maya morto sarà sempre più ascoltato di un ambientalista vivo.

La questione dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento atmosferico si sta facendo sempre più protagonista, tanto da finire anch’essa nel grande gioco degli pseudobiblia: ecco infatti due “libri falsi” che ne trattano la tematica.

         

«Non credo che alla comunità scientifica serva il mio libro - così Charlie Prize (Mark Moses) commenta il suo romanzo Ionos-Fear. - Apocalittico? Be’, forse lo è. Comunque è quello che piace alla gente». Capiamo subito che lo scrittore non è esattamente un idealista. «Devi ricordarmi di scrivere un libro che piaccia di più alle donne - dice rivolto alla sua agente letteraria. - Una cosa sulle relazioni, o sui cani... o su entrambi». Stiamo parlando di uno dei protagonisti del film Ice Twisters. Il demone dei ghiacci (Ice Twisters, 2009) di Steven R. Monroe.

«Ho letto tutti i suoi romanzi» esordisce un fan entusiasta mentre l’autore firma copie in una libreria di Harrisford, Oregon.

«Mi dispiace per lei» è la pronta risposta di Prize.

I suoi fan non sono però tutti adoranti. «Credo che dalla sua penna traspaia una grande ipocrisia - gli rinfaccia un lettore, - come quella della comunità scientifica e governativa che lei così tanto spesso condanna». Esce fuori che le tematiche catastrofico-ambientaliste dei romanzi di Prize sono sempre imputate all’errato utilizzo dei risultati delle ricerche scientifiche.

Il problema nasce dal fatto che l’autore è divenuto un romanziere solo di recente: in passato è stato un accorato ricercatore scientifico, ma la spregiudicatezza dell’ambiente ha fatto sì che si allontanasse. E proprio mentre sta rilasciando autografi, si rende conto che i suoi ex colleghi hanno combinato qualcosa di grosso: un tornado anomalo si abbatte sulla città, tanto da spingere Prize a tornare alla sua vecchia professione per dare una mano al team di scienziati che dovrà porre rimedio ai problemi creati.

         

Argomenti simili li troviamo nel film Ice di Nick Copus, in realtà una miniserie in due puntate, per un totale di quasi tre ore, andata in onda il 2 gennaio 2011.

In un futuro né così lontano né così fantascientifico, una spietata multinazionale trivella i ghiacci del Circolo Polare Artico e - incredibile a dirsi - provoca un disastro ambientale con relativo cataclisma di proporzioni bibliche. Eppure sapeva a cosa andava incontro, perché da tempo l’attivista Richard Roxburgh (Thom Archer) forniva consulenze alla multinazionale mettendo in guardia da rischi ambientali, ed anzi ha messo nero su bianco le sue previsioni: con il saggio La tempesta di ghiaccio che verrà. Non serve neanche dire che ogni parola di Archer finisce nel vuoto, finché la dimostrazione delle sue ragioni si rende chiara... gettando l’Europa in una nuova glaciazione!

Non stupisce quindi che quando un ricercatore, incontrato durante la fuga dai ghiacci, gli dice di aver letto il suo libro, Archer risponde: «è stato l’unico».