Benché il noir latino-americano conosca da tempo una notevole fioritura anche nelle traduzioni italiane, tuttavia il Perù non ci ha mai offerto fondali credibili e intriganti del calibro, ad esempio, di quelli cileni di Roberto Ampuero. Con questo romanzo invece, che comunque dubitiamo possa avere un qualche sviluppo seriale, anche il Perù entra a pieno titolo nella geografia “nera” internazionale.

Siamo ad Ayacucho, nei giorni che precedono la Pasqua del 2000, evento che nella città assume rilievo religioso e folcloristico particolare e che attira moltissimi turisti.

Il Perù sembra essere stato pacificato dopo la lotta armata di Sendero Luminoso e ad Ayacucho ha chiesto un anno prima di essere trasferito da Lima il sostituto procuratore distrettuale Félix Chacaltana Saldívar per poter stare vicino a sua madre.

In realtà Chacaltana, separato dalla moglie Cecilia, ha visto morire sua madre tra le fiamme molti anni prima e dialoga con la morta dopo aver arredato una stanza della sua casa come la camera da letto dell’adorata mammina. Tra i trenta e i quaranta, il magistrato conosce nel suo ristorante preferito una nuova cameriera, Edith Ayala, con la quale intesse un rapporto molto delicato. Amante della bella scrittura e di poesia, egli trascorre la sua vita a compilare rapporti che non legge nessuno; assai conservatore nelle sue idee, non è alieno dal manifestare simpatia per i modi bruschi con cui le forze armate peruviane hanno combattuto Sendero Luminoso.

Ma viene scoperto un cadavere, privato di un braccio, quasi del tutto bruciato, e Chacaltana, tra l’indifferenza generale delle autorità (i suoi superiori, il comandante militare Carrión, il capitano di polizia Pacheco, l’agente dei Servizi di sicurezza Eléspuru), vuole andare in fondo alla faccenda, sospettando che ci sia lo zampino di Sendero Luminoso: ma in realtà nessuno vuol sentir parlare di rinascita del terrorismo.

Così la sua personale crociata si infrange contro un muro di omertà delle autorità, di silenzio ostile dei quechua, di odio da parte dei fiancheggiatori o dei protagonisti degli attentati terroristici. Naturalmente le peregrinazioni di Chacaltana, ad esempio per le vie impavesate di Ayacucho o in provincia come ispettore di elezioni-farsa volte a favorire il presidente uscente Fujimori, servono all’autore per delineare il quadro degradato dei rapporti sociali, del carrierismo dei militari, della paziente e ostile sopportazione degli autoctoni, del giornalismo superficiale che non incide sulla realtà.

Il problema che si trova dunque ad affrontare Chacaltana è che, man mano che la sua indagine prosegue, le persone con cui viene a contatto, muoiono secondo un macabro rituale (amputazione di braccia, gambe e poi addirittura tronco) che fa pensare a un serial killer di matrice religiosa anche se alcuni messaggi lasciati sui corpi lasciano pensare sempre alla pista politica di Sendero Luminoso. E il fatto che Chacaltana si sia sempre trovato a contatto coi morti e, negli ultimi due casi, abbia lasciato compromettenti testimonianze della sua presenza, ne fanno un colpevole perfetto per il capitano Pacheco; ma Chacaltana, con un finale rocambolesco ma aperto, riesce a dipanare la matassa senza però che venga fatta piena giustizia.

Buon romanzo dunque anche se il finale è sì sorprendente, ma non del tutto convincente. Malefatte del governo peruviano e – in minor misura – di Sendero Luminoso vengono fatte conoscere al lettore con dovizia di particolari; illuminanti anche gli squarci sulla psicologia dei quechua, con la continua miscela di elementi tradizionali, di religione importata (quella cattolica), di ideologie sovrapposte (comunismo).

Il detective, dapprima molto “mammoletta”, in realtà poi si rivela non meno violento dei suoi avversari: l’inchiesta è infatti una discesa agli inferi – i propri, rimossi, e quelli del suo paese – e davvero nessuno se ne può chiamare fuori: la violenza su Edith testimonia il grado di imbarbarimento anche di coloro che difendono formalmente la legge. Traspare una certa simpatia per i senderisti, almeno per le loro motivazioni morali, mentre la rinascita del comandante è aureolata di ambiguità.

Il finale risulta non del tutto comprensibile: Roncagliolo ha forse letto Sciascia?

Voto 7