Da sempre presente nel campo della fantascienza (come conoscitore, amatore, scrittore e tanto altro) Gian Filippo Pizzo ha recentemente curato per la Bietti Editore l’antologia Notturno alieno, un’operazione coraggiosa ed unica nel suo campo: ha chiesto a ventidue autori, dei generi più disparati, di immaginare un futuro che fosse tanto fantascientifico quanto noir.

Non è facile “giocare” con due temi così storici e si rischia o di seguirne solo uno o ancor peggio nessuno dei due. Il risultato invece supera ogni più rosea aspettativa ed è sotto gli occhi dei lettori.

Abbiamo incontrato Gian Filippo Pizzo per parlare di questa coraggiosa “odissea” nel fanta-noir.

                             

Come nasce l’idea di fondere il genere noir con quello fantascientifico?

In maniera quasi banale: dalla considerazione che il noir è al momento (e lo era già quando mi venne l’idea) il genere che “tira” di più, tanto che il termine è ormai praticamente diventato sinonimo di giallo o poliziesco, accezione su cui comunque non sono d’accordo. Mi sono chiesto se era possibile ambientare un noir su un altro pianeta (che non somigliasse al nostro) o in una astronave, rinunciando quindi all’ambientazione metropolitana o sub urbana che è tipica del noir. Infatti ho chiesto agli autori di cercare di evitare scenari già visti e di tentare di inserire l’atmosfera noir all’interno della science fiction più classica, in particolare evitando l’ambientazione in città degradate del prossimo futuro.

                                  

La fantascienza nelle librerie italiane sembra star dissolvendosi. Hai trovato difficoltà nel proporre un’opera di un genere a cui le librerie sembrano allergiche?

Credo che in libreria, soprattutto se si vuole tentare di catturare più lettori, si debbano proporre libri nuovi e originali. Antologie tipo “il meglio della fantascienza” oppure basate su argomenti tipici di questo genere (il viaggio nel tempo o gli universi paralleli, ad esempio) ormai non hanno più senso, perché grazie a cinema e TV il pubblico si è assuefatto a questi temi. Bisogna invece proporre tematiche più generali e in linea coi tempi, come ho fatto con questa raccolta, con la precedente Ambigue utopie - che aveva come soggetto la politica - e con una prossima che sarà dedicata alla religione (entrambe curate assieme a Walter Catalano). Tra parentesi, a proposito di librerie, ho notato in quelle che ho potuto visitare che Notturno alieno è regolarmente inserita nel settore della fantascienza: forse se ne mettessero qualche copia nel reparto noir se ne venderebbero di più!

                                     

Come ti sei trovato a gestire così tanti autori insieme? Considerando poi che alcuni provengono da generi diversi.

Benissimo. Ormai sono decenni che mi occupo di fantascienza e conosco un po’ tutti in questo ambiente. Poi grazie alle loro segnalazioni sono venuto in contatto con altri... Devo dire che sono molto soddisfatto del rapporto che si è creato con la maggior parte di loro, perché accettano i miei rilievi e miei suggerimenti, oppure riescono a confutare le miei obiezioni, così alla fine il risultato è sempre valido. Naturalmente stiamo parlando di persone che pur non essendo in massima parte scrittori di mestiere sono pur sempre molto professionali, e questo facilita il lavoro.

                                  

Sapresti dirmi un autore di fantascienza e uno di noir a cui sei particolarmente legato?

Per la SF senza dubbio Philip K. Dick. In quanto al noir, devo confessare di non essere molto aggiornato e resto legato ai classici dell’hard boiled americano (Peter Cheyney, Raymond Chandler, Mickey Spillane e più di tutti Cornell Woolrich, ma anche Donald A. Westlake come Richard Stark) e forse di più ai francesi come André Le Breton.

                                   

Torniano a “Notturno alieno”. Viste le premesse, cioè la richiesta iniziale agli autori di evitare il déjà vu, sei soddisfatto del risultato?

Sì, senz’altro! Qualcuno ha riproposto l’ambientazione terrestre nel prossimo futuro, ma lo ha fatto con indubbia originalità. Altri hanno preso a modello spy-stories o hard boiled di impianto più classico, ma sono riusciti ad inserirli in un contesto nuovo. Tutti in ogni caso hanno rispettato l’assunto, che era quello di creare una atmosfera paragonabile a quella del noir, e per di più lo hanno fatto senza rinunciare al loro peculiare modo di esprimersi, mantenendo cioè il proprio stile. A parte questo, ossia a parte il tema della raccolta, credo che si tratti di una antologia molto rappresentativa della fantascienza italiana, con racconti molto validi stilisticamente ma anche che raccontano storie appassionanti e in qualche anche impegnate socialmente. Come curatore non potevo sperare di più, mi auguro che anche i lettori siano d’accordo.

                                    

È possibile secondo te portare su schermo cinematografico il fanta-noir? Ci sono già secondo te dei film che potrebbero entrare in questo genere?

Intendendolo nell’accezione più comune - cioè proprio quella che ho cercato di evitare nella antologia - c’è sicuramente Blade Runner, e poi Dark City, Strange Days, Sin City, forse anche Minority Report e V per Vendetta potrebbero rientrarvi. Temo che nuove produzioni in questo campo rischierebbero di sembrare scopiazzature da questi, bisognerebbe che ci fossero trovate diverse. Un background molto originale potrebbe essere quelle dei romanzi Infect@ e Toxic@ di Dario Tonani, ma non penso sia possibile tradurli visivamente.

                             

Nel tuo cassetto di “antologista” ci sono già dei progetti per future commistioni di generi?

No, altre commistioni no. Credo sia difficilissimo operare in questo senso, mi pare che il tentativo di sposare il western con la SF non sia riuscito per nulla, e altre ibridazioni sono già state fatte, per sempio con il fanta-horror. Mi piacerebbe - ma è un desiderio, non un progetto - fare una antologia con racconti in cui i vampiri vengono trattati in maniera più moderna e più scientifica, allo stesso modo di Richard Matheson nel suo Io sono leggenda, ma non credo sia facile. Ho invece in programma una antologia ibrida, nel senso che i racconti apparterranno a più generi e il tratto comune sarà dato dal fatto che si tratta di “storie cattive” (cioè noir in senso lato). Ma si tratta di un progetto a più lunga scadenza, perché prima come ho accennato c’è la fanta-religione e prima ancora l’antologia horror a sfondo politico che fa da compagna ad Ambigue utopie (uscirà il prossimo anno e si intitolerà forse Sinistre presenze).