Sarajevo, ventre nero delle guerre balcaniche. Sarajevo, città di assassini. Sarajevo, cratere di furia. E a Sarajevo, in un palazzo devastato, c’è la stanza 41, dove gli uomini sembrano svanire nel nulla e dove la realtà diventa puro delirio. Chi è il Cieco, l’uomo eternamente vestito di nero che sembra vedere oltre l’invisibile? Chi è Elèna Hahn- Kraus,troppo infida e troppo amica della truppa? Dove conducono i misteriosi corridoi che si dipanano in un sottosuolo senza fine? Per Stefan Weiss, agente di una forza di protezione interna all’ONU, la stanza 41 è l’enigma cruciale. Più della guerra, più delle stragi, più della sua stessa vita. Un enigma destinato a portarlo fino al centro dell’ultimo labirinto. Luogo dal quale potrebbe non esserci ritorno. Dalle oscure visioni di un nuovo talento, un dark thriller che infrange ogni regola.”

Assedio.

Così s’intitola il libro con cui Vincent Spasaro esordisce in Segretissimo, la nota collana da edicola della Mondadori che, ricordiamolo, ha da poco festeggiato i suoi primi cinquant’anni.

Abbiamo contattato l’autore per porgli qualche domanda.

Vincent, benvenuto su ThrillerMagazine. E su Segretissimo!

Grazie a voi di avermi ospitato! Sai, io di solito entrambe le testate le vivo dall'altra parte: sono un avido lettore.

Hard boiled, spy action, combat, horror… Possiamo intuire che Assedio è un mix di questi generi?

Sì, decisamente. Volevo con gran forza un thriller che spiazzasse, chirurgico, violento, cupo. Volevo restituire la mia versione del buio. Lavorare su più livelli e temi senza che l'architettura si sfasciasse al primo accenno di vento. Guerra, indagini, azione convulsa, orrore, fantastico, gotico, noir. L'intento era quello di tirare una mazzata, anzi, botte da orbi. Se ci sono riuscito, me lo direte voi lettori. Altieri ha definito Assedio "un dark thriller che infrange ogni regola", e credo volesse dire che, se può fare incavolare qualche lettore tradizionalista, potrebbe anche divertire chi invece ha voglia di superare i confini. Puoi chiamarlo fantahorror o hard boiled sovrannaturale, ma secondo me lo Sniper ha colto nel segno.

Mi sono sempre chiesto che effetto avrebbero avuto delle tematiche da romanzo gotico, ricche di orrori 'cosmici', trattate con un linguaggio tagliente, senza troppi fronzoli, e montate su una sceneggiatura quasi da film. L'idea mi piaceva, ed eccomi qui. Vediamo che ve ne pare.

Perché Sarajevo?

Sarajevo è un'occasione. È stata una grande occasione persa per noi europei durante gli anni novanta, quando è divenuto il brutale teatro di scannamenti mentre noi vivevamo sereni con la morte accanto. È bastato chiudere gli occhi: quando chiudi gli occhi, quel che accade a un altro non è davvero avvenuto. E per noi, purtroppo, nulla è avvenuto.

Sarajevo è anche un bel palcoscenico per una storia cupa, considerando che vi si trovano chiese ortodosse e cattoliche, moschee e sinagoghe, e che è un crocevia storico estremamente affascinante.

Purtroppo gli orrori di Sarajevo erano reali, a differenza di quelli di Assedio, e fin troppo vicini. Non è in questi giorni che si torna a parlare di Mladic?

La trama, in sintesi…

L'Assedio del titolo si riferisce in primo luogo all'assedio di Sarajevo, il più lungo della storia contemporanea, ma il lettore si accorgerà che il titolo ha più letture. La storia è questa: nella Sarajevo di fine ‘93, sotto la neve e le granate, seguiamo la nottataccia di Stefan Weiss, una specie di faccendiere oscuro, uno 007 che lavora per l'UNPROFOR e quindi per l'ONU ma il cui unico interesse, a differenza delle spie tradizionali, è andare a caccia d'informazioni per sapere cosa bolle nella pentola di una città sotto assedio in mezzo a trafficanti d'armi, politici, mafiosi e molto, molto peggio, per rivenderle al migliore offerente. L'evento scatenante del dramma è la scoperta di un luogo misterioso all'interno di un palazzo bombardato. La camera 41 si rivela subito un incubo, non solo per Weiss, ma per tutta l'UNPROFOR e per la polizia bosniaca. Andando avanti con la narrazione, veniamo a sapere che le notti sarajevesi sotto le bombe sono diverse da come le immaginavamo, e scopriamo anche che la cosa non è solo risaputa da tutti ma anche abituale. Nel buio si agitano ombre, presenze inquietanti. Eppure la camera 41 va oltre. C'è qualcosa di ancora più orribile. Weiss ha scoperchiato un luogo che forse doveva rimanere chiuso per sempre. E ora?

Sei un lettore di Segretissimo?

Sono cresciuto divorando Segretissimo, Cerchiorosso, Giallo Mondadori e Urania. Le copertine anni 70 di Segretissimo che mostravano splendide fanciulle seminude e inguainate in tutine che forse oggi farebbero sorridere, hanno provocato nel piccolo Vincent più di un turbamento, superato forse solo dal senso straniante di incubo e catastrofe imminente che mi trasmettevano quelle di Karel Thole dipinte per la rivista gemella.

Cosa preferisci leggere?

Mi piace la letteratura di genere, soprattutto se masticata e risputata fuori dall'autore in maniera personale. Preferisco narratori difficilmente incasellabili come l'immenso Ballard, e poi Vance, Herbert, Brussolo, Holdstock, Shepard, Simmons, Bradbury eccetera. Amo i classici, da Chandler a Hammett, da Tolkien a Orwell, da Lovecraft e Howard ai sudamericani, da Calvino a Salgari e via via nel tempo e nello spazio. Anche tra gli italiani preferisco quelli che mescolano come Evangelisti, Altieri, Sclavi, Manfredi. Per il resto, leggo di tutto.

Cosa preferisci scrivere?

Mi considero un romanziere. Mi diverte scrivere sulle lunghe distanze e credo di poter percorrere uno spettro tematico abbastanza ampio. Una cosa che davvero mi dà fastidio è ripetermi. In genere amo tutto ciò che è oscuro, epico e potente, e in questo traggo ispirazione dalla musica più buia e heavy. Hard boiled, gotico, fantasy, orrore, avventura: credo che si vada sempre più verso uno sconfinamento continuo. O, almeno, questa è la mia strada.

Uno sguardo al futuro: vuoi darci qualche anticipazione sui tuoi progetti narrativi?

In questi anni di gavetta ho avuto la possibilità di scrivere molto e, se quel che leggerete su Segretissimo vi piacerà, in seguito avrete modo di divertirvi ancora di più. Ho pronto un romanzo corposo, violentissimo ed epico, e altri ancora in bilico tra giallo, thriller, fantastico e orrore, di cui non vi anticipo nulla. Stay tuned. Chissà che l'assedio non sia appena iniziato...

Vincenzo “Vincent” Spasaro è nato a Roma nel 1972, è laureato in lettere e vive a Piacenza, dove lavora come copywriter e insegnante di arti marziali. È stato tre volte consecutive finalista al premio Urania (Mondadori) e una al premio Solaria (Fanucci). Dirige la collana “Fantastico e altri orrori” delle Edizioni Il Foglio. È appassionato di kung fu, storia, storie e musica heavy.

Per contattare l’autore: http://vincentspasaro.blogspot.com.

Per avere invece un assaggio del romanzo, ne riportiamo l’incipit…

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Conto alla rovescia: perché la notte

Ci sono molte cose che non vi hanno detto riguardo a Sarajevo.

Ci sono molte cose che non vi hanno detto riguardo alla guerra in generale. Ma nemmeno io posso rivelarvi granché: solo quello che era chiaro a tutti noi, chi più chi meno. La mia è solo esperienza, pratica di guerra e anche di Sarajevo.

Ora immaginatevi una sera d’inverno sperduta da qualche parte in coda al calendario del millenovecentonovantatré, Sarajevo e le sue strade butterate di crateri di granata e il coprifuoco imminente. Immaginatevi vie deserte senza illuminazione artificiale, palazzi venuti giù in macerie fangose, la neve che ricopre la città come un sudario di morte già sporco di liquami. Immaginatevi la puzza delle carcasse come un fatto abituale anche in quella stagione, l’odore di vecchiume sventrato che pervade l’aria come se i secoli violentati si fossero vendicati facendo esplodere odori insieme a granate. Immaginatevi il freddo, la sporcizia, il terrore.

Si tratta di foto sbiadite, oggi, e non v’immaginereste nulla di eccitante. Eppure quella era Sarajevo. L’odore se lo ricordano solo i sarajevesi, vorrebbero metterselo alle spalle e non ci riescono. Il resto del mondo se l’è invece dimenticato in gran fretta.

Noi a queste cose invece dovremmo esserci abituati. Dovremmo essere abituati a tutto perché lo facciamo per mestiere. Il mestiere ci ha portato a condividere ricordi e sensazioni con qualsiasi popolazione distrutta e annientata, con la differenza che, per quanto si rischi, noi entriamo nella guerra esattamente come ne usciamo: puliti.

In fondo siamo turisti di guerra.

Tutto questo ci ha in effetti condotto a una certa assuefazione, se non fosse per quel che nessuno dice e che non ci fa dormire la notte. Ne entriamo puliti, insomma, ne usciamo puliti e anche con tutti gli onori, e, se non fosse per quel piccolo lato negativo, ci piacerebbe pure perché ci sentiamo buoni, persone che fanno il proprio dovere e facendolo salvano anche molte vite. Turisti di guerra e orgogliosi. Ma con un po’ di turbe psichiche.

Comunque Sarajevo in quel periodo era diversa da come avreste potuto immaginarla guardando un telegiornale di quegli anni. Sì, certo, la gente era ridotta alla fame e alla disperazione, e l’unica cosa che riusciva a ostentare era la dignità. Le Nazioni Unite stavano facendo una figuraccia di fronte al mondo intero, tanto che nacque allora l’adagio secondo cui l’ONU sarebbe morta a Sarajevo. Sì, la NATO lanciava ad alto volume il suo silenzio assordante e l’Europa, l’Europa gloriosa delle grandi nazioni, si faceva vedere per quel nano politico affetto da schizofrenia qual era, non lesinando con la mano sinistra grandi aiuti ai macellai. Certo, Sarajevo era l’inferno. Un inferno che molti avevano nel giardino di casa, abitassero a Londra, Parigi, Roma o Berlino, e che nessuno aveva il coraggio di guardare negli occhi.

Ma nel cuore di una città assediata, nei suoi anfratti più nascosti e nei suoi hotel per reporter stranieri, accanto ai cannoni puntati sul centro come nelle strade bucherellate dagli obici, va a radunarsi una fauna che i telegiornali non vi faranno mai vedere. Si tratta di politici, trafficanti d’armi, mediatori, zero zero sette, mafiosi, turisti, avventurieri e, vi assicuro, gente ben più strana. Molto, molto più strana di quanto possiate pensare. Con questa gente, con questi traffici aveva a che fare la United Nations Protection Force, meglio nota come UNPROFOR, corpo costituito ufficialmente in seno all’ONU per mantenere la pace nell’ex Jugoslavia.

La prima cosa che non vi è stata detta della vicenda di Sarajevo è che eravamo corrotti. Corrotti fino al midollo.

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Vincent Spasaro – Assedio. Segretissimo 1576, Mondadori. In edicola, giugno 2011. Euro 4,50.