Dei tanti eroi della spy-story americana, Phil Sherman di Don Smith è quello che più si distacca e al tempo stesso aderisce maggiormente al modello james-bondistico. Autore di ventun missioni, più un pugno di romanzi senza protagonista fisso, Don Smith è forse tra i più interessanti, anche se a torto mi sconosciuti, scrittori della spy-story di quegli anni. La serie a lui dedicata raccoglie tutti gli elementi del filone e traccia un ritratto del suo protagonista nel momento del suo massimo splendore narrativo. Phil Sherman non è un agente professionista, ma un semplice... americano a Parigi, un uomo sui quarant'anni, di piacevole aspetto, gusti raffinati, amante della bella vita, degli sport, del tavolo da gioco quanto delle belle donne. Vi ricorda qualcuno? Vedendo come ce lo presenta il suo autore, ai tavoli da gioco o sulle piste da sci, viene istintivo immaginarselo con il viso strafottente e crudele di Sean Connery ai tempi d'oro dell'agente 007. Sherman, ufficialmente, vende macchine per ufficio, ma nel suo studio di Parigi ci va pochissimo e, se non fosse per l'efficiente signorina Chambon (una sorta di Moneypenny francese), i suoi affari andrebbero a rotoli. E come potrebbe essere altrimenti se con periodica inevitabilità viene reclutato da qualche agenzia americana per infiltrarsi in bande di spacciatori di denaro falso, di contrabbandieri di droga o armi, rischiando la vita ai quattro angoli del mondo per la soddisfazione di conquistare la "pupa" di turno e assicurare criminali alla giustizia? È, anche in questo caso, un serial che propone un'avventura di stampo classico, quasi un noir dove il protagonista è costretto suo malgrado a recitare la parte dell'eroe, schiacciato tra organizzazioni che, da entrambi i lati della barricata, si servono dell'individuo, pronti a sacrificarlo quando esaurisce il suo compito. Il paragone con l'eroe di Fleming si rafforza nella struttura della vicenda, nel tratteggio dei personaggi femminili e, soprattutto, nei rapporti tra l'eroe e i suoi antagonisti.

Per esempio in ‘Missione 10’ Sherman e Schlegel, un ex ss, criminale e sadico, interagiscono in un crescendo di tensione che li porta da un'apparente cordialità a un confronto aperto e senza esclusione di colpi. L'inseguimento sulla è un "pezzo" di narrativa d'azione degno dei classici del genere, un brano di puro intrattenimento, emozionante oggi come quando fu pubblicato per la prima volta. Una dimostrazione che la figura dell'eroe, pirata, pistolero o persino spia, è ancora in grado di regalare momenti di impagabile divertimento a dispetto del trascorrere degli anni e dei cambiamenti delle mode. Ma nei 21 episodi che hanno per protagonista Phil Sherman pubblicati da Segretissimo il nostro si sposta con dinamica disinvoltura da Pechino (‘Missione 19’, al Tibet, alla Jugoslavia (ai tempi ancora territorio di frontiera trai due blocchi) alla Corea, all’Angola sempre con la leggerezza dell’eroe pulp nato da una tradizione che ‘ premiava ‘ il lettore con storie avvincenti prima di tutto. Nella collezione Segretissimo esce anche un ‘ fuori serie’ firmato Don Smith, intitolato ‘Non fidarti, colonello’ che ha per protagonista il caporale Ernie Garvin dell’esercito usa impegnato in un duello a distanza ravvicinata con il colonnello Al-Salam per una favolosa vendita di armi. Ma di mezzo c’è anche una bella squillo, la bella Martine Lassere. Quasi un noir, una tendenze che anticipa di diversi anni le nuove tendenze della spy story portate a contaminarei generi.