“Un eroe amaro, solo e ferito ma mai rassegnato a perdere. Una dark lady affascinante e dal volto indefinibile. Una fuga da un branco di tagliagole decisi a tutto e, allo stesso tempo, una caccia incalzante a una preda che forse non esiste. Una pista che si snoda da un lato all'altro dell'Oceano Pacifico, fra ribelli, spie, mercenari, donne senza scrupoli e narcotrafficanti, in una cavalcata di citazioni cinematografiche.”

Così l’editore Perdisa ci riassume, in quarta di copertina, la trama di Otherside, l’ultimo lavoro di Giancarlo Narciso. Una buona sintesi, che però non può rendere giustizia alle qualità di questa lunga scorribanda avventurosa ideata da Narciso, dal quale abbiamo voluto saperne di più…

Giancarlo, bentornato a ThrillerMagazine. E bentornati anche a Sergio Biancardi e Banshee, rispettivamente protagonista e co-protagonista di Otherside. Allora, cosa ci racconti di più particolare della semplice quarta di copertina?

Diciamo che mi sono tolto lo sfizio di fare un vero romanzo di avventura, ma con un occhio alla qualità, sia dal punto di vista della scrittura che del ritmo. E ho scelto Sergio Biancardi perché ha il phisique du role appropriato; ma questo non è un caso, perché fin dalla sua prima comparsa in Dili Overnight sapevo che sarebbe approdato in questa storia, cucitagli addosso su misura.

 Più che altro, Otherside è un romanzo che voleva un po' essere la summa delle storie d'avventura esotica con cui sono cresciuto, sia romanzi che film, e come tale è una carrellata di citazioni celebri, da quelle dichiarate come, prima di tutto Sergio Leone e Tarantino, poi Il Mucchio Selvaggio di Peckinpah, Brivido Caldo di Lawrence Kasdan, La donna che visse due volte, di Hitchcock, a quelle più nascoste, celate fra le pagine. Ma soprattutto, la citazione d'eccellenza è quella di Salgari. Questo è un romanzo che io definisco Neosalgariano, in quanto omaggio al padre letterario di tutti noi che oggi scriviamo romanzi d'avventura d'ambientazione esotica. Credo che se Salgari fosse nato oggi, scriverebbe questo tipo di romanzi. Ovviamente, visto che oggi viaggiano tutti, documentandosi sul posto.

Il cinema sembra essere molto presente nel libro. E' un caso?

No, assolutamente. Mentre scrivevo mi sembrava di avere tra le mani una macchina da presa. E' stato progettato fin dall'inizio per essere un soggetto cinematografico, anche nelle scene più spettacolari, d'azione, tipo la fuga in macchina, e con dialoghi la cui musicalità cercavo di sentire mentre li scrivevo. Diciamo che l'obiettivo era di proiettare visivamente i lettori nella vicenda, coinvolgerli e farli essere presenti. Una sorta di scrittura tridimensionale.

E’ questo un romanzo in puro stile Narciso, o no?

No, Otherside si colloca in una categoria a sé stante rispetto alla mia produzione normale. La serie di Rodolfo Capitani ha per protagonista una scheggia espulsa dalla società, il classico espatriato che si sposta da un paese all'altro, facendo i lavori più strani e che nelle avventure che vive si trova coinvolto per caso. Un personaggio fortemente autobiografico. Lo stesso può dirsi per i personaggi di altri miei romanzi, come Un'ombra anche tu come me o Wirikuta. Nella serie di Butch Moroni abbiamo dei veri noir, o meglio, gialli, molto legati al territorio italiano con un investigatore privato.

Poi, le trame degli altri miei romanzi sono sempre piuttosto complesse, dei meccanismi a orologeria in cui alla fine tutti i frammenti vanno al loro posto.

In Otherside abbiamo invece un professionista dell'avventura come Sergio Biancardi, uno che con il pericolo ci convive in ogni momento del giorno. E la trama, per quanto ritmata, sostenuta, forse un po' adrenalinica, è più lineare, alla Tony Scott, tanto per intenderci. Ma ho curato molto la scrittura, volutamente minimalista, semplice e scorrevole, privilegiando l'effetto cinematografico che il romanzo dichiara di sposare fin dalle prime battute.

Insomma, Otherside potrebbe essere un romanzo di cui Jack Morisco si è occupato di creare trama, personaggi, ritmo e suspense, mentre a Giancarlo Narciso è toccato scriverlo.

Dal Far East al Far West (ok, anche se lo scenario è messicano e contemporaneo lo spirito è quello): un lungo viaggio. Non solo fisico…

Be', ogni storia in realtà è un viaggio, deve avere un punto di arrivo e una meta. In questo caso il viaggio metaforico di Sergio Biancardi, la cui meta è ritrovare la donna che ama e salvarsi la pelle diventa anche viaggio fisico, cosa che a un viaggiatore professionista come me non può non fare piacere.

La vita è più una fuga o più una caccia? O semplicemente un dannato casino, ben che vada?

Questione squisitamente filosofica. Secondo tal Siddharta Gautama detto il risvegliato, ovvero il Buddha, nella nostra cecità la facciamo diventare entrambe le cose, fuga dal dolore e caccia alla felicità. E così finisce che diventa davvero un dannato casino. Il giusto corso d'azione, sempre secondo il Buddha, sarebbe quello della contemplazione distaccata della realtà. Ho provato a spiegarlo a Sergio Biancardi ma quello che mi ha risposto non è riferibile pubblicamente.

Quale prossima uscita dobbiamo aspettarci, per Giancarlo Narciso e/o per Jack Morisco?

Giancarlo Narciso è impegnato in un progetto complesso di cui preferisco ancora non parlare. Dirò solo che si tratta di un progetto che abbraccia più di una generazione. Jack Morisco è un po' che non lo vedo, è partito per l'oriente ma sono certo che ne ritornerà scodellandoci un'altra storia che, da indiscrezioni ricevute, potrebbe essere riguardare intrighi di finanza internazionale fra Hong Kong e Macao. Protagonisti Sergio Biancardi e Banshee.

Giancarlo Narciso nasce nel 1947. Cresce tra Milano e il Trentino. Nel 1978 lascia l’Italia. Vive in Kuwait, India, Nepal, Indonesia, Filippine. Si stabilisce quindi in Giappone, dove fa l’interprete. Nel 1982 si sposta negli Stati Uniti. Poi passa in Messico, dove matura idee e scenari per i suoi primi romanzi: I guardiani di Wirikuta e Le zanzare di Zanzibar (Granata Press, poi ristampato da Fazi). Dal 1988 lo ritroviamo a Singapore, dirigente locale di una azienda italiana. Esperienza da cui ricava il giallo Singapore Sling (Mondadori, Premio Tedeschi 1998). Rientra in Italia nel 1993. Da allora si divide tra Riva del Garda e Lombok, in Indonesia. Tra gli altri romanzi: Sankhara (Fazi) Incontro a Daunanda (Flaccovio, Premio Scerbanenco 2006), Missing (in Arrivederci & Amen, Aliberti), Un’ombra anche tu come me (PerdisaPop), Solo Fango (VerdeNero, Edizioni Ambiente). Scrive anche per la collana Segretissimo/Mondadori, per la quale ha ideato il serial Banshee: delle spy story avventurose che firma con lo pseudonimo di Jack Morisco (Furia a Lombok, Le Tigri e il Leone, L’arma birmana e Manila Sunrise). Suoi racconti sono presenti in svariate antologie, tra le quali Legion (Mondadori), History & Mistery (Piemme), Fez, struzzi e manganelli (Sonzogno), Il ritorno del duca (Garzanti) e Killers & Co. (Sonzogno)

I suoi romanzi e racconti spaziano dal noir allo spionaggio avventuroso, dal giallo alla narrazione on the road. Sono tutti intrisi delle sue disparate esperienze: interprete, modello, comparsa, reporter sportivo, contrabbandiere, dirigente d’azienda… Tra le caratteristiche principali della narrativa di Narciso c’è la cura delle ambientazioni (prettamente esotiche, ma talvolta anche italiane) e la grande psicologia ed empatia con cui cala i profili umani all’interno di trame sagaci e coinvolgenti.

Spesso, i suoi personaggi ritornano in più romanzi. E’ il caso non solo di Sergio Biancardi (già presente in Missing e Manila Sunrise) e dell’eroe seriale Oliver McKeow/Banshee, rispettivamente protagonista e co-protagonista di questo Otherside, ma anche di Rodolfo Capitani (Le farfalle di Zanzibar, Singapore Sling, Incontro a Daunanda) e di Butch Moroni (protagonista di Sankhara e Solo fango).

Il booktrailer di Otherside:

-

-

Pubblichiamo, per gentile concessione dell’Editore, il primo capitolo del romanzo.

Santa Teresa, deserto di Sonora, Messico

Adesso

Non manca molto all’alba.

Sono in una stanza d’albergo che ha visto giorni migliori. Da solo, a parte gli scarafaggi che la infestano, il cerchio che mi stringe la testa e la bottiglia quasi vuota di José Cuervo che ammicca dal comodino.

Dopo essere stato più volte sul punto di rinunciare alla caccia, da qualche giorno ho la preda nel mirino.

Mi è costato trovarla. Ho dovuto attraversare un oceano e seguire piste in due diversi continenti. Bussare a mille porte, quelle aperte al primo arrivato e quelle oltre le quali anche i veterani come me devono farsi condurre per mano. Chiedere umilmente aiuto a ragazzi con un terzo dei tuoi anni sulle spalle, capaci di intrufolarsi nelle maglie della rete, filtrando e pescando dati riservati e segreti. Ubriacarmi e cantare abbracciato a pendagli da forca pronti un minuto dopo a tagliarti la gola. Stringere mani che, non importa quanto a fondo sfreghi le tue, per giorni ti lasciano il fetore appiccicato alle dita. Passare notti in cella. Picchiare ed essere picchiato.

Mi è costato sudore e lacrime.

E sangue.

Non solo mio.

Mando giù l’ultimo sorso di tequila e mi guardo allo specchio. La faccia che ricambia il mio sguardo è da vomito. Tendi a non piacerti, quando vedi solo pelle avvizzita, ragnatele di rughe e capelli grigi. E occhi iniettati di sangue. Sono vecchio, solo e irritabile. Certo, a cinquantatré anni non si è davvero vecchi. Così almeno mi assicurano le donne del mestiere che a volte, sempre più di rado ormai, tentano un approccio a tarda ora nei bar, quando la sera volge al termine, i clienti migliori hanno già fatto la loro scelta e il rischio di andare un’altra notte in bianco comincia a palesarsi maligno.

Avranno anche ragione, chi lo sa? In ogni caso, mi sento vecchio. Il che mi rende irritabile. Il che, a sua volta, mi fa stare da solo. Non che mi dispiaccia. Non amo la gente, tanto meno le donne. Le cose erano diverse una volta, quando vivevo dall’altro lato dell’invisibile frontiera che divide in due il mondo, ma con gli anni si arriva a vedere la vita da una nuova, più rassicurante, prospettiva.

Apro la finestra.

Un coyote abbaia, lontano. All’orizzonte, il cielo accenna a schiarire. È ancora troppo presto per mettersi in pista, ma mi farei strappare le unghie piuttosto che restare ancora in questa topaia.

Prendo la Beretta, la soppeso sul palmo, verifico il movimento del carrello, inserisco un caricatore bifilare da quattordici proiettili, faccio salire un colpo in canna e metto la sicura.

Infilo la pistola nella fondina alla cintura e scendo.

Non c’è in giro un cane.

L’auto è parcheggiata dietro l’angolo.

Il vento freddo che soffia dal deserto e si insinua per le strade del paese mi taglia il fiato.

Giancarlo Narciso, Otherside. Collana Pop², Perdisa. Pag. 352. Euro 18,50.