Me lo ricordo bene quel caso. E in mezzo a tutto il marciume sollevato alla fine, il povero vecchio che mi aveva assunto si era rivelato proprio il più innocente. Strano, come facesse a mantenersi puro e pulito nonostante lo stravolgente patrimonio che aveva accumulato nel corso della sua vita, anche con mezzi non troppo ortodossi. Ma lui era così. Conosceva il valore delle cose, il giusto prezzo da pagare, e anche quanto era lecito poter pretendere in cambio. E da me, come aveva fatto capire chiaramente fin dal nostro primo incontro, si aspettava solo la verità. Anche su quello che non era stato mai, almeno esplicitamente, richiesto.

Certo, il motivo ufficiale del mio intervento era ben altro, almeno volendo dar fede alle sue parole, ma sotto lo strato superficiale della prima soglia di comunicazione, fin dal primo momento, mi era apparso chiaro ciò che volesse. Non era stato però un esordio dei più tradizionali se ben ricordavo. Appena arrivato mi aveva sottoposto a un fuoco di fila di domande, più simile a un interrogatorio che a un colloquio. Voleva sapere tutto su di me prima di assumermi, e riteneva di averne il diritto, visto quello che avrebbe pagato per i miei servigi. E si era pure documentato, nessuna delle rivelazioni che gli avevo fatto sul mio fosco passato era sembrata capace di sorprenderlo, anche se era chiaro che sapeva apprezzare la franchezza e che non avrebbe accettato niente di meno. Né da me, né da nessuno. Se ne stava lì, incartapecorito in quella serra troppo riscaldata, accartocciato su una sedia a rotelle ultimo modello e semisepolto da un cumulo di coperte che, solo a vederle, mi facevano sudare. La badante lo accudiva come se fosse stato un bambino, con solerzia e silente sollecitudine, facendosi poi subito da parte fino a scomparire e a mimetizzarsi tra le felci e le piante tropicali. Ma si capiva che intanto mi teneva d’occhio, pronta a intervenire se solo avessi osato turbare la pace di quel paradiso artificiale. Per questo, forse, mi guardò male quando esordii con la prima delle mie fulminanti battute. Il generale mi aveva chiesto come volessi l’aperitivo. Io avevo risposto: “nel bicchiere”. Una freddura forse poco felice, ma che aveva strappato al povero vecchio una stortura di sorriso.

Subito dopo, aveva cominciato a parlare del problema che gli stava a cuore tra sibili e sospiri di un’asma che a tratti lo scuoteva tutto. Due figlie, innocenti come piante carnivore in piena fioritura, che continuavano a mettersi nei guai più o meno ogni dieci minuti, le prove di un ricatto da recuperare, la sensazione indefinibile che, al di là delle parole dette, ci fosse però qualcosa di più. Qualcosa che lui voleva da me e che io, assolutamente, dovevo trovare. La verità. La stessa che, a quanto pare, tutti quanti stavano tacendo.

E questo a lui non sfuggiva, perché, nonostante l’età senile e la malattia che da dentro lo stava divorando, era di una lucidità sconcertante. Si circondava di orchidee, ma sapeva bene come fosse effimero il loro superficiale fascino estetico.

— Vede questi fiori? — mi disse, infatti — si lasciano curare, coltivare e sbocciano per te, ma alla fine si rivelano per quelle creature orribili che veramente sono. La loro carne assomiglia troppo a quella umana e il loro profumo ha la putrida dolcezza della corruzione — fece una pausa, scosso dai rantoli di un attacco di tosse improvvisa, poi proseguì — risolva questo problema, Dottor Badalamenti. Sono certo che ha compreso bene quel che desidero da lei.

E detto questo si girò, voltandomi le spalle, manovrando con perizia la carrozzella scintillante color rosso Ferrari. La badante ucraina lo seguì con lo sguardo, visibilmente preoccupata, mentre mi accompagnava alla porta, dalla quale lanciai la mia frase di commiato, a mo’ di biglietto da visita: — Quando cerco qualcosa, la trovo sempre. È per questo mi pagano. — Avevo detto “qualcosa” ma in realtà avrei dovuto dire “qualcuno”, perché a quell’uomo fragile e malato non era sfuggito ciò che tutti quanti, in famiglia, avevano cercato di nascondere, e cioè che suo genero, forse il figlio che non aveva mai avuto, era scomparso. La storiella della partita di pesca sportiva che a casa gli avevano propinato, probabilmente, non l’aveva ingannato nemmeno per un minuto.