Reuben Cogburn è un uomo duro e spietato, cattivo e determinato. Reuben è uno sceriffo, anzi è lo sceriffo… il grinta! Un uomo che non conosce la paura, ma che tanta ne sa instillare dell’animo dei malviventi cui da la caccia. E’ un figlio del vecchio west, di un luogo mitico e mitizzato, in cui la polvere della deserto rende i ragazzi uomini e dove il rumore delle pistole li porta tre metri sotto terra. E in questi luoghi che vanno al di là della fantasia e diventano culto degli appassionati dei generi si presenta dinanzi a lui la piccola Mattie Ross… una mocciosa di quattordici anni, che cavalca come un indiano ed è pronta ad ingaggiarlo per catturare l’assassino del padre, che è pronta a cercare la propria vendetta. Determinata e irremovibile segue il crudele sceriffo in un’incredibile caccia all’uomo che non conosce rimorso. A loro si aggiunge LaBoeuf un giovane e affascinante ranger che vuole anch’egli catturare il fuggitivo.

Il Grinta di Charles Portis è stato da poco ripubblicato dalla Giano editore nella splendida collana blugiano. Il romanzo edito per la prima volta nel 1968 è un vero e proprio monumento della letteratura western, che è stato portato sul grande schermo negli anni sessanta da Henry Hathaway, con un incredibile John Wayne (duro, dolente e cattivo), meritatamente premiato con l’Oscar, e di recente ha visto un ulteriore e magnifica trasposizione con il film dei fratelli Coen, con Jeff Bridges e Matt Damon.

Ma il Grinta non è solo un romanzo sul vecchio west, non è solo un romanzo che parla di vendetta e ricerca di giustizia, e anche un romanzo che scende più in profondo nell’animo di un popolo, che sembra scavare dentro il lettore, che sembra guidarlo verso orizzonti lontani, che trascina e avvince, che spinge a porsi domande senza la consapevolezza di trovare delle risposte.

Lo stile di Portis è decisamente cinematografico, sorprendente e articolato. I dialoghi sono efficaci e diretti (degni di John Wayne), la struttura del romanzo scivola fluida per il lettore e la narrazione è coinvolgente e appassionante, i personaggi sono scolpiti con poche e incisive frasi, poche parole che riescono a racchiudere emozioni e sensazioni, che riescono a mostrare l’animo e la complessità di uomini che non accettano compromessi, che sono guidati da una ferrea e incrollabile convinzione. Il Grinta si staglia su tutto il romanzo, personaggio culto di cinema e letteratura, che immobile e immutabile incarna in se prototipi e ideali che non moriranno mai. Con lo scorrere delle pagine si ha l’incredibile voglia di cavalcare con lui verso l’orizzonte mentre il sole tramonta sul deserto.

Un romanzo che rappresenta un mondo intero.