Bersaglio mobile: titolo banale e piuttosto discutibile per A View to a Kill, che riprendeva un racconto scritto per una mai realizzata serie TV, in cui Bond eliminava una rete di spie che intercettava i corrieri dell’MI6 con motociclisti armati di pistola. Vi ricorda qualcosa? Be’ una scena inserita in Operazione Tuono...

Si chiude con un film di buona fattura, decisamente più dinamico e meno farsesco di Octopussy, l’Era Moore. Il buon Roger ha proprio raggiunto i limiti di età e con il viso “tiratissimo” ce la mette tutta per sedurre e agire come un ragazzino. Meno male che Willy Bogner e Rémy Julienne sono chiamati ancora una volta a creare, con adeguate controfigure, ottime sequenze di inseguimento in auto e sugli sci.

          

Sorvoliamo sul pietoso errore nel doppiaggio italiano per cui il “silicio” diventa “silicone”. La vicenda ricorda molto Goldfinger e scambia solo Fort Knox con Silicon Valley ma l’intento è lo stesso. Distruggere la più grande risorsa americana (in questo caso la produzione di microchip) per far salire il valore delle proprie scorte. E se il cattivo Zorin è frutto degli esperimenti genetici di un ex nazista e dei fondi segreti del KGB, la sua follia porterà all’ennesima collaborazione tra i servizi inglesi e il colonnello Gogol in nome di una sempre più auspicata distensione.

Buona sceneggiatura tra la Siberia, Ascot, favolose località francesi e San Francisco, giusto per dare un contentino anche al pubblico americano con tanto di inseguimento (inutile) con le auto della polizia USA. Ma l’attenzione è veramente tutta riservata ai personaggi.

Zorin è interpretato da Christoper Walken, attore di talento che riesce a tratteggiare il personaggio suggerendone la schizofrenia con espressioni e pause nella dizione davvero di buon effetto. Al suo fianco troviamo Grace Jones, virago giamaicana, una vera pantera che “mette sotto” Bond anche a letto ma finisce per allearsi con lui e morire eroicamente. Sicuramente un bel personaggio. Tra parentesi nella scena dell’ippodromo in Francia si vede il giovane Dolph Lundgren allora suo fidanzato in un cameo... “muscolare”.

E poi anche Patrick Bauchau anch’egli attore di qualità qui relegato in una ben riuscita caratterizzazione di cattivo vicario. M ancora non è stato degnamente sostituito ma ci pensano Q e soprattutto Patrick MacNee (il celebre Steed di Agente speciale) qui nel ruolo di esperto di ippica e spalla di Bond nell’incursione nei possedimenti di Zorin. Benché anziano McNee dà il meglio di sé con simpatia e verve e riesce a creare un paio di duetti comici con Moore senza strafare. Quando esce di scena comprendiamo il lampo d’odio che passa negli occhi di 007 che non mancherà di vendicarlo.

Sul versante femminile troviamo Tanya Roberts con una sfolgorante capigliatura bionda. Ex Charlie’s Angel e protagonista di un riuscito fantasy (The Beastmaster [Kaan, principe guerriero, 1982]) oltre che di Sheena, regina della giungla, la Roberts forse non sarà una grande attrice ma è una perfetta e sensualissima Bond Girl in un film dove le bellezze femminili non mancano.

La colonna sonora dei Duran Duran cerca di catturare un pubblico più giovane infondendo adrenalina al commento musicale.

         

Il film, in effetti, vanta diverse sequenze di ottima fattura: il salto dalla torre Eiffel, la battaglia nella miniera, l’ultimo confronto sul Golden Gate, ma ormai qualcosa di questa formula sembra essersi un po’ inceppato. L’action movie degli anni ’80 ha seguito altre strade e, forse più di ogni altra cosa, s’impone un Bond più giovane e “fisico” di quanto il grande Roger sia in grado di proporre rifacendo il verso per l’ennesima volta al Santo.