Arriva a compimento una collana che ha già scritto la storia delle uscite da edicole: “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”, firmata Gazzetta dello Sport e Stefano Di Marino, ha finalmente presentato al grande pubblico il meglio della produzione marziale uscita in lingua italiana, operazione che mai nessuno prima d’ora aveva tentato, preferendo ripiegare su infimi prodotti a basso costo che hanno contribuito ad affossare ancora di più la già bassa considerazione del pubblico italiano nei confronti di un genere che, in definitiva, è conosciuto pochissimo.

Come ultima uscita è stato scelto un documentario esplosivo che racconta la vita e l’opera di Bruce Lee dalla nascita fino alla prematura scomparsa, puntando tutto sull’aspetto cinematografico della sua attività, citando en passant altre sue attività (come quella di maestro di arti marziali) e aspetti familiari, e infine tacendo (per fortuna!) sugli aspetti folkloristici ed “esoterici” che troppo spesso vedono un eccessivo risalto.

Bruce Lee: The Legend” è un ritratto non oggettivo, ovviamente: è un’apologia, non una biografia, ma è un peccato che si può facilmente perdonare. Il film tende verso la “santificazione” di un Lee puro di cuore e di spirito, così come ce ne parlano le memorie della moglie Linda Lee Caldwell e il film “Dragon: la storia di Bruce Lee”:

Locandina americana
Locandina americana
stranamente in queste ricostruzioni l’attore risulta sempre impermeabile a qualsiasi tentazione della carne e con occhi solo per la famiglia. Esistono poi altre ricostruzioni che di biografico hanno ben poco (“Io... Bruce Lee”, “Bruce Lee Supercampione”) che ne danno invece un ritratto diametralmente opposto: totale indifferenza per la moglie straniera e una costante dedizione a giocare alla cavallina con qualsiasi esponente del gentil sesso. La verità, come vuole la tradizione, probabilmente è nel mezzo.

The Legend” (la cui data di produzione è incerta: alcune fonti lo fanno risalire al 1985, altre al 1984 e altre ancora addirittura 1977!) mostra materiale d’archivio molto raro: non solo foto e filmati rovinati dall’età (alcuni dei quali sono stati mostrati rimasterizzati nel documentario del 1993 “Death by Misadventure”, in Italia “L’urlo del Drago”) ma addirittura brevi interviste a personaggi che l’hanno conosciuto, come l’attrice Nora Miao e quella Betty Ting Pei nella cui casa Bruce venne trovato privo di sensi (per poi morire di lì a pochissimo, in ambulanza) quella fatidica notte del 20 luglio 1973.

In realtà gli intervistati non dicono assolutamente nulla che non possa dire una qualsiasi persona di un emerito sconosciuto, però rimane sempre gradevole ritrovare personaggi che non hanno mai avuto in Occidente molta notorietà.

 

In alto: Nora Miao e Betty Ting Pei, intervistate; sotto: Sammo Hung mostra la posa all'amico e collega Yuen Biao sul set di "Game of Death" (1978)
In alto: Nora Miao e Betty Ting Pei, intervistate; sotto: Sammo Hung mostra la posa all'amico e collega Yuen Biao sul set di "Game of Death" (1978)
Il materiale decisamente migliore è quello dedicato al backstage di “Game of Death”. Vengono mostrati alcuni fotogrammi (per l’epoca assolutamente inediti) del “vero” film girato da Bruce prima di morire, e poi si passa alle sequenze catturate dietro le quinte del rimaneggiamento del 1978 del famoso girato.

Senza che il narratore lo segnali (visto che all’epoca era quasi del tutto sconosciuto da noi) troviamo un giovane Sammo Hung che sta organizzando le sequenze d’azione del film (per poi ritagliarsi un piccolo ruolo, facendosi battere sul ring da Bob Wall), e la voce narrante ad un certo punto ci informa che sta facendo un provino ad un sosia di Bruce Lee: è perfettamente riconoscibile, invece, un giovane Yuen Biao, amico d’infanzia di Hung, che probabilmente sta provando degli stunt, visto che poi alla fine è stato scelto un altro sosia.

The Legend” è un ottimo documentario, pur con tutti i suoi difetti, che va ad integrare alla perfezione altri documentari esistenti su Bruce Lee. Foto e backstage non sono poi stati mostrati da altri più famosi e completi documentari (come “La maledizione del Drago”) e vanno a completare la cineteca del fan.

Un’uscita imperdibile e una degna conclusione di una collana memorabile che rimarrà negli annali delle uscite da edicola italiane.