E no, caro professor Perboni (chiunque sia il docente che si cela sotto questo pseudonimo deamicisiano), questa se la poteva proprio risparmiare!

Autore dell’esilarantissimo Perle ai porci del 2009, ritraendo ferocemente un anno scolastico visto senza il filtro buonista di alcuni approcci “progressisti” (Starnone e nipotini), aveva dato voce alle frustrazioni e ai desideri omicidi reconditi di migliaia di insegnanti; blogger consolidato, dal 2009 in rete col suo profperboni.blogspot.it, aveva idealmente proseguito il colloquio iniziato con gli allievi e soprattutto coi colleghi; purtroppo l’anno successivo aveva già dato segni di cedimento alla pigrizia dell’editoria italiana con Perle, un classico (e perciò banale) stupidario studentesco.

Ora però sembra esser caduto ancora più in basso; è stato indotto infatti – non si sa da chi, anche se qualche indizio metanarrativo nel romanzo c’è – a innestare un genere attualmente di successo come il noir sul canovaccio scolastico ormai consolidato, coi suoi mostri e le sue miserie quotidiane. Il tentativo, almeno per noi, è miseramente fallito: e non tanto per la nostra assodata, personalissima – un limite, sicuramente – allergia alle parodie dei generi di intrattenimento e/o di massa; quanto piuttosto per aver miscelato il grottesco del ritratto di una generazione di docenti e allievi allo sbando con una storia di indagine assolutamente priva di humour che si prende talmente sul serio da scaricare sul protagonista, lo stesso Perboni naturalmente, una crisi coniugale, alcune torride scene di sesso e una storia assai torbida da cui esce scontatamente trionfante.

Senza concedere nulla di più all’intreccio – per non sollevare le giuste ire dei lettori – bisogna pur dire che trovare il primo morto a p. 134 (su 293), oltre a violare tutte le più consolidate regole sia del giallo che del noir, lascia a dir poco perplessi; viceversa l’improvvisa accelerazione criminosa presente nella seconda parte del romanzo non pare assolutamente giustificata; senza contare che alcuni passaggi (il corpo a corpo con un presunto agente dei servizi o la collaborazione con un volonteroso ispettore di polizia, ad esempio) sfiorano e talvolta decisamente oltrepassano il confine della verosimiglianza.

Ma se la sezione, per così dire, investigativa, fa acqua da molte parti – e non tanto per l’intreccio in sé per sé quanto per l’approccio scarsamente realistico – non troppo meglio va sul versante del romanzo di costume di ambientazione scolastica: la freschezza del primo approccio (quello di Perle ai porci) ha ceduto alla maniera: un po’ come al cinema è accaduto nel passaggio tra Notte prima degli esami e il suo “newquel” e in tv tra la prima e le serie successive di Tutti pazzi per amore. Non si ride più, semmai si sorride di fronte allo squallore umano di tanti docenti; ci si ferma a riflettere – più che goderne liberamente – sul cinismo proverbiale del professor Perboni; ci si domanda se il vero omicidio non sia tanto quello in cui s’imbatte il nostro impagabile docente quanto quello perpetrato ai danni della scuola da anni di costante indifferenza del potere politico: e quello, permettetelo al vostro recensore, commesso dall’editore nel dar vita a questo romanzo.

Margherita Oggero ci ha dato – nei suoi libri dedicati alla “profia” Baudino – un ottimo esempio di come si possa coniugare scuola, ironia e delitto, sfruttando al massimo le potenzialità inespresse da questa miscela narrativa; Perboni sembra invece ispirarsi di più alla svagata inverosimiglianza della versione tv degli stessi romanzi della scrittrice piemontese, dove l’ironia scivola nella farsa e l’indagine si tinge di toni più adatti alla commedia dell’arte.

Un merito comunque Una scuola come tutte le altre l’ha avuto: quello di spingerci, almeno una volta, al di fuori del nostro consueto orizzonte, alla ricerca questa volta sì – letteralmente – di un altro noir; e siccome per noi questa è stata tutto sommato una vacanza, cediamo alla tentazione buonista di non assegnare alcun voto.

Ma professor Perboni, ci rivedremo a settembre!

Voto: n.c.