La figura di Maria Maddalena ha da sempre infiammato l’immaginazione degli scrittori, anche quelli che hanno amato inventare dei falsi Vangeli a lei riconducibili: alcuni ne abbiamo già incontrati nei precedenti articoli di questa rubrica, ma ce ne sono altri due da aggiungere alla lista.

              

Il giovane statunitense Joseph Thornborn è un autore abbastanza misterioso: malgrado la biografia sui suoi libri ci dice che ha rapporti stretti con il Vaticano ed ha insegnato alla Columbia University, la sua assenza in fonti non italiane desta sospetto: che sia uno dei tanti autori nostrani che si nasconde dietro pseudonimo straniero? Comunque dopo il successo de “Il quarto segreto”, è la volta de “L’ultima tentazione” (2008) - di cui non è noto il titolo originale, altro elemento che fa subodorare un “inghippo pseudonomico”.

Il romanzo si apre con un delizioso gioco letterario: al contrario degli altri thriller che speculano sui Vangeli per fiction, questo romanzo parte dalla presa di coscienza che... ci sono troppi romanzi che speculano sui Vangeli per fiction!

«Hai visto il successo di quel romanzo dedicato a Maria Maddalena, alla sua unione con Gesù e alla sua presunta discendenza? - viene chiesto al protagonista, riferendosi probabilmente al “Codice Da Vinci”. - Settanta milioni di copie vendute! E quasi tutte sono state vendute in Paesi un tempo cristiani...» Dando per scontato che le vendite di un libro modaiolo abbiano qualcosa a che vedere con la vera religione, l’atto d’accusa continua.

Qual è però il vero problema di queste lamentele? «Fino a qualche anno fa questi attacchi contro la fede, che poi sono attacchi contro la storicità dei Vangeli e di Gesù Cristo, avvenivano in ambito accademico [...] Ne discutevano i teologi, si accapigliavano i biblisti, ma i semplici fedeli, la gente comune, quasi non se ne accorgeva. Erano attacchi diretti, tremendi, non lo nego... ma la fede dei semplici, quella rimaneva intatta...» Non è un discorso moralmente ineccepibile, ma se non altro è onesto: se i “semplici” sono confusi da troppi pensieri poi perdono la fede cieca.

Come si spiegano i protagonisti de “L’ultima tentazione” tutti questi thriller che presentano altre interpretazioni dei Vangeli canonici o addirittura si inventano nuovi Vangeli? La risposta è tanto ovvia quanto stupefacente: c’è odore di zolfo! Lo dice anche il papa: «Il fumo di Satana si è purtroppo infiltrato anche in questi palazzi...»

Possiamo credere che gli autori di thriller religiosi si inventino Vangeli perché ispirati da Satana? Più plausibilmente lo fanno per soldi, ma visto che nel Medioevo (Jacques Le Goff docet) il denaro era visto come lo sterco del demonio, i conti tornano. Ma “Sterco del demonio” (Teufelsdröckh) è anche il cognome del falso autore del “Sartor Resartus”, illuminato pseudobiblion inventato da Thomas Carlyle... Il cerchio si chiude e il povero demonio devve soccombere alla potenza creativa degli pseudobiblia.

                

Chiusa la geremiade sugli odiati thriller legati a falsi Vangeli, “L’ultima rivelazione” entra nel vivo della storia e si rivela per quello che è: un thriller legato ad un Falso Vangelo! Sarà ispirato da Satana come gli altri?

John Costa, giornalista vaticano protagonista del romanzo, viene assegnato ad una delegazione dell’arcivescovo di Bari che sta per recarsi in Russia: è stata fatta una “scoperta clamorosa”. Pulendo un’antica icona, ci si era accorti che all’interno conteneva un’altra icona, più piccola. Quest’ultima poi portava incise sul retro delle parole greche che stavano per «E Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore», tratte dal Vangelo di Luca (2,19). Ma c’è anche una frase (rovinata dal tempo) che accenna al testamento di Maria e alla discendenza di sangue nobile...

«Mi ricorda il romanzo che parla della Maddalena e del sacro Graal - è la reazione tanto di Costa quanto del lettore. - La tesi secondo la quale esisterebbe una presunta discendenza terrena di Gesù e della Maddalena, custodita in gran segreto da un ordine esoterico.» Sarebbe un bel guaio se le fantasiose trovate di un romanzo potessero vantare addirittura delle prove reali.

Contemporaneamente Costa segue anche gli scavi nel sito di Tabaqat Fahl: in una delle collinette artificiali della città di Pella sono stati trovati dei rotoli, ed ora viene organizzata una spedizione archeologica. Eusebio di Cesarea scrisse nella sua Storia Ecclesiastica «I fedeli di Cristo si spostarono a Pella»: chi dice che non si fossero portati anche dei preziosissimi manoscritti? (Fra cui la celebre raccolta di detti di Gesù, che viene citata da duemila anni senza che nessuno l’abbia mai vista.)

C’è chi uccide e c’è chi muore; papiri e manoscritti antichi vengono alla luce solo per scomparire di nuovo; ci sono tutti gli elementi standard di ogni thriller, con in più l’accorato e quasi maniacale tentativo dell’autore di dare addosso a quegli imbroglioni che speculano sulla discendenza di Gesù, intortando le menti deboli e rubandole alla Chiesa...

                        

Purtroppo il romanzo non è privo anche di imbarazzanti cadute di stile, con frasi del tipo «Maestro, la nostra vittoria sarà totale», che si adatterebbero meglio ad un cartone animato che ad un thriller religioso. Anche il gioco letterario che apre la storia si scopre essere tutt’altro che un divertissement: i thriller religiosi diversi dal presente sono definiti «operette fumettistiche, che non scoprono nulla ma ripropongono paccottiglia anticlericale, di origini gnostiche e massoniche»! La figura dello scrittore Murphy Darrow incarna tutto il male che Thornborn pensa di quelli che scrivono “romanzacci” attentando alle fondamenta della Chiesa.

Essendo in effetti questo messaggio davvero controcorrente - in forte minoranza se si pensa alla mole di thriller scritti contro la Chiesa - ci si poteva aspettare una storia un po’ più intrigante di una becera riproposizione di un feuilleton ottocentesco, con tanto di Cattivone luciferino. (In realtà, mi preme sottolinearlo, i feuilleton erano migliori!)

              

Uno dei thriller che trattano della discendenza di Maria Maddalena tanto odiati da Thornborn è stato proprio “Il vangelo di Maria Maddalena” della statunitense Kathleen McGowan, primo di una trilogia arrivato recentemente alla conclusione con “La stirpe di Maria Maddalena” (The Poet Prince, 2010).

In realtà la McGowan ha messo tutta se stessa nel primo titolo e, quel che avanzava, nel secondo (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo di questa rubrica: rubriche/10590/): per il terzo episodio della saga non c’è molto altro da aggiungere, e infatti nient’altro viene aggiunto.

Una volta rischiata la vita per raccogliere prove che Maria Maddalena, sposa di Gesù, diede vita ad una discendenza illuminata di donne di grande spessore, e dopo aver ricostruito il Libro Rosso dell’Amore – vangelo scritto da Gesù in persona – ora nel terzo romanzo la protagonista Maureen Paschal può prendersi una ben meritata vacanza. Così salta su un aereo e se ne va a Firenze a visitare in lungo e in largo la Gazzeria degli Uffizi.

                

Ricordiamo che il personaggio di Maureen è una scrittrice e quello che la McGowan scrive sotto forma di romanzo lei invece presenta al mondo come documento comprovato. Così all’inizio del terzo romanzo sappiamo che la donna ha pubblicato “Il tempo ritorna: la leggenda del Libro dell’Amore”, pseudobiblion scritto grazie agli estratti del Vangelo di Gesù scoperti nel secondo romanzo. «Dal primo istante in cui si era trovata a contatto con gli insegnamenti del Libro Rosso, Maureen aveva pensato che fossero le parole più belle che avesse mai letto. Le riconosceva come la verità, ed era stata una festa per lei scrivere un libro sulle anime coraggiose che avevano rischiato tutto per conservare quel tesoro eccezionale per duemila anni.»

Kathleen McGowan (foto di Mary Ann Halpin)
Kathleen McGowan (foto di Mary Ann Halpin)
Per chi non ricordasse cosa sia esattamente il Libro Rosso, Maureen spiega: «Era un vangelo scritto da Gesù di suo pugno, e tuttavia non poteva essere semplicemente letto da studiosi e teologi, i quali pure avevano tentato di farlo nei quasi cinque secoli in cui aveva dimorato in gran segreto fra le mura del Vaticano. Era scritto in una molteplicità di lingue e conteneva significati nascosti, insegnamenti in codice a cui da lungo tempo l’umanità, e anche gli stessi cristiani, avevano dimenticato come accedere.»

Il romanzo segue la Marchal nella sua visita fra i dipinti degli Uffizi e relative incredibili scoperte, rendendo il tutto più simile ad una guida turistica che ad un thriller.

             

Non c’è davvero altro da aggiungere a quanto già raccontato nei precedenti due romanzi della McGowan, se non sperare che futuri altri suoi thriller religiosi abbiano maggiore ispirazione e consistenza.