Un’avventura caraibica per SAS (Son Altesse Sérénissime) Malko Linge, lo storico personaggio d’azione del prolifico autore francese Gérard de Villiers che da quel fatidico 3 ottobre 1968 – quando Segretissimo pubblicò SAS: Sua Altezza Serenissima (n. 253) – spopola fra i lettori italiani appassionati dell’avventura, dell’intrigo, degli scenari esotici ma soprattutto di una buona lettura d’intrattenimento.

Il drago della droga è il 69° episodio della lunga carriera letteraria del personaggio ed era già stato pubblicato in Italia da Segretissimo (n. 974) nel 1983 – riapparso poi nella mondadoriana “Giro del mondo con Malko Linge” (n. 61) nel 1989 -  ed appartiene ancora al periodo dei “titoli frizzanti”, in cui cioè per le avventure del protagonista venivano scelti giochi di parole vari. Viene riproposto nella storica traduzione di Mario Morelli nella collana dedicata ad uno dei più prolifici eroi d’azione della letteratura mondiale.

Questa volta viaggiamo con SAS fino alle isole caraibiche ma ne conosciamo un aspetto diverso da quello di meta turistica da sogno. L’autore ne dà un ritratto di altissima povertà e conseguentemente di criminalità dilagante, il tutto fuso con una religione strana e per l’epoca ancora di grande novità: quella senterìa meglio conosciuta nella grafia santería.

«Miguel Cuevas, il più celebre dei cocaine cowboy, e anche il più pericoloso, era un cubano di trentacinque anni che la droga aveva reso miliardario e che sfuggiva da anni a tutte le polizie che gli davano la caccia da Miami a Bogotà»: così la presentazione del villain della storia. Cuervas è convinto di poter agire impunemente grazie all’aiuto di Shango, il dio della guerra, che lo protegge. Pasteggia con vino Lafitte-Rothschild 1959 a settecentocinquanta dollari la bottiglia e spadroneggia su tutti i Caraibi.

Intanto il nostro Malko si apprestava a godersi la stagione della caccia in Austria quando la CIA lo viene a prelevare, lo mette su un Concorde Parigi-New York e poi, arrivato a Washington, gli affida l’Operazione Swordfish. Cuevas infatti sta organizzando con la DGI (i servizi segreti cubani) un’enorme compravendita di cocaina e armi che frutterà ingenti guadagni e farà arrivare un ricco rifornimento di armi nel Salvador e in Colombia. CIA e DEA, su mandato niente meno del Presidente degli Stati Uniti - e grazie all’intervento del vicepresidente George Bush - devono intervenire ma Cuevas è furbo e sfuggente: serve l’aiuto di Malko Linge. (Chi segue le avventure del SAS non si stupisce più che interi dipartimenti esteri si sentano persi senza il suo aiuto!)

Da Portorico a Miami, SAS tenterà più volte di incastrare il pericoloso trafficante, contando sull’aiuto di uomini e donne locali pronti a tutto per ripulire il proprio paese dalla criminalità. Ma Cuervas, spietato e sanguinario, invasato con i riti santeri, sarà un osso duro molto più del previsto.

Il drago della droga è un’avventura in pieno stile SAS: ottima descrizione dei luoghi, azione ritmata, personaggi descritti con pochi ma ispirati tratti e, soprattutto, una scrittura professionale che sa come ammaliare il lettore.

Di solito non molto spazio, in queste storie, viene dedicato alle faccende personali del personaggio, che comunque anche in questo romanzo beve l’immancabile Moët & Chandon mentre osserva «una fotografia del suo castello di Liezen presa dall’elicottero. [...] Aveva fatto bene a non portare con sé Alexandra, che si era di nuovo innamorata di lui. Non ci si capiva nulla con il cuore delle donne. E così Alexandra era rimasta ad attenderlo occupandosi dei restauri del castello, insieme al fedele Krisantem.»

Oltre a questi brevi tratti biografici che accennano, senza mai approfondire, la serialità del personaggio, va infine citata una delle frasi “ad effetto” che contraddistinguono il modo di porsi di Malko Linge verso le donne protagoniste delle sue storie, sempre bellissime: «Quando il Signore ti ha regalato questo corpo sapeva ciò che faceva: non bisogna andare contro la sua volontà».