Comincia questa settimana, nella rubrica “Colpo in canna”, un delizioso gioco letterario in cui il celebre scrittore Stefano Di Marino “incontra” il suo pseudonimo Stephen Gunn - con cui firma da più di 15 anni la serie di romanzi di spionaggio più lunga della letteratura italiana - in un’intervista a dir poco esplosiva.

Ecco l’inizio:

Stephen Gunn mi riceve nel suo ufficio in una giornata fredda. Libri e ricordi dappertutto. Armi antiche, esotiche, riproduzioni, DVD e volumi di ogni tipo dal cinema, alla geografia, al fumetto e all’erotismo. Siamo in un laboratorio di scrittura da cui fuoriescono idee a ritmo continuo. Come potrei non conoscere questo posto?

Gunn mi fa accomodare davanti alla sua postazione. Accendiamo un sigaro e gustiamo uno shot di vodka aromatizzata al miele e al peperoncino. Intorno, appese alle pareti, ci guardano le meravigliose copertine di Victor Togliani dedicate al Professionista, ma occhieggiano anche ritratti di donne conosciute, amate, scivolate via con il tempo.

Stefano Di Marino: Insomma come è nato il Professionista?

Stephen Gunn: Quasi venti anni fa dopo aver pubblicato il primo lungo romanzo di spionaggio Pista cieca, ripresi l’idea di creare un serial per Segretissimo. Un po’ volevo ripescare il personaggio di Julius Colleoni di Appuntamento a Samaringa che aveva già alcune delle caratteristiche del personaggio. Veniva dall’Italia, era un ex legionario, non serviva nessun particolare padrone.

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