“Immagino che tu te la sia data a gambe …”

“L’avrei fatto sicuramente se la vecchia non mi avesse preso per un braccio e mi avesse spinto su per le scale.

“E tu non hai reagito?”

“ E che cosa dovevo fare? L’ho seguita e mi ha portato nell’appartamento dove ero già stato la mattina. Non ti dico come mi sono sentito quando non riusciva ad aprire la porta perché la serratura era arrugginita. E vedessi che polvere che c’era in salotto!”

“Mi sembra proprio una storia assurda! Sei sicuro di non esserti fatto una canna?”

“ Aspetta … lo so che tu pensi che io sia ammattito ma ti giuro che sul tavolo c’erano le stesse tazzine dove io e lei avevamo bevuto il caffè quella stessa mattina. E ti dirò di più: nel posacenere c’erano anche le due cicche delle sigarette che avevamo fumato insieme chiacchierando del più e del meno.”

“Non è possibile! Di sicuro è stato un caso di suggestione …”

“ Suggestione un accidente!Avrei voluto vedere te al posto mio. Mi tremavano le gambe e ho incominciato a sudare freddo. E, intanto, la vecchia continuava a mostrarmi i mobili della sorella. Poi , ad un tratto l’ho visto!”

“Chi?”

“Ma il mio cellulare, no? Se ne stava, muto, sulla sedia dove mi ero seduto la mattina. A quel punto ho perso la testa e ho infilato la porta. Ho fatto le scale di corsa e, una volta in strada, mi sono messo a correre all’impazzata con la borsa del computer che mi sbatteva sui polpacci . Francamente non ti so dire come abbia fatto a salire sul treno e a tornarmene a Viareggio …”

“Accidenti, Roberto, che storia! Sei sicuro che non si sia trattato di un incubo? Magari hai mangiato pesante, poi ti sei addormentato e …”

“Lo sapevo che non mi avresti creduto. Mi domando perché ti abbia raccontato questa storia assurda. Cameriere, il conto, per favore …”

“Lascia stare, offro io! Senti, Roberto forse è il caso che tu prenda un po’ di ferie. Credo proprio che non ti farebbe male una bella chiacchierata con quel dottore di Pisa. Sì, quello che ti curò quando ti venne quel brutto esaurimento nervoso …”

I due amici si alzano dal tavolo. Ruggero dà una pacca protettiva sulla schiena di Roberto e insieme si avviano verso il parcheggio, mentre i primi lampioni si accendono ad illuminare il lungomare quasi deserto.

“Allora, stammi bene e dai retta a me: ci deve essere una spiegazione logica. Anzi, guarda, non ci pensare più!”

“Già, è come dirlo …”

E mentre cerca le chiavi dell’auto che gli ha prestato il suo meccanico di fiducia, dalla tasca dei pantaloni cade un oggetto metallico che finisce sul marciapiedi.

Istintivamente, Roberto si china per raccoglierlo. Ma, prima ancora di vedere sa già di che cosa si tratta. E’ l’accendino della sua compagna di viaggio che lui ha distrattamente messo in tasca dopo essersi acceso la sigaretta.